Servizio devastante e colpi potentissimi sognando di ripercorrere i passi di Sinner, questo è l’identikit di Jakub Mensik, talento ceco questa settimana in campo all’edizione 2024 delle NextGen ATP Finals. Il 19enne di Prostejov è stato uno dei giovani protagonisti dell’annata da poco conclusa, tanto da salire al n.48 del ranking mondiale e meritarsi un posto della kermesse dedicata alle future promesse. Jakub nelle Finals dei giovani è nel gruppo blu insieme a Fils, Fonseca e Tien, un lotto di talento di primissima qualità. In attesa dei primi incontri – che ricordiamo si svolgeranno ancora con le regole sperimentali del torneo – Mensik si racconta un’intervista al sito ATP, nella quale parla del suo tennis, prospettive e riferimenti. Tre su tutti: Djokovic il suo idolo d’infanzia, insieme a Berdych, Sinner il riferimento di oggi, quello che ha tracciato una via che personalmente spera di ripetere.
“La nuova generazione sta arrivando. Con Sinner, Alcaraz e tutti gli altri giovani giocatori, quando mi allenavo per cercare di sbarcare sull’ATP Tour, ho potuto vedere il livello raggiunto da questo gruppo e questo aiuta. Il gioco è in continua evoluzione e tutti gli ex Next Gen, io e gli altri giocatori più giovani, stiamo portando qualcosa di nuovo. Mi piace molto Sinner. È un giocatore alto come me e si muove così bene. Vedo similitudini perché nonostante la mia altezza anch’io riesco a muovermi bene in campo. Anche per il diritto, ho una tecnica e uno stile simile a Jannik. Non posso essere come Alcaraz perché è più piccolo e più potente muscolarmente, io sono più magro. Quando vedi molti ragazzi alti sul tour, hanno un servizio importante e colpi potenti. Anche il mio servizio è un’arma notevole”.
“Le Next Gen Finals sono un grande evento. Penso che molti dei campioni del passato siano già in cima all’ATP Tour. Jannik è stato uno dei primi vincitori e aveva anche la mia età quando ha giocato l’evento, era al mio stesso livello e ora è il miglior giocatore del mondo. È bello anche vedere i nuovi giocatori che cercano di portare qualcosa di nuovo al tennis”.
“Le mie influenze? Tomas Berdych si allenava sempre dalle mie parti e quando ho iniziato a giocare a tennis, era al suo livello migliore, quindi ho iniziato grazie a lui. Lo guardavo quando ero a casa. Poi c’erano i Big 3 all’epoca e il mio preferito tra loro era Djokovic. È il mio idolo”.
Questa mentalità di Jakub, non conta solo la vittoria: “Il mio motto è: non perdiamo mai perché imparo qualcosa. Sapevo che all’inizio la vita sul tour sarebbe stata super difficile. Ogni giorno, ogni settimana, fondamentalmente finisci per perdere perché alla fine del torneo può esserci solo un vincitore, ed è sempre così. È molto dura rimanere lì settimana dopo settimana per essere il campione. Il punto è avere fiducia nel processo. Lavorare sodo ogni giorno ed essere il migliore che posso, solo così un giorno sarai il vincitore”.
Mensik deve tutto al supporto della sua famiglia: “Devo dire che fin dall’inizio della mia carriera, quando ho iniziato a giocare a tennis, eravamo sempre io e mio padre. Per tutto il tempo ho avuto delle persone fantastiche intorno a me. Senza i miei genitori non sarei qui, mi supportano totalmente, sono davvero contento di averli con me. Papà è stato il mio primo allenatore, colui che mi ha mostrato davvero cos’è il tennis, non solo come giocare, mi ha fatto innamorare. Ora è importante il mio attuale allenatore, senza di lui sarebbe impossibile essere qui. Famiglia, allenatori, la mia squadra, fisioterapista, fitness, tutti, abbiamo un grande spirito. Questa è la chiave per essere rilassati e giocare al meglio. Voglio che chi è insieme a me riesca a spingermi avanti per aiutarmi a raggiungere i miei obiettivi”.
Marco Mazzoni