ROMA – Strano sì ma fino ad un certo punto. “È tutta una questione di testa, di motivazioni” racconta al telefono Boscia Tanjevic quando gli chiediamo di spiegarci perché Milano e Venezia – rispettivamente la squadra che in serie A dovrebbe dominare a mani basse e quella che porta lo scudetto sul petto – hanno un rendimento così diverso tra Italia e Europa, per certi versi diametralmente opposto. Prendete Milano: in Eurolega – dove con la nuova formula non è mai arrivata ai playoff- è la terza forza dietro Barcellona e Efes (con cui ha perso lo scontro diretto giovedì scorso al Forum), ha un record ampiamente positivo (7 vinte e 3 perse) e un percorso senza particolari macchie. È in Italia che l’Olimpia non ha ancora trovato la quadra inciampando più del previsto. Nulla di preoccupante sia chiaro, ma fa uno strano effetto vedere Milano lontana 6 punti dalla capolista Virtus Bologna (imbattuta) e alle spalle anche di Brindisi con cui ha già giocato e perso in casa. Con 6 vittorie e 4 sconfitte la squadra di Messina è nel gruppo delle terze in compagnia di Sassari, Brescia e Fortitudo, due punti di vantaggio su altre cinque squadre. ”Non possiamo più permetterci errori” ha ammesso il coach-presidente non più tardi di due settimane fa pensando al primo traguardo intermedio della stagione, la Final Eight di coppa Italia.
“La verità è che si giocano troppe partite – dice Tanjevic -. La scorsa settimana Milano ne ha fatte quattro in sette giorni, ritmi insostenibili. I giocatori hanno bisogno di riposarsi, di allenarsi, invece sono sempre su un aereo. L’Eurolega in questo momento per i giocatori vale forse più del campionato dove Milano deve pensare ad arrivare tra le prime quattro. Ai play off inizierà un’altra storia. La garanzia dell’Olimpia è Messina, un comandante che sa cosa fare”.
Anche Venezia si porta dietro lo stesso virus. In Italia ha perso già cinque volte e sempre in trasferta, in Eurocup si è qualificata in anticipo alla Top 16 passando su campi difficili come quelli di Belgrado, Vilnius e Bursa. Andrea Meneghin, un passato da grande giocatore e un presente da commentatore di Eurosport, parte da un aspetto: “Quello della pressione mentale. In Europa Venezia e Milano sono al massimo delle outsider e per questo si presentano con la voglia di chi deve dimostrare”. Diverso il discorso tra i nostri confini: “In Italia invece sono le favorite e devono a loro volta giocare contro avversari che danno sempre il 101% per batterli, magari avendo avuto una settimana intera per prepararsi”. Ma c’è altro. Le regole: “In coppa puoi giocare con più giocatori stranieri di qualità”. La strutturazione della squadra: ”Nelle coppe hai bisogno di corpi e dimensioni che per lo “small ball” italiano, specialmente all’inizio dell’anno sono quasi un impedimento”. E poi la testa: “In Europa devi fare bene dalla prima partita perché ogni gara ha un peso specifico importante. In Italia le squadre che devono arrivare in fondo sanno che conta in che condizioni ti presenti a maggio”.