Con autentici preziosismi, fatti di disattenzioni difensive, palle perse e tiri non propriamente pensati contro la Reggiana, l’Olimpia ha messo a serio rischio le coronarie di Messina. Il quale, furibondo, ha cambiato colore del volto almeno quattro volte. Eppure, visto che Ettore è sì un coach ultra esigente, ma anche dotato di un’ironia non comune, vinta la gara ha commentato che il suo secondo quintetto avrebbe meritato ben altro che finire in ginocchio davanti ai tifosi, come accaduto a Burgos. Dove ieri il presidente Félix Sancho, persa la gara e retrocesso in Leb spagnola, è sceso di corsa dalle tribune e, urlando, ha costretto i suoi giocatori ad inginocchiarsi per un minuto sul parquet per chiedere scusa ai tifosi come ha fatto lui stesso. Ovviamente scatenando un’infinità di polemiche. Ad esempio Pedro Martinez, tecnico del Manresa, ha commentato che «non si deve chiedere perdono quando si perde se si è stati comunque dei veri professionisti».
Ecco, ve lo immaginate se accadesse lo stesso nel nostro campionato? Impossibile? Certo: noi italiani, avendo avuto maestri di un certo spessore in tal senso, tipo un famoso ragioniere, agiremmo con ben altra efficienza. Avete perso contro un avversario ben più debole? Sotto la curva, in ginocchio. Però sui ceci, costretti ad assistere alla proiezione a loop dell’immortale “La Corazzata Potëmkin”. E il lunedì niente riposo, piuttosto dibattito su un altro celebre capolavoro in bianco e nero, “Das Cabinet des Dr. Caligari”. Perché il basket è una cosa seria: la sconfitta non è ammessa.
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