Sentirsi fragile può essere tutt’altro che un difetto, può diventare un’opportunità. Rappresenta una condizione di instabilità che porta alla reazione e quindi la reazione costruisce nuove consapevolezze. La fragilità diventa punto di forza quando riesce a farti capire ancora di più chi sei e quanto sei forte. Di fragilità ha parlato Jannik Sinner nell’intervista esclusiva rilasciata a Sky Sport a latere di un evento organizzato da uno dei suoi main sponsor, uno dei tanti che con fermezza fin dal giorno del “fattaccio” si è schierato senza se e senza ma con il nostro campione, credendo ciecamente alla sua correttezza.
“Ero molto fragile dopo quello che è successo”, racconta Jannik nelle prime parole rilasciate alla stampa dopo aver accettato la sospensione con lo stesso entusiasmo di quando sei costretto a trangugiare un calice di fiele… “Ero molto fragile perché sono successe cose che non mi aspettavo, reazioni dentro di me inattese. Vi direi una bugia. Risulterei una persona senza sentimenti ed emozioni, senza niente. Però nella vita si impara. Anno dopo anno conosco sempre meglio me stesso, come sono come persona e anche sul mio valore”.
Questo pensiero è clamorosamente prezioso, bello e importante. Da scolpire su pietra e tramandare ai posteri dello sport – e non solo – appeso in una lapide nell’area dedicata allo sport del Foro Italico, dove il nostro campione tra un mese finalmente tornerà a fare quello che ama e che riesce a fare nessuno: giocare a tennis, divertirsi e vincere. È un pensiero rivelatore che spiega in poche parole perché Sinner è lassù sul trono del tennis mentre tutti gli altri in questi due mesi di assenza non sono riusciti minimamente ad avvicinarlo. Jannik è concentrato unico di talento motorio, di rapidità di pensiero e reattività che, con un lavoro certosino, ha cesellato una tecnica di gioco eccezionale grazie alla quale colpisce la palla in modo fluido e preciso, a creare un tennis vincente in tutte le situazioni che si possono verificare durante il gioco. La sua forza sta nella decontrazione degli impatti, nella velocità generale, nella fluidità che lo porta a tirare fortissimo. Ma questa meravigliosa architettura tecnica cadrebbe miseramente se non fosse sostenuta da una forza mentale assoluta, granitica, quella che gli permette di reggere la pressione e fare la giocata e la scelta giusta, anzi cavalcare il momento e così andare sopra agli avversari.
Per tutto questo la sua umanità, l’imperfezione che sempre sente dentro di sé e che lo stimola a migliorare, e anche la fragilità, quella di cui ha parlato ieri nell’intervista, sono gli ingredienti fondamentali che hanno creato l’uomo Sinner. Badate bene: in uno sport spietato come il tennis di vertice, più del tennista Jannik è l’uomo Jannik a vincere. In questo momento storico della nostra disciplina, il “rosso” da Sexten è nettamente avanti a tutta la concorrenza perché non c’è assolutamente nessun avversario nel pieno della sua carriera che sia così tanto uomo come Jannik, così stabile, maturo e consapevole. Uno che ha capito i propri difetti e fragilità e che con coraggio si è guardato in faccia allo specchio deciso ad affrontarli, perché non c’è altra via per superarli e così diventare una persona migliore, più forte e consapevole. Tutto questo lavoro su se stesso in campo ha un valore inestimabile, è come partire in ogni game da 15, …forse anche da 30. Nessun altro sport come il tennis vive di tensione, di stress, di paure e della necessità di applicare in un millisecondo un problem solving efficace a furia di colpi e scelte di gioco. Jannik è nato “destinato al lavoro”, come lui stesso ha più volte affermato, certo che tutto era da fare, costruire e migliorare con ore ed ore di dura applicazione, ripetizioni ed analisi, per arrivare il giorno dopo in campo con ancor più fame per cancellare ruvidità e problemi. A partire dalla sua testa, dalla conoscenza di se stesso perché in campo, nella partita, sei nudo di fronte ai problemi posti dall’avversario e dal gioco e solo se ti senti forte e consapevole puoi reagire e farcela. E Jannik ce la fa, meglio di chiunque altro.
Perché Alcaraz, Zverev e tutti gli altri non sono riusciti ad approfittare di queste settimane con il “Re” sospeso in quel limbo immeritato ed avvicinarlo pericolosamente? Perché a livello di forza interiore sono ben più distanti dei 3000 e fischia punti certificati dal ranking ATP. Il più vincente dell’era moderna, Mr. Djokovic, è oggettivamente un po’ consumato per reggere sul lungo periodo, resta un avversario formidabile nel match secco o nel singolo torneo, dove ritengo che con la sua classe immensa e sterminata forza interiore possa ancora fare il colpaccio, chissà magari anche in uno Slam se tutto dovesse girare bene (magari sui prati londinesi…). Ma tutti gli altri hanno deluso su tutta linea perché non sono minimamente vicini a Sinner per maturità e consapevolezza.
Tra un mese Sinner tornerà in campo, e tutti potremo finalmente metterci alle spalle questa vicenda tremenda, parlare solo e soltanto di tennis e speriamo anche tornare a sorridere con tante vittorie, come è successo sino alla finale di Melbourne. “Sono successe cose che non mi aspettavo, reazioni dentro di me inattese. (…) nella vita si impara. Anno dopo anno conosco sempre meglio me stesso, come sono come persona e anche sul mio valore”. Sinner ha scelto di non parlare fino a ieri, e l’ha fatto dicendo come sempre poche parole ma molto chiare. Queste che ho appena riportato nuovamente sono le migliori che tutti i suoi sostenitori e gli amanti del tennis potessero sperare. Reazioni dentro di me; nella vita si impara; conosco sempre meglio me stesso; anche sul mio valore. È la conferma dell’economica circolare che ho provato a descrivere in questo editoriale, quello che ha portato Jannik Sinner a diventare il tennista più forte del mondo e l’uomo più consapevole e stabile su piazza. Fragilità che fa riflettere, Reazione a difficoltà inattesa, Imparare e conoscere meglio se stesso, Consapevolezza del proprio Valore. Gli ingredienti che hanno formato il ragazzo e sostenuto la creazione del Campione. Jannik tornerà a Roma tirato a lucido fisicamente come mai, e pure agonisticamente incazzato per lo stop ingiusto subito. Ne vedremo delle belle…
Marco Mazzoni