(di Werther Pedrazzi). “Kαλὸς καὶ ἀγαθός (“kalos kai agathos”). E quel nostro stramaledetto vizio di cercare sempre senso e significati lontani. «Bello e buono», il dettato antico dell’etica greca. Bello anche nel senso del buon gusto. E buono anche nel senso del rispetto. Bellezza ed etica appaiono complementari, quasi l’una necessaria all’altra, per raggiungere la perfezione, almeno quella data in questo mondo caduco e transitorio.
Che ritorno.
Nella fornace estiva di Reggio Emila, che è pur sempre un ritorno alle radici, anche nostre.
Che matrimonio!!!
No, non in Duomo. Che sarebbe stata ambizione ed esibizione di autoinvestitura, che proprio non appartiene al carattere dei protagonisti.
Basilica di San Prospero.
Il santo patrono della Città del Tricolore. Una facciata barocca, quattro leoni di granito rosa a custodirne l’ingresso, che ci trovi sempre bambini a cavalcioni, nonostante il divieto, ma tutti che chiudono gli occhi e sorridono. Vigili in testa.
E dentro.
Tre eleganti navate a croce latina, interamente coperte da affreschi cinquecenteschi. Semplicità di bellezza esaltante. Nel cuore e nella tradizione di una città, e di una famiglia: “Qui si sono sposati anche mia madre e mio padre”.
Tradizione e innovazione. La cerimonia officiata bilingue: italiano e tedesco. Perché se lui, Nicolò Melli, è reggiano, lei, la bellissima e dolcissima Katharina Ettenreinch, è tedesca. Una delle migliaia di ragazze che un giorno gli chiesero un autografo. Una. Sola. Quella scelta, per sempre.
Rispetto ed attenzione, dicevamo: sulle panche della basilica, per ogni posto un ventaglio!!!
E fuori.
Nella piazza bollente, tutti in attesa dell’uscita degli sposi dopo l’adempimento del rito delle firme e relative fotografie, alla presenza dei testimoni… Anche in questo caso con la riconferma da parte di Nik dei valori di famiglia e amicizia, con suo fratello Enrico a fargli da testimone insieme a Jakub Kudlacek, l’amico del cuore fin dalle giovanili nella Pallacanestro Reggiana , che oggi fa lo scout per gli Hornets…
Nella piazza assolata… transitava continuamente Sinan Guler, che in assenza di Melih Mahmotoglu si era calato nel ruolo di capitano del Fener, le braccia piene di bottigliette d’acqua ghiacciata in rifornimento per Ian Vesely, Nikola Kalinic e Gigi Datome, con il general manager Maurizio Gherardini in testa, e dopo poco Gueler ritornava con i bicchierini di caffè…
Che squadra, che hai lasciato, Nik…
E coach Zeljko Obradovic?
Sovrana eleganza informale, abito blu, camicia e sneaker bianche. Lo provochiamo: “Cosa ci fa a Reggio, coach, alla festa di chi l’ha tradita e abbandonata?”. Lui capisce la provocazione, sorride, ma risponde seriamente: “E’ giusto così. E’ il suo momento. E’ la sua ulteriore sfida. Se ne avesse bisogno, accompagnerei io stesso Melli a New Orleans… E poi… Chissà… La stima (reciproca) non conosce la parola addio. Al massimo, arrivederci…”.
Quattro pullman e il corteo di macchine muovono da piazza San Prospero verso il confine di Parma…
Tenuta settecentesca di Villa Spalletti Trivelli, la più bella della zona. Tra Calerno e Sant’Ilario d’Enza…
Una meraviglia: semplicità e nobiltà di una ricca cultura contadina, perfettamente conservata senza disdicevoli orpelli moderni.
Nel cortile interno, per gli aperitivi, si ripete ancora una volta il rito di un inedito e meraviglioso sincretismo: Emilia e Baviera si abbracciano, in tavoli alternati, in ode a lambrusco e gnocco fritto, da una parte, e birra e bretzel dall’altra…
Per noi è forse troppo ingenua e tenera emozione vedere l’andirivieni di giocatori di basket, campioni affermatissimi, con piattini e bicchieri, al solerte e affettuoso servizio di mogli, fidanzate e compagne… Bello… Bellissimo… Mentre scende la sera. E arriva la cena. Sotto i platani, illuminati da mille minuscole luci… che sembra un cielo di lucciole.
E ancora, e sempre, quella traccia profonda di umana riconoscenza, con la presenza, oltre ad Obradovic, l’allenatore della consacrazione, anche di Andrea Menozzi, l’allenatore delle giovanili reggiane. Nonostante l’assenza di Andrea Trinchieri, invitato, invitatissimo, il coach che ha tratto Melli fuor dalle ambiguità del mar dei Sargassi milanese, purtroppo trattenuto a casa da un problema familiare…
Ma ancora, quell’estrema attenzione al dettaglio. Per Nik, una madre americana e una moglie tedesca, e la richiesta che il personale di servizio parlasse almeno due lingue… Affinché tutti si sentissero a casa…
Infine il ritorno alla corte interna, per il taglio della torta nuziale e il via alla grande festa…
Sotto un’enorme luna padana l’orchestra attacca “Tintarella di luna”, si scatenano tutti… Ma c’è un rituale inaspettato che ci colpisce.
In un tavolo circolare si è riunito il Bamberg della diaspora, tutti ex che si sono ritrovati per un loro compagno di strada e (bella) avventura, Fabien Causeur, Nikos Zisis, Aleksej Nikolic (dicono che potrebbe arrivare alla Virtus Bologna?), con il gm Baiesi, l’allenatore Perego e il preparatore atletico Bencardino… Improvvisamente salta fori una scatola di sigari enormi, e tutti si mettono a fumare, in religioso silenzio, forse un rito propiziatorio? Prima di scatenarsi a ballare. Mentre un drone sorvola la corte e illumina la notte… Che vede Obradovic riprendere il proverbiale colore della sua faccia da basket, mentre appartato su un divanetto sta catechizzando Gigione Datome… Tanto per non sprecare tempo…
E mentre salutiamo, Katharina in particolare, arriva Nik, perentorio: “Ehi, adesso la devi chiamare Signora Melli!”. Nicolò che mercoledì volerà a New Orleans per conoscere i Pelicans, portando con se il sorriso di un giorno e di una notte perfetta. Un sorriso che, è l’augurio, possa accompagnarlo per tutta la vita e per tutto il basket che verrà.
PS. Per compagno di viaggio abbiamo avuto un eccellentissimo collega ed amico, assai noto per la sua prosa agile e caustica, al punto da meritargli l’appellativo di “Viperino”, da parte un altro collega ed amico che manco lui non scherza quanto a soda caustica… Mentre mi riportava alla macchina Viperino mi fa: “Adesso te dimmi se c’è stata una cosa che non sia stata perfetta, perché io, seppur “viperino”, non ne ho trovate…”.
Ha ragione. Tutto “bello e buono”.
Werther Pedrazzi