Nell’ultimo anno insieme come coach di Jannik Sinner, Darren Cahill e Simone Vagnozzi hanno aperto una finestra sul mondo dell’altoatesino, rivelando i segreti della sua crescita verso la finale degli Australian Open 2025. Un percorso di maturazione che ha portato il numero uno del mondo a gestire pressioni e aspettative con una saggezza sorprendente per i suoi 23 anni.
“Queste due settimane non sono state facili per lui”, ha esordito Vagnozzi. “Ha avuto un giorno molto complicato contro Rune, e oggi ha vissuto un altro momento difficile in un match molto serrato. Ha gestito tutto molto, molto bene. Ha lottato per ogni punto e per ogni gioco, ed è per questo che è di nuovo in finale”. Una resilienza che ha colpito particolarmente anche Cahill: “Non è facile tornare e difendere un Grande Slam alla prima occasione. Ha dovuto gestire diverse situazioni. Ha solo 23 anni, ma a volte sembra più esperto e saggio di noi. È un ragazzo straordinario”.
Sulla semifinale contro Shelton, Vagnozzi ha evidenziato la forza mentale di Sinner nei momenti cruciali: “A Jannik piacciono queste situazioni, i punti di pressione, essere nel mezzo della tempesta. In questi momenti mostra il suo miglior tennis. A volte, quando è in vantaggio di un break, ha qualche game negativo. Ma quando il punteggio è in equilibrio è quando mostra il suo livello migliore”.
La questione del processo WADA, previsto per aprile, non sembra turbare la serenità del campione italiano. “Nessuno è a prova di proiettile”, ha spiegato Cahill. “In un certo senso, Jannik trova nei match di tennis un luogo sicuro. C’è stata molta pressione intorno a lui negli ultimi nove mesi, da aprile dell’anno scorso. Gestisce questa pressione in modo incredibile, è un ragazzo straordinario che ha messo da parte tutto questo rumore. Ha una coscienza pulita riguardo quanto accaduto, ed è uno dei motivi per cui scende in campo a testa alta e ha questa fiducia in se stesso”.
Guardando alla finale contro Zverev, entrambi i coach hanno sottolineato l’evoluzione del gioco di Sinner. “Ha molta più fiducia nel suo tennis”, ha spiegato Vagnozzi. “Tutte le vittorie dell’anno scorso gli hanno dato una spinta enorme. Tatticamente sa comportarsi molto meglio in campo. La finale sarà molto tattica, perché non è facile fare male al gioco di Zverev. Dovremo prepararci per scambi lunghi, e sarà cruciale gestire quando accorciare questi scambi e quando rimanere nel rally”.
Sul tema della resistenza fisica, spesso discusso, Cahill ha voluto fare chiarezza: “Jannik sta migliorando fisicamente. È ancora in fase di sviluppo tardivo in questo aspetto. È cresciuto fino a 1,95m, mentre due anni fa l’ATP lo dava a 1,88m. Migliorerà con il tempo. Ha dimostrato di poter vincere partite dure in cinque set. Zverev è più grande, è una bestia fisica. Ha lavorato molto sul suo corpo e ha un ottimo record nei cinque set. Ma non abbiamo alcuna preoccupazione sulla capacità di Jannik di reggere cinque set se necessario”.
Cahill, che lascerà il team a fine 2025, ha preferito non parlare del suo addio: “Jannik ne ha già parlato. Non voglio che questo diventi qualcosa su di me. Ci siamo concentrati sul portare Jannik in finale e ora sulla sfida contro Zverev”. Vagnozzi ha sdrammatizzato con una battuta: “Andrà a godersi il mare e tutto ciò che l’Australia offre”.
La finale si preannuncia come un confronto tra i due migliori giocatori del mondo, un match che secondo i coach di Sinner metterà alla prova non solo il tennis ma anche la maturità e la crescita mostrata dall’altoatesino nell’ultimo anno.
Francesco Paolo Villarico