Tutta la grinta di Burnell.
Il punto da cui viene scoccato il tiro è quasi lo stesso. Il tempo rimanente è quasi lo stesso (anche se nell’overtime). Il movimento è lo stesso. E anche il giocatore: Wes Clark, che contro la Fortitudo Bologna – proprio come accaduto due settimane prima sempre al PalaDesio contro la Virtus Roma – sente ancora una volta la responsabilità di prendersi il tiro che può impattare il match. E che ancora una volta vede il ferro respingere senza pietà la sua conclusione. Contro i capitolini furono dello stesso Clark le lacrime di delusione, nella sesta sconfitta dell’Acqua San Bernardo (terza consecutiva e quarta interna) a bagnarsi non solo di sudore è invece la maglietta di Jason Burnell, frustrato dal vedere la sua prova-monstre (29 punti in 30’, con 7/9 da due, 5/5 nelle triple, più 5 rimbalzi e 3 assist) annullata da un’altra amarissima delusione di squadra.
Dietro quei pianti ci sta la tensione che si rompe a fine gara, ma anche tutto il coinvolgimento di giocatori che Cesare Pancotto a fine partita ha di nuovo voluto etichettare come “bravissimi ragazzi”. E nessun elemento ci porta a smentire le parole del coach, anzi. Forse, però, per non ritrovarsi più a piangere per le occasioni perdute (come con Roma, anche con la Fortitudo si sono trovati ad avere la partita tra le mani, per poi lasciarsela sfuggire con un terribile terzo quarto e un default negli ultimi minuti), quei bravissimi ragazzi dovrebbero aggiungere un bel pizzico di sfrontata incoscienza al loro modo di stare sul parquet. Quella che hanno fatto vedere a Brindisi per tutti i quaranta minuti, sorprendendo l’Happy Casa nella prima giornata. Quella che hanno mostrato nel primo tempo con la Fortitudo, sfruttando quasi con strafottenza il loro atletismo nel colorato, per ritrovarsi sopra di 14 all’intervallo (46-32). Poi, come avvenuto parzialmente anche nella trasferta e sfida salvezza di Pistoia, l’incantesimo si è spezzato: la testa è iniziata ad andare al risultato, il gioco si è inceppato e nella lotta punto a punto l’inesperienza ha presentato di nuovo il suo salato conto. Con l’aggravante contro la Fortitudo che gli unici due “veterani” (per esperienza nel nostro Campionato Wes Clark, per età Jeremiah Wilson) non hanno preso per mano i più giovani compagni, ma hanno pensato di doverla vincere da soli in una serata con tutte le statistiche contro: 2/12 da due e 0/2 da tre per il play americano (6 punti in 31’), 3/5 da due e un ostinato 0/6 da tre per l’ala di passaporto portoghese (7 punti in 34’).
Certo la colpa non è solo loro, perché tutti (anche il combattivo Andrea Pecchia, impegnato in un duro duello per contenere il top-scorer Pietro Aradori, 23 finali), si sono persi con il passare dei minuti e il rientrare della Fortitudo. Ma il mix di responsabilità non richiesta degli uni e ansia da risultato degli altri ha causato un blocco già visto in passato. Al di là degli aspetti tattici (a partire da una difesa che deve saper crescere di intensità nei momenti difficili in attacco, anziché produrre ulteriori giri a vuoto), la saggezza di coach Pancotto sarà di grande aiuto per incanalare nella giusta direzione le energie anche mentali di un gruppo che di sicuro ha voglia di fare bene e meglio. Ma provare a giocare senza quasi nemmeno guardare il tabellone, focalizzandosi solo sull’intensità di ogni singola azione, può in questo momento essere d’aiuto per non finire vittima della paura di perdere come di vincere. E sarà quasi un’esigenza nella sfida di domenica prossima sul campo della capolista Virtus Bologna.
Paolo Corio