5. GIORNATA
STATI UNITI – ITALIA 3-2 (21-25, 25-16, 25-27, 25-16, 15-12) – tabellino
TOKYO – Non è più l’Italia sbarazzina e dominatrice dei primi tre match, e ci viene da dire che sia meglio così, questo è facilmente intuibile e soprattutto lo hanno intuito Cina e Stati Uniti. Se sia meglio o peggio ce lo dirà la prossima partita, la prima da dentro o fuori. La propensione è a credere che sia sempre meglio vincere, che questa è un’Italia più preoccupante perché gioca peggio rispetto all’esordio. È vero, ma l’aver capito finalmente e definitivamente di essere dentro all’Olimpiade e che i Giochi si possono vincere solo attraverso sofferenza e minimi dettagli può aver fatto crescere le azzurre sconfitte anche oggi da una squadra, quella degli USA a guida Kiraly, che da metà match si è ritrovata a giocare senza diagonale principale: con Thompson in tribuna, l’infortunio della palleggiatrice Poulter sostituita da Hancock ha di fatto eliminato regista e opposta titolare insieme.
L’Italia però non è riuscita ad approfittarne, dopo un primo set gagliardo. Colpa di un attacco spuntato e dei 35 errori regalati alle avversarie, ma anche di un insieme di atlete che non ha mai trovato continuità. Difficile salvare completamente la prestazione di una singola oggi.
Sfumato il primo posto nel girone, c’è attesa per il sorteggio dei quarti: dando per scontata la vittoria del Brasile sul Kenya, sarà una tra Serbia e Corea del Sud la prossima avversaria dell’Italia.
LA FORMAZIONE – Mazzanti ormai non ha più dubbi su chi schierare titolare: Malinov-Egonu, Pietrini-Bosetti, Fahr-Danesi e De Gennaro libero. Ha più dubbi Kiraly, dato che Thompson non è nemmeno in panchina e gioca Drews con Larson e Bartsch-Hackley di banda.
I PIÙ – L’ingresso di Sylla che scuote la squadra nel terzo set sembra la boccata d’ossigeno che all’Italia serviva. Tra i più l’unica che veramente si salva nel match, Moki De Gennaro, perfetta quando chiamata in causa anche nei secondi tocchi. Bene anche Orro, rimandata però in panchina a inizio quarti di finale.
I MENO – Dunque, da dove partire? Certamente dalla qualità globale dell’attacco, falloso e imbrigliato bene dal muro americano. Troppi errori globali per una squadra che vuole vincere con le big. La Egonu alla fine ne butta giù altri 28, tabellino sontuoso, ma è ancora sotto il 20% di efficienza, vuol dire che ai punti fatti ne corrispondono quasi altrettanti fatti dalle americane, quando attacca lei. È calata Bosetti, soprattutto in ricezione, e tutta la squadra ne risente: manca un cambio in quel fondamentale, lo sapevamo fin dalle convocazioni. Tra i meno anche l’incapacità di rialzarsi dopo il quarto set, nonostante le americane ridotte ai minimi termini.
LA PARTITA – Iniziano bene le azzurre mentre le americane si rivelano pasticcione. Al centro Fahr e Danesi fanno sentire il loro muro, Egonu parte bene, l’Italia vola 13-7 ma Mazzanti non è tranquillo e continua a protestare perché la telecamera ‘a ragno’ è secondo lui troppo bassa e ha disturbato un paio di ricostruzioni azzurre. Gli Stati Uniti però non mollano, l’ace di Larson vale il -2 che potrebbe diventare -1 ma poi è spettacolo: difesona di Moki, Egonu abbatte Larson per il 21-17 che dà il la alla fuga definitiva in un set nel quale Egonu attacca 17 palloni, il resto della squadra 15: 25-21.
Le americane però non si fanno intimorire, si alza il muro su Pietrini e Bosetti, poi doppio errore Egonu ed è 3-6. Il muraccio su Bosetti vale il 9-13 e il primo cambio arriva sul 12-18, fuori Danesi e dentro Chirichella. Dentro anche Sylla per Pietrini dopo l’ennesimo muro subito sul 13-22, ma arriva presto il 16-25.
Il terzo set si apre col muro di Bosetti in faccia a Drews: è un segnale di riscossa? Intanto Chirichella rimane in campo con Danesi, mentre Malinov per rimettere in palla Egonu la chiama più spesso in pipe. Quando Pietrini sbaglia l’attacco del 5-7 si fa male Poulter, che ricade male dal salto a muro: caviglia out, entra Hancock che subito sbaglia clamorosamente due palleggi per Akinradewo e regala il pareggio alle azzurre. Bosetti va fuori giri e regala il nuovo 12-13 alle avversarie. Drews sale di nuovo in cattedra (15-18). È l’attacco azzurro a non girare più e sul -4 Mazzanti prova a cambiare qualcosa inserendo di nuovo Sylla per Pietrini. Myriam scuote le sue: attacco e muro 19-21 e time out Kiraly. Poi ci mette anche il giro al servizio per il 22-22 che arriva col muro di Fahr su Drews. Sul 23-23 Fahr sbaglia il servizio, entra bene Orro, Egonu annulla il set point e va in battuta ma sbaglia anche lei. Bosetti annulla con coraggio, poi ci pensano Egonu con la rigiocata e Sylla col rigore a chiudere 27-25. Finita? Purtroppo no.
Sylla è scatenata in attacco mentre la Egonu continua col suo rapporto di amore e odio con la palla, sbagliando due diagonali consecutive per il 9-12. Improvvisamente si spegne Myriam: attacco velleitario in rete, ricezione sbagliata, poi Bosetti e Chirichella non passano: da 10-11 a 10-19 in un amen. Le azzurre non escono dalla rotazione al sevizio di Akinradewo e sprofondano fino al 17-25 finale.
Nel tie-break meglio Egonu e socie si scontrano definitivamente con le difficoltà a mettere palla a terra: le americane sono più pazienti e vanno 3-6 con Larson. Il muro sulla pipe di Egonu dice 4-8, le statunitensi ormai sono cariche e volano 7-11 con Drews. Cade anche Bosetti in ricezione (8-13), Sylla sbaglia in battuta e regala 5 match point alle americane. Annulla il primo Egonu, il secondo l’arbitro fischiando un’accompagnata a Bartsch poco spiegabile. Hancock va in confusione ma Bartsch chiude col millimetrico mani out su Egonu.