Un uomo in missione. E’ questa l’impressione data da Jannik Sinner dopo la semifinale vinta agli Australian Open contro Novak Djokovic, uno che aveva perso l’ultima volta sulla Rod Laver Arena 2195 giorni fa, nel 2018, quando l’attuale n°4 del mondo era a Bordighera con l’obiettivo di diventare un professionista. Da quel momento, per il serbo, erano arrivate 33 vittorie di fila. Due set perfetti, in cui l’azzurro ha sfruttato la falsa partenza del dieci volte vincitore del torneo, in difficoltà e molto falloso (54 errori non forzati), non rischiando mai nulla grazie a un servizio diventato ormai un caveau inespugnabile. Un film già visto a Wimbledon 2022, ma questa volta dall’epilogo differente. La reazione della tigre ferita è arrivata: Nole ha salvato un match point nel tie-break del terzo set, portato a casa più con il cuore che con la tattica. Sinner non si è scomposto di un millimetro: prime vincenti, ace nei pressure-point, righe spazzolate di dritto e di rovescio, il tutto unico a una forma fisica straordinaria. Il break a inizio quarto set è venuto naturale, così come il sorriso e le braccia larghe a fine partita: missione compiuta, almeno fino a domenica.
Di seguito la cronaca del match