KATOWICE – La speranza di tutti è che l’appuntamento di questa sera (ore 21, diretta Rai2 e DAZN) contro i serbi si trasformi da partita che vale l’accesso alla finale dell’Europeo ad una vera e propria staffetta, un passaggio di testimone tra la squadra più vecchia (o meglio, anziana ed esperta) del torneo continentale e quella più giovane.
La carta d’identità non fa sconti soprattutto a serbi (media 29 anni, 6 mesi), sloveni (29 anni e 2 mesi) e bi-campioni del Mondo della Polonia (29 anni e 5 mesi) le tre squadre con l’età media più alta di tutto il torneo semifinaliste contro la squadra azzurra che invece svetta, in pieno ricambio generazionale, come la più giovane con soli 24 anni di media.
Italia-Serbia è quindi la sfida tra le due estremità, una gara sentitissima dalle due parti. Vuoi perché appena un mese fa proprio l’Italia “rosa” di capitan Sylla ha vinto l’Europeo a Belgrado proprio contro le serbe, poi perché due anni fa a Bari, nel torneo di qualificazione olimpica, gli azzurri eliminarono la nazionale dell’allora coach Grbic e dei vari Atanasijevic, Petric, Kovacevic dalle Olimpiadi di Tokyo.
Una sfida infinita contro una nazionale che in campo impone agli azzurri di sussurrare schemi e contro mosse perché la lingua italiana è la seconda di tutti i protagonisti della nazionale di Belgrado che in Italia è stata capace in tutti i suoi principali attori di farsi apprezzare con il gioco e amare e rispettare sotto l’aspetto umano.
E’, la Serbia, la classica squadra coriacea, dura, smaniosa di giocare per il proprio Paese e che per quello credo è capace di dare sempre un qualcosa in più.
Sono i campioni in carica, la squadra è esperta (Fefé in conferenza stampa, nel parlare proprio dell’esperienza, sottolineando che a volte è un alibi, ha però ribadito che nel caso degli avversari è dote presente in abbondanza) ma con almeno un punto debole acclarato in posto due, un refrain che in Italia ha già conosciuto nella scorsa stagione Perugia che non ha potuto contare al meglio di uno dei suoi storici leader Atanasijevic. “Bata” e Luburic devono fare reparto in due. Basterà? I punti di forza sono al centro con Podrascanin e Lisinac, giocatori di qualità indiscussa, così come in posto 4 brilla Uros Kovacevic uno dei martelli ricevitori di maggior qualità a livello mondiale degli ultimi anni, seppur di tanto in tanto non continuo e non al meglio della condizione fisica. E’ un derby tra amici e campioni che si rispettano, tra due scuole, tra due nazioni che vivono diversamente l’approccio alla cultura e formazione sportiva tanto che la Serbia con una popolazione di 7 milioni di abitanti (60milioni gli italiani) eccelle a livello mondiale in diverse discipline di squadra, come pallavolo, basket e pallanuoto.
IL SESTETTO – La Serbia, il sestetto: Jovovic in regia, Luburic opposto, Kovacevic e Ivovic in posto 4, Lisinac e Podrascanin al centro, Majstorovic libero.
I PRECEDENTI – 36 i precedenti tra le due squadre con 20 successi italiani. L’ultima gara disputata, 30 maggio, è stata nella bolla di Rimini durante la Volleyball Nations League quando s’imposero i serbi con il punteggio di 3-1; ma la memoria evoca sfide molto importanti come la qualificazione olimpica disputata a Bari in un Pala Florio gremito in ogni ordine di posti (vittoria italiana per 3-0) o il match nella Final Six dei Campionati del Mondo 2018 vinta dai serbi (3-0 il punteggio). Andando indietro nel tempo impossibile non ricordare la finale della rassegna continentale disputata a Vienna esattamente dieci anni fa quando gli azzurri allenati allora da Mauro Berruto si dovettero accontentare di una medaglia d’argento (3-1 il risultato).