Solo pietre? Andatelo a dire ai volontari dell’associazione degli amici della Roubaix, che quelle sono “solo” pietre. In realtà si tratta di “un patrimonio non solo sportivo, ma nazionale”, come sottolinea François Doulcier, il presidente di questi angeli che da anni si prendono cura del percorso più affascinante che il ciclismo possa proporre: la Parigi-Roubaix, un lunghissimo pavè capace di far entrare nel mito le imprese di chi lo percorre, ma di portarsi dietro anche belle storie come questa.
Ogni anno i membri dell’associazione nata nel 1977 e gli studenti di tre licei agrari francesi, si occupano di quelle pietre risistemandole con amore, come fosse una missione: permettere alla Roubaix di continuare a vivere. I nemici del pavé? “L’erba, l’acqua, il passaggio dei veicoli pesanti, soprattutto d’inverno dopo le gelate”, spiega Doulcier. “Noi lavoriamo per farle tornare in buono stato, conservarne l’essenza e permettere il passaggio”. Una tradizione che si rinnova e che finora ha permesso di evitare che quel tratto di storia venisse coperto da una colata di asfalto, più comodo, più semplice da gestire, ma anche mille volte meno romantico. Gli studenti volontari hanno lavorato soprattutto sul primo tratto della Foresta di Arenberg, la parte più pericolosa, in cui il gruppo arriva lanciato a più di 50 all’ora, ma presto verrà lanciata anche una campagna di crowdfunding per raccogliere i fondi necessari per la sua salvaguardia. Il premio ai loro sforzi, per ora, sarà quello di incontrare l’eroe per cui stanno lavorando, Peter Sagan, ultimo vincitore della Parigi-Roubaix che domenica andrà a caccia del bis. Un suo eventuale nuovo successo sarà anche un po’ merito di quei ragazzi.