Simone Vagnozzi reputa il 2024 vissuto insieme a Jannik Sinner un’annata “magica”, forte di importanti miglioramenti al servizio e vittorie che ancora lo emozionano. Se potesse vorrebbe rigiocare la partita di quarti di finale a Wimbledon, persa contro Medvedev. Il coach del n.1 del mondo l’ha raccontato in un’intervista rilasciata al Corriere Adriatico dalla sua casa nelle Marche, dove sta trascorrendo qualche giorno di riposo prima di riprendere l’attività. Questi i passaggi più significativi dell’intervista.
“La Davis l’ho seguita dalla mia casa di Castorano, soffrendo sul divano davanti alla tv. L’anno è stato lungo e intenso, la Davis è una competizione diversa e secondo noi era giusto che Jannik la vivesse con i compagni di nazionale e il capitano Volandri”. Ma non è mancato un messaggio dopo il successo, nel quale “Vagno” ha scritto a Jannik “Missione compiuta. Era partito per rivincerla un anno dopo e lo ha fatto nonostante le fatiche”.
“Rigiocherei la partita con Medvedev a Wimbledon. Uno slam dove vogliamo arrivare in fondo”.
Per Simone, Jannik e Carlos giocherebbero “una partita fantastica anche nel cortile di casa”, non fa differenza se fosse una finale Slam o un primo turno.
Sul momento eccezionale del tennis italiano: “Non è un momento bensì un percorso. Brava la Federazione a investire sulla preparazione. Tanti ex giocatori come me, Santopadre, Cipolla hanno intrapreso la strada da allenatori. Sono arrivati i risultati: Fognini, Seppi, Cecchinato, Berrettini e poi Sinner. Ora i ragazzini sognano di diventare Jannik. Bisogna gestire il momento”.
L’importanza del passo in avanti al servizio di Sinner: “Lo ha reso più sicuro, in particolare nei momenti chiave. Basti pensare che ha fatto ace per dodici volte nel primo set domenica in finale con l’olandese Griekspoor”
Sul 2025 pesa la conclusione del ricorso della WADA al CAS. Netta la posizione di Vagnozzi in merito: “Tutti sanno che non ha fatto niente di male. Non si può squalificare un giocatore per una contaminazione acclarata dove non poteva evitare di essere contagiato”.
Natale e contatto con le Marche, la terra del coach: “Natale? Ognuno a casa sua. In famiglia. Quando è passato da queste parti si è è innamorato delle olive all’ascolana. Durante le feste credo che apprezzerà altro. Il padre Hanspeter è un cuoco professionista, un mostro dei fornelli. A proposito di fenomeni”.
Mario Cecchi