“Il secondo album è sempre il più difficile, nella carriera di un artista”. L’arguto verso del cantautore Caparezza è perfetto per descrivere le difficoltà che si possono trovare in tanti ambiti dell’umana esperienza, sport e tennis inclusi, quando siamo chiamati a confermare un qualcosa di eccellente. La novità, l’impeto della creazione o della performance porta esaltazione, il vivere in uno stato flow positivo che ti spinge a superare ostacoli e te stesso. Inoltre nel tennis conta molto il fattore novità e pure il non difendere altri grandi risultati a livello di classifica, correndo bello spedito verso l’alto. Poi arriva la seconda annata al massimo livello, e tutto si fa dannatamente difficile. L’effetto sorpresa non c’è più e gli avversari sanno come affrontarti, mentre allo stesso tempo fa capolino la pressione di dover confermare risultati e difendere punti pesanti, cercare di riaffermare il grande livello dell’anno precedente, insieme alla necessità di cambiare qualcosa per alzare ulteriormente il proprio gioco e così continuare a vincere. La situazione si fa ancor più complessa quando uno dei tuoi principali punti di forza non funziona, non c’è, non è al livello dell’anno precedente. Questo preambolo è utile per inquadrare la situazione tutt’altro che positiva di Flavio Cobolli, nostro eccellente giocatore in crisi di risultati dall’inizio della nuova stagione. Un’annata iniziata male, figlia di problemi arrivati sul finire 2024 che non gli hanno consentito di presentarsi al meglio nei primi tornei stagionali. Nei commenti post partita o in troppi scomposti post social a Cobolli vengono associate parole senza senso come “sopravvalutato” o addirittura “finito”. Beata ignoranza… o forse terrificante ignoranza nel senso pieno del termine.
È vero che Cobolli per risultati sta deludendo su tutta la linea. I numeri parlano chiaro: -10 in classifica dal proprio best di n.30 (staccato il 30 settembre 2024), con un bilancio di 2 vittorie e 7 sconfitte nel 2025; quei due successi inoltre sono arrivati giusto nei primi due match dell’anno, in United Cup (contro Sticker e Humbert), poi sette sconfitte di fila, sei al primo turno di altrettanti tornei disputati. Ad Auckland si è ritirato vs. Nardi, presentandosi tutt’altro che al meglio a Melbourne, battuto da Etcheverry. Quindi out all’esordio a Montpellier, Rotterdam (vs. Hurkacz), Acapulco (vs. Shelton) e Indian Wells, sconfitto da Colton Smith in una partita strana, non ben giocata per colpa di uno stato influenzale che si è trascinato dai giorni scorsi. Numeri orribili, ma… i numeri vanno saputi leggere, e soprattutto interpretare. Che senso ha “sparare” su Flavio senza conoscere il suo momento e la sua condizione, assai carente rispetto all’anno scorso? Il problema di Cobolli infatti è al momento solo e soltanto uno: la condizione generale, in primis atletica.
Può essere un esercizio utilissimo – per chi è in grado di farlo, magari recuperando un po’ dagli archivi di TennisTv – andarsi a rivedere qualche match o almeno parte di match di Flavio dello scorso anno per capire che cosa sta succedendo e perché stia attraversando quest’emorragia di risultati. La parola che meglio si associa al tennis del romano è Energia. Il suo tennis rapido e offensivo si basa sulla condizione, su quella forza fisica e continuità di spinta che l’ha portato a produrre decine di prestazioni favolose, con colpi intensi, incisivi, vincenti. Caviglie, gambe, spalla… Flavio quando sta bene è un vero “toro” sportivo per come corre, salta, spinge, sprinta e scarica tonnellate di energia sulla palla, producendo forcing che stroncano la resistenza dei rivali. Energia per attaccare; forza fisica per rincorrere e passare da difesa ad attacco, improvvise pallate di rovescio e bordate a tutta di diritto che diventano dardi al veleno per i rivali. Sentirsi bene per Cobolli è decisivo, perché tutto funziona quando il suo corpo reagisce ed esplode la dinamicità e potenza necessaria a gestire i colpi. Senza una buona condizione, anche la fiducia scema e l’architettura del suo gioco traballa, fino a collassare. Questo vale per moltissimi giocatori, ma ancor più per Flavio che ha un tennis davvero fondato sulla energia e sull’intensità.
Cobolli purtroppo non sta trovando risultati banalmente perché non sta bene. Da mesi. Ricordiamo che ha finito il 2024 infortunato, un problema alla spalla e al braccio arrivato proprio nelle ultime settimane di calendario. Un infortunio che non ci voleva, in assoluto ma in particolare in quel preciso momento perché quelle settimane sono oro per il riposo e la preparazione. Flavio è stato costretto a passare quel periodo non a rigenerare testa e fisico per prepararsi a puntino per la trasferta australiana e mettere fieno in cascina per la prima parte del 2025, ma a curarsi. E qualche cosa si è trascinato purtroppo all’avvio dei primi tornei “down under”. Il ritiro contro Nardi, un nuovo momento di stop per qualcosa che non era a posto e ha provocato altri grattacapi. Quindi la difficoltà di ritrovare condizione per una preparazione non andata secondo i piani. E ci si mette pure l’influenza a complicare un momento non facile. Piove sul bagnato… chiara dimostrazione delle “leggi di Murphy”, che la fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo… È possibile che siano stati anche commessi degli errori, come è normale che accada nella gestione di un sport difficile come il tennis, dove si cerca di fare un programma al meglio possibile ma poi gli eventi cambiano le carte in tavola e rimettere tutto al posto non è per niente facile.
Cosa fare adesso, come invertire la tendenza? Intanto “Calma e Gesso”, mediando dal gergo del biliardo. Quelle traiettorie geometriche in progressione e il senso degli angoli e per il ritmo di Cobolli possono tranquillamente essere ritrovati e tornare a pungere gli avversari insistendo banalmente sul lavoro. Aspettando che il corpo si rimetta a regime e sostenga come nel 2024 la prestazione del nostro tennista. Il pericolo più grave è sul lato mentale: accumulare sconfitte e memorie negative potrebbe essere un problema, rischia di minare quella scioltezza di braccio e lucidità nelle scelte che è condizione necessaria ad eccellere. In tante splendide partite della scorsa stagione Cobolli si è preso grandi rischi e ha trovato punti eccellenti forte di fisico e di una convinzione che l’ha portato a giocare sciolto, deciso. Trattenere il braccio e giocare incerto non sono nel suo DNA, quindi dovrà cercare di restare sereno e non farsi condizionare da questi mesi di cattive prestazioni. Non è operazione comoda, ancor più per un ragazzo giovane con alle spalle solo una ottima stagione. Del resto, “il secondo album è sempre il più difficile”, ma nella difficoltà spesso nascono opportunità. Forza “Cobbo”!
Marco Mazzoni