In una lunga intervista esclusiva a Tennis Majors, Lorenzo Musetti, attuale numero 17 del ranking ATP, si racconta con una maturità che va oltre i suoi anni. Il campione italiano, fresco di medaglia olimpica, sta attraversando un momento magico in una stagione che resterà indelebile nella sua memoria.
Le parole di Musetti dipingono il ritratto di un atleta completo, che ha saputo trasformare le sfide personali e professionali in opportunità di crescita. La sua maturità e il suo equilibrio, uniti al talento naturale, lo confermano come uno dei protagonisti più interessanti del tennis mondiale, dentro e fuori dal campo.
Il trionfo olimpico e l’emozione del podio
“Questa è indubbiamente la mia migliore stagione di sempre”, confessa con naturale entusiasmo il tennista toscano. “È stato un periodo incredibile, dalla stagione sull’erba fino ai Giochi Olimpici. Sono momenti da assaporare fino in fondo. La conquista della medaglia mi ha regalato emozioni indescrivibili, e trovarmi sul podio accanto a Carlos Alcaraz e Novak Djokovic è stato qualcosa di surreale. Solo in quel momento ho realizzato pienamente la portata del mio risultato. È un’emozione che porto dentro, anche se è impossibile riviverla con la stessa intensità”.
La rivoluzione della paternità
Musetti si sofferma poi sul cambiamento più significativo della sua vita: “Il circuito tennistico è già di per sé una montagna russa emotiva, e viviamo in una società che corre sempre più veloce. La vita può cambiare in un istante, e nulla dovrebbe essere dato per scontato. Quest’anno ho ricevuto il dono più grande: diventare padre. Questo resta il traguardo più importante della mia vita finora. La paternità ha rivoluzionato il mio approccio, sia in campo che fuori. Nel tennis, come nella vita da genitore, la pazienza è fondamentale. Le due esperienze si alimentano a vicenda in modo sorprendente”.
Sul caso di Jannik Sinner
Con grande lucidità, Musetti affronta anche il tema delicato del doping: “È importante contestualizzare: la maggior parte dei casi recenti non riguardava il tennis professionistico. Se avessimo avuto 38 casi nel nostro sport, allora sì che ci sarebbe stato da preoccuparsi. A livello professionistico, conosco solo il caso di Jannik risultato positivo a questa sostanza. Non è giusto che questo episodio offuschi i risultati straordinari del tennis italiano. Il nostro sport si distingue per la rigorosità dei controlli e per la sua trasparenza. Personalmente, credo fermamente nella lotta al doping e preferisco concentrarmi su questo aspetto”.