Luka Doncic e Trae Young sono stati scelti al draft 2018 al pick #3 e #5. Eppure c’erano molti dubbi su quello che avrebbero potuto fare nella NBA. Al primo venivano attribuiti problemi di atletismo; al secondo la mancanza di taglia fisica.
Alla fine della stagione non vi erano dubbi sul fatto che si fossero dimostrati semplicemente i migliori. Doncic ha tenuto medie di 21 punti, sei assist e sette rimbalzi per partita, mentre Young ha messo insieme 19 punti con otto assist. E se allo sloveno la costanza di prestazioni gli è valsa il titolo di Rookie of the Year, la seconda parte di stagione del prodotto di Oklahoma ha fatto dubitare molti che se lo sarebbe meritato anche lui.
In questo inizio di stagione 2019-20 ci si attendeva che i due soffrissero del tradizionale crollo del secondo anno. Niente. Doncic ha tenuto una media di quasi una tripla doppia in sette partite: 26,7 punti con 9,1 assist e 9,9 rimbalzi.
Superata una distorsione alla caviglia, Young non è stato da meno: una media di 24,2 punti con 7,5 assist per partita mentre tira con il 41 percento dal campo.
La cosa affascinante di questi due ragazzi è che nessuno dei due è il giocatore più forte, più grande o più veloce in circolazione. Nessuno dei due è particolarmente abile da oltre l’arco, il tiro che serve solitamente a mascherare le carenze atletiche.
Le caratteristiche che li stanno rendendo grandi sono un alto livello di abilità individuale e una profonda comprensione di dove si trovano i compagni di squadra e gli avversari in un dato momento. Leggono il gioco con una velocità e precisione incredibile. Di fronte al dilagare dell’atletismo a tutti i costi, le loro capacità saranno oggetto di attenzione da parte delle franchigie. Ogni squadra ha giocatori che possono fare il salto di qualità in palestra, poche quelle che possono godere di interpreti abili come Doncic e Young.