La corsa tennistica per sedersi sul trono della verità sta per cominciare. È il senso di Wimbledon: il posto più onesto nel quale confrontare il talento. Questione di superficie, supportata da un particolare meccanismo di assegnazione delle teste di serie. Si chiama algoritmo verde e tiene in considerazione oltre al ranking un indicatore algebrico che considera i risultati su erba nelle ultime due stagioni. Succede solo qui: la tradizione prima di tutto. Così nelle logiche di tabellone capita che Federer scavalchi Nadal, e Rafa non la prenda bene. Non è la prima volta. Sarà la prima volta, invece, per il nuovo tetto retrattile costruito sul campo numero uno. Inaugurato da leggende e tennisti di casa, tra cui Jamie Murray. Che dalle parti di Church Road è confermatissimo ma non farà coppia con Andy, il fratellino campione al Queen’s con una protesi all’anca che lo ha restituito al tennis. E c’ha preso talmente gusto che il misto lo giocherebbe pure con sua nonna. Scherzi a parte, Andy cerca la compagna dopo aver incassato i no di Mladenovic e Barty, nuova number one. Questo Wimbledon dirà la verità anche sulle nuove gerarchie del femminile: la stessa Barty e Osaka dopo essersi spartite gli ultimi tre slam, puntano alla conferma sul prato. Ma attenzione a Serena, che l’algoritmo verde ce l’ha nel sangue. Esattamente come RF, già pronto in total white. Era dal 2012 che non si presentava ai Championships con 32 partite vinte in stagione. La domanda è sempre quella: rivoluzione o restaurazione? La certezza, invece, riguarda Baghdatis: la wild card assegnata al cipriota ha il senso di un saluto vero al tennis. Per un giocatore onesto e talentuoso è giusto chiudere da queste parti.
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Wimbledon su Sky Sport, tra prime volte e conferme
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