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Ravenna: Le ragioni della retrocessione. Confronto serrato tra Brusi e Bonitta, pilastri del volley reavennate

RAVENNA – Confronto serrato sulla stampa locale romagnola (il Resto del Carlino) tra domenica e oggi, batti e ribatti tra due colonne portanti della pallavolo ravennate di ieri e di oggi, Giuseppe Brusi e Marco Bonitta.
Intervistati da Umberto Suprani tra domenica e oggi i due hanno analizzato il la dura retrocessione del Porto Ravenna.

Brusi domenica, dopo la retrocessione che potrebbe minare anche il futuro del club e del volley ravennate ai vertici, cita il titolo di Volleyball.it per partire con la sua analisi: “Uno schiaffo alla storia – afferma il più popolare dei social dedicati al volley – e all’intelligenza e alla capacità gestionale della dirigenza sportiva cittadina” aggiunge Beppe Brusi che, se ha abbandonato (temporaneamente) la scena, non ha mai smesso di seguire, di soffrire per le sorti di una società che ritiene una sua creatura.

NON MI HANNO ASCOLTATO – Brusi, è un momento difficile per il volley ravennate… “Ho un grandissimo dispiacere per un club fondato da me e dai miei collaboratori nel 1987, anche perché fino alla stagione scorsa era presieduto da una bravissima persona come Luca Casadio. Ma, in passato, più di una volta avevo fatto presente, dal di fuori, che non condividevo le scelte, che poi hanno portato alla situazione attuale. Non mi hanno ascoltato”.

BONITTA & LA SCRIVANIA – Brusi prosegue: “Le precedenti gestioni hanno determinato le cause economico-finanziarie alla base del baratro in cui ci troviamo anche per aver affidato un triplice ruolo a Bonitta, che scoprii e sostenni come tecnico del settore giovanile al Messaggero: è un ottimo, valente tecnico, un talentscout, ma stare dietro la scrivania non è il suo mestiere“.

DIRIGENZA NON IDONEA – “È successo, e lo avevo purtroppo previsto, che il PortoRoburCosta era diretto da persone di buona volontà, su cui non discuto dal punto di vista professionale, ma non idonee ad essere dirigenti di pallavolo, anche perché, se guardiamo alla realtà dei fatti, in undici stagioni di Superlega o A1, sette di queste sono state senza retrocessioni e per due volte sono stati comprati i diritti sportivi”.

TUTTO IN MANO AI PROCURATORI – Sugli errori Brusi sottolinea che… “Il più grande è stato senza dubbio il non saper programmare il futuro, in quanto, è vero che da Ravenna sono passati tanti giocatori di talento, ma il tutto era in mano ai procuratori, che questi atleti li dovevi far giocare poi potevano andarsene a prezzo. Le precedenti gestioni hanno determinato il baratro finanziario dove ci troviamo; già stabilito, in pratica quello che è il cosiddetto buy-out, senza che la società potesse vantare un aumento per averli curati, lanciati, valorizzati”.

Oggi Marco Bonitta, tecnico campione del Mondo con l’Italia femminile nel 2002 (quest’anno il ventennale) e per anni allenatore e dirigente del club romagnolo replica alle critiche di Brusi.
“Non ho mai avuto alcun incarico amministrativo e finanziario nei tre anni in cui ho ricoperto l’incarico di direttore generale e men che meno quando ho allenato la prima squadra. Mi occupavo del budget, nel senso che dovevo fare il mercato secondo quanto la dirigenza mi metteva a disposizione. Tant’è che ovviamente i contratti li firmava il presidente dopo aver ricevuto l’ok dal cda. Sulla gestione della società pertanto non bisogna rivolgersi al sottoscritto bensì alle dirigenze di allora”.

MA QUALI PROCURATORI… Non è vero che i procuratori ci dettavano la linea della prima squadra. La squadra la facevo io, d’accordo ovviamente con l’allenatore del momento (Soli e/o Graziosi nda). Mai c’è stato imposto un buy-out preventivo. E dirò di più nell’arco di tutte quelle stagioni su 150mila euro di budget ne ho fatto incassare al Porto Robur Costa oltre 400mila fra vendita di contratti e cessione di cartellini per giocatori che poi si sono rivelati realmente all’altezza della Superlega: Buchegger, Richlicki – l’unico con la cifra già fissata – Spirito, Orduna, Toniutti, Ricci, Russo, Vernon Evans. Questi i nomi più conosciuti senza dimenticare che altri come i francesi Lyneel e Marechal venivano qui a Ravenna per cercare un rilancio dopo momenti critici della loro carriera ed è ciò che è avvenuto”.

ORGOGLIO“La nostra città, la nostra società erano viste come punto di riferimento perchè autorevole e cosciente del proprio ruolo nel volley. Gli atleti venivano volentieri, sia quelli talentuosi che volevano farsi strada sia quelli avevano bisogno di riemergere. Inoltre vorrei ricordare che, covid a parte, gli ultimi quattro tutto-esaurito al Pala De Andrè sono avvenuti proprio in quegli anni con Perugia, Macerata e Modena. E che proprio allora Ravenna ha potuto mettere in bacheca l’ultima Coppa europea. In sostanza sono orgoglioso di quello che ho fatto e non mi sento assolutamente in colpa”.


Fonte: https://www.volleyball.it/feed/


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