Il serbo e lo spagnolo, che potrebbero ritrovarsi contro nei quarti di finale, avanzano a braccetto senza difficoltà: battuti Bedene e Van De Zandschulp in tre set. Negli ottavi affronteranno Schwartzman e Auger Aliassime. Passano il turno anche Zverev e Alcaraz, out Norrie
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Qualcuno veleggiando, qualcuno soffrendo, qualcuno sapendo di essere ineluttabile a Parigi e qualcuno scoprendosi sempre più grande negli Slam: in rigoroso ordine di ranking, Djokovic, Zverev, Nadal e Alcaraz sono a una partita dal darsi battaglia tra di loro al Roland Garros.
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Nole e Rafa per ora sono macchine da guerra: chiaramente Aljaz Bedene (per Djokovic) e Botic Van de Zandschulp (per Nadal), erano impegni che valevano poco più di una formalità, ma rimane il fatto che il serbo e lo spagnolo sono arrivati agli ottavi di finale avendo perso entrambi la miseria di 23 game in tre partite. Nè esistono particolari motivi di credere che non ci si stia avviando verso il Rafa vs Nole atto 59, Parigi edition.
Le variabili Diego Schwartzman e Felix Auger-Aliassime incutono timore relativo a Djokovic e Nadal. Non inganni che, dopo la vittoria contro Filip Krajinovic, il canadese è diventato l’unico nato negli anni Duemila ad aver raggiunto la seconda settimana in tutti gli Slam. Sulla terra rossa, il dritto di Felix è ancora un po’ ballerino e i vuoti di concentrazione che a volte si riflettono sulla quantità di doppi falli che commette in un set potrebbero risultargli fatali contro un Nadal che, al contrario, è un maestro nel mantenere alta l’attenzione. La cura Toni Nadal ha portato risultati buoni, ma non così evidenti ad Auger-Aliassime. Dovesse il canadese riuscire nell’impresa a Parigi, il giudizio ovviamente cambierebbe, ma lo zio di Rafa ha già detto che non sarà nel box di Felix. La famiglia viene prima di tutto.
Contro Djokovic, invece, Schwartzman avrà da risolvere un rebus tattico che, a dire il vero, si preannuncia già impossibile da decifrare. L’argentino è abituato a lasciare l’anima in campo, a disegnare geometrie intelligenti e a correre come se avesse le rotelle sotto ai piedi. Il problema è che anche Nole gioca esattamente così, con la differenza che il serbo è spaziale nella fase difensiva da fondocampo, il che vanifica la propensione di Schwartzman di chiudere a rete il punto non appena ne ha l’occasione. Sembra già scritto, quindi: Rafa e Nole sono sempre più destinati a distruggersi a vicenda in uno scontro fratricida che sarebbe dovuto avvenire in finale.
Avanti Zverev e Alcaraz
A fari forse un po’ spenti, tra i magnifici sedici rimasti in gioco al Roland Garros compare anche il nome di Sascha Zverev che nonostante abbia vinto in tre set contro lo statunitense Brandon Nakashima, temibile sul cemento, ma meno sulla terra rossa, è riuscito comunque a complicarsi la vita rimanendo in campo tre ore. Gira che ti rigira, però, il tedesco, che negli Slam ha sempre il freno a mano tirato, dalla sconfitta contro Jiri Vesely al primo turno nel 2019, ha sempre raggiunto almeno gli ottavi di finale nei successivi dieci Major. Per trovare fiducia in se stessi, a Zverev forse andrebbe bene anche aggrapparsi alla matematica spicciola, quella che non finisce nell’albo d’oro, ma che lo aiuta sistematicamente a raggiungere le ATP Finals e a rimanere in top ten ormai dal 2017. L’importante è che la continuità non diventi una scusa per negare le paure e i dubbi che sistematicamente si ripresentano negli Slam. Se la situazione sia grave o no, dipende dalla prospettiva con cui ci si approccia al fatto che Sascha ha 25 anni. Sono già troppi o sono ancora troppo pochi per vincere un Major? Probabilmente la risposta non arriverà presto. Per sua fortuna, però, Zverev ha ancora un altro match per carburare: trovare il qualificato Bernabè Zapata Miralles negli ottavi di finale è un lusso che non tornerà più.
Di lussi che arrivano dal tabellone sembra non avere bisogno Carlos Alcaraz. Impegnato in sessione serale sul Philippe Chatrier contro Sebastian Korda, ossia l’unico che era riuscito a sconfiggerlo in stagione sulla terra rossa a Montecarlo, lo spagnolo ha dimostrato di voler cancellare l’onta di quella sconfitta arrivata a svegliarlo dalla sbornia emotiva di aver vinto il primo Masters 1000 in carriera, a Miami, lì dove neanche Nadal aveva mai trionfato. Autorevolezza nel primo set, nel quale non ha mai concesso palle break, cinismo nel secondo set, quando ha messo a segno il break subito dopo aver rischiato di subirlo, maturità nel terzo set, quando dal 2-2 in poi non ha più perso un game: i campioni hanno esattamente queste qualità. Dovesse davvero essersi scrollato la tensione di dosso, non ci sono motivi per pensare che Alcaraz non sia estremamente favorito su Zverev. La speranza di chi ha i biglietti per il loro eventuale quarto di finale deve essere che la partita non si trasformi in un “no show” come già successo nella finale di Madrid.
Roland Garros, i risultati di venerdì 27 maggio
- [18] Dimitrov (Bul) vs [15] Schwartzman (Arg) 3-6, 1-6, 2-6
- [9] Auger-Aliassime (Can) vs Krajinovic (Srb) 7-6(3), 7-6(2), 7-5
- [1] Djokovic (Srb) vs Bedene (Slo) 6-3, 6-3, 6-2
- [23] Isner (Usa) vs [Q] Zapata Miralles (Esp) 4-6, 6-3, 4-6, 7-6(5), 3-6
- [26] Van De Zandschulp (Ned) vs [5] Nadal (Esp) 3-6, 2-6, 4-6
- [10] Norrie (Gbr) vs [21] Khachanov (Rus) 2-6, 5-7, 7-5, 4-6
- [3] Zverev (Ger) vs Nakashima (Usa) 7-6(2), 6-3, 7-6(5)
- [27] Korda (Usa) vs [6] Alcaraz (Esp) 4-6, 4-6, 2-6
Il torneo femminile: out Bencic e Azarenka, exploit Teichmann
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Chiosa finale sul Roland Garros femminile: i match tra Leylah Fernandez e Belinda Bencic e tra Jil Teichmann e Viktoria Azarenka avrebbero meritato di essere almeno quarti di finale, se non semifinali. Non sempre le due partite hanno vissuto di qualità eccelsa, ma in ogni singolo punto si è percepito l’agonismo, la sana competizione e il carattere di quattro top player che, al loro massimo livello, aggiungono varietà e completezza al circuito WTA. In una sfida tra due che sono probabilmente tra le migliori mondo nel reindirizzare lo scambio da una parte all’altra di campo, la Bencic probabilmente ripenserà a lungo a una partita in cui nel primo set è stata in vantaggio 5-4, 40-15 al servizio, prima di perdere il parziale 7-5, e in cui poi nel terzo set è stata avanti 2-0, 40-0. La Fernandez, al contrario, ha dimostrato di avere una resilienza psicofisica non indifferente per una diciannovenne, resilienza con la quale riesce a compensare una palla in generale leggera e una seconda di servizio troppo attaccabile. L’imprevedibilità di essere mancina e l’attitudine ai grandi palcoscenici hanno aiutato Leylah a completare l’opera. E chissà che la vittoria sulla Bencic non sia l’inizio di un’altra cavalcata storica come agli US Open 2021, quando la canadese eliminò Osaka, Kerber, Svitolina e Sabalenka prima di perdere la finale contro la rivale forse più abbordabile, tale Emma Raducanu che era arrivata in fondo al torneo partendo dalle qualificazioni.
Mancina è mancina anche lei, ma fino a ora aveva tradito negli Slam: questa volta, però, la Teichmann si è aiutata con la maggiore propensione sulla terra rossa per rimontare set e break di svantaggio a una Azarenka per la quale vincere uno Slam fuori dal cemento ormai sembra sempre più un bellissimo sogno di difficile realizzazione. Non è difficile immaginare che la bielorussa abbia più di qualche rimpianto per le quattro palle break sprecate sul 4-4 nel secondo set: ne avesse sfruttata una, sarebbe andata a servire per il match. Occasione che, in effetti, la Azarenka ha avuto sul 5-4, ma nel terzo parziale, quando le energie si esauriscono, la lucidità viene meno e non è detto che il killer instinct sopravviva a tre ore di battaglia in quella serra chiamata Simonne Mathieu. E se un’altra campionessa Slam, Angelique Kerber, ha dovuto rinunciare ancora una volta all’utopia chiamata Calendar Grand Slam, occhio agli Stati Uniti che nel tabellone maschile sono deragliati, ma che in quello femminile vantano Coco Gauff, Amanda Anisimova e Sloane Stephens agli ottavi di finale: alzi la mano chi crede che una di loro tre arriverà in finale.