Dopo un periodo di totale silenzio, Peng Shuai torna a parlare. E stavolta lo fa con un’intervista realizzata dal quotidiano francese l’Equipe, in un hotel di Pechino insieme ad un interprete portato dal giornalista presente. Un’intervista decisamente “libera” visto l’autorevole media a cui l’ha rilasciata, in cui la tennista cinese ha chiarito la sua posizione su molte delle questioni sollevate dopo il caso della confessione scritta di proprio pugno sul social cinese Weibo, nella quale si diceva vittima di violenza da parte di un membro importante del governo nazionale, post dopo poco cancellato insieme alle sue tracce, per molte settimane. Un chiarimento che lascia alquanto perplessi, poiché leggendo le sue dichiarazioni, restano molti dubbi in merito all’intera questione. Riportiamo le parole di Peng.
“Prima di tutto vorrei ringraziare tutti i giocatori ATP e WTA che si sono preoccupati per me in tutto questo tempo, tutti gli atleti e le personalità che lo hanno fatto. Certo, quello che non capisco bene è perché tanta preoccupazione, tutti potevano vedermi”.
Già da questa prima dichiarazione, si capisce il tenore delle parole di Peng Shuai, che continua: “Quello che è successo è una questione di cui ho già discusso e a cui ho risposto all’epoca attraverso un’intervista ai media di Shanghai, nonché tramite un’e-mail indirizzata alla WTA tra molti altri destinatari. Quel post su Weibo ha portato ad un enorme malinteso nel mondo esterno, al punto da snaturare il significato del post. Vorrei solo non aggiungere più pubblicità a questo argomento. Non ho mai detto che qualcuno mi ha aggredito sessualmente“.
A questo punto, le chiedono perché abbia cancellato quel post. Altra risposta evasiva: “Se ho cancellato il post 30 minuti dopo è perché lo volevo, ma non sono mai scomparsa. Il problema con molte persone, inclusi i miei amici o il personale del CIO, è che mi hanno inviato così tanti messaggi che era impossibile rispondere a tutti. Tuttavia, con i miei amici più cari sono sempre rimasta in stretto contatto, ho parlato con loro, ho risposto alle loro email, cosa che ho fatto anche con la WTA. Ci siamo sempre tenuti in contatto, quindi non capisco perché sia stata diffusa l’informazione che ero scomparsa”.
In realtà, in quelle frenetiche settimane, alcune tenniste hanno dichiarato di averla cercata con tutti i mezzi, non ottenendo nessuna risposta. Continua la Peng: “Non ho preso nessuna decisione al di sopra di un’altra, tutti potevano vedere le mie dichiarazioni sul sito web della WTA. Era tutto molto insolito per me, perché avrei bisogno di una consulenza o di cose del genere? Non sapevo davvero come interpretare quel tema. Gli psicologi della WTA non sono riusciti a contattarmi e hanno pensato che fossi scomparsa, mi sembra un po’ inverosimile. Subito dopo aver inviato quella dichiarazione tramite il CIO, ho risposto al presidente della WTA Steve Simon. Sono state inviate diverse copie, e-mail che ho scritto io stessa. Quella stessa notte l’ho anche inviata tramite WeChat ai miei amici per confermare che ero l’autrice di ogni messaggio inviato dalla mia email di lavoro”.
L’ultima dichiarazione della tennista cinese: “Sentimenti, sport e politica sono tre cose molto diverse. I miei problemi sentimentali, la mia vita privata, non dovrebbero essere coinvolti nello sport o nella politica. E neanche lo sport va politicizzato, perché quando ciò accade, nella maggior parte dei casi significa voltare le spalle allo spirito olimpico, cosa che va contro la volontà del mondo dello sport e degli atleti. La mia vita è sempre la stessa. Sono una ragazza normale, a volte serena e felice, altre triste o stressata e sotto pressione. Sono emozioni normali”.
Una intervista che è stata certamente realizzata in libertà, ma che continua a lasciare più di un dubbio sulla reale situazione della cinese, che ha anche affermato di non voler più riprendere l’attività, nemmeno in doppio. Dopo un discreto stop e con un ginocchio sofferente, non se la sente. Ultimo tassello di un puzzle che sembra stare insieme a malapena.
Marco Mazzoni