Deve essere seccante per Simone Pianigiani perdere l’ultimo treno per andare ai playoff contro una formazione come l’Anadolu Efes che rappresenta una specie di negazione dei suoi dettami tecnici. Ataman l’aveva presa a dicembre 2017 da Perasovic senza poterla rialzare dall’ultimo posto della EuroLeague e l’ha rifondata in estate creando un gruppo equilibrato intorno a Dunston e Simon, uno che a Milano aveva sostanzialmente fallito. E senza l’ormai famoso tormentone del “Vissuto” gli ha dato una solidità da quarta forza di questa stagione. E con un budget ridotto rispetto a quello dell’Armani.
Pianigiani ha costruito una carriera da vincente a Siena con due guardie silenziose trasformate in playmaker (McIntyer e McCalebb); con una difesa arcigna dai movimenti sincronizzati; con la negazione del contropiede all’avversaria cercando di controllare il ritmo e di portare la gara sui binari preparati a tavolino in preparazione. Invece questa Olimpia 2018-19 chiuderà con un super-James troppo chiassoso e poco disciplinato, e ancor meno playmaker (l’unico vero play è Cinciarini, ma dorme in panchina); con la peggior difesa della competizione se Gran Canaria non prenderà domani più di 68 punti dal Bayern Monaco, e sorvoliamo sulla sincronizzazione dei movimenti; con la diffusa sensazione di aver lasciato più volte agli avversari la gestione del ritmo uscendo dal piano partita – e il break 10-0 del terzo periodo dell’Efes è stato fermato dal timeout televisivo…
Sembra di essere ritornati a quella Nazionale azzurra degli NBAers senza alcuna propensione alla difesa – se pensiamo che Belinelli è considerato negli USA un ottimo difensore e Luka Doncic ha spiegato che lì è più facile fare canestro rispetto all’Europa… – Una storia di tanti punti nelle mani e poca soddisfazione finale che questa Armani sembra replicare. 2.601 punti segnati, e 2.600 incassati, tanti rebus tecnici irrisolti da inizio stagione, l’assenza di un vero playmaker…
Come sua tradizione, Pianigiani ha puntato su una partenza sparata, che ha esaltato le qualità dei singoli come James e Gudaitis quando tutti gli altri andavano a costruire il gruppo. Ma nel corso della stagione l’insieme milanese non è mai sbocciato, mentre proprio su quello il Baskonia ha costruito la sua rimonta senza Shengelia e lo Zalgiris di Jasikevicius, saccheggiato in estate, ha ricostruito un ensemble capace di andare a vincere a Madrid alla trentesima giornata. Da qui a giugno il concentrarsi solo sul campionato deve portare a costruire una identità vera.
Perché adesso c’è da smaltire una cocente delusione per non trasformarla in un processo di spogliatoio e ambiente che metta in pericolo uno scudetto che alla prima palla a due della serie A 2018-19 era già stato virtualmente assegnato. La maledizione del secondo anno incombe su Pianigiani, nemmeno fosse quella di Montezuma. Già è costata la panchina sia a Banchi che a Repesa e sappiamo bene tutti come Livio Proli non si faccia scrupolo di pagare un allenatore per non lavorare. Due tecnici fatti fuori dagli intrighi di spogliatoio, e due scudetti perduti stanno lì a ricordarlo a tutti.