Torna Sandro Gamba, con la sua rubrica del martedì sulle pagine dell’edizione milanese de La Repubblica, a esaminare il delicato momento dell’Olimpia Milano che si gioca la volata finale per entrare nel gruppo delle otto squadre che si giocheranno con i playoff il viaggio alle Final Four.
Staccare e ripartire. Pulire la mente, chiarirsi, guardarsi, affrontare i problemi in profondità. Ritrovare fiducia, automatismi, applicazione. Una pausa di campionato può portare parecchi benefici a una squadra in difficoltà mentale come l’Armani, se sfruttata nel modo adeguato. E di cose da sistemare, Ettore Messina e il suo staff ne hanno, com’è evidente a tutti. Il viaggio americano del coach può servire anche a lui, così come ai giocatori per fare del lavoro individuale: mi risulta che la palestra secondaria del Forum sia rimasta aperta, in questi giorni.
Lavoro di tecnica, soprattutto difensiva, su fondamentali come posizione, angoli di marcatura e, soprattutto, tagliafuori per il rimbalzo, che è una delle voci statistiche costantemente dolenti in casa Olimpia. Lavoro sull’esecuzione in attacco, magari al tiro visto che le percentuali da tre sono state il punto veramente dolente delle ultime esibizioni: è questione di testa, è vero, è anche di tattica, ma è anche una questione di meccanica, di memoria muscolare che va costantemente alimentata.
Poi ci sarà il lavoro sulle teste: sono convinto che, al suo rientro, Messina affronterà i giocatori uno per uno: colloquio, problemi, fastidi, malanni, tutto quello che c’è da risolvere, caso per caso. Certi giocatori sono come le dive, magari soffrono per una critica o un rimprovero, ed è bene che queste sofferenze siano elaborate ed eliminate. Ettore è uno specialista in queste situazioni.
Infine, a mio avviso, è auspicabile una riunione collettiva, in cui far venire tutto fuori, affrontare le questioni senza nascondersi, provare a risolverle insieme. È ovvio che è impossibile, in qualche settimana, trasformare dei giocatori mediocri in campioni, ma la stoffa di alcuni elementi dell’Armani è quella dei campioni – magari qualcun altro è sopravvalutato, intendiamoci – e il tentativo della panchina di cambiare qualcosa nel sistema di gioco (l’esecuzione di certe rimesse contro il Khimki, per esempio, ne è la dimostrazione) è già in atto.
Poi, ovvio, tutto parte dalla difesa: i russi sono stati tenuti a 78 punti, ma nel momento dell’allungo hanno segnato quei canestri non contestati che Milano non può concedere. Vanno cancellati. Da subito. Da Kaunas. Dove mi attendo di vedere un Gudaitis con le ruote finalmente gonfie, almeno mentalmente. E una squadra, magari col recupero di Moraschini e un diverso atteggiamento di Brooks, capace di allungare la pressione difensiva. Di cambiare pelle.