di Francesco Mazziotti
BOLOGNA – Prendete il PalaDozza di Bologna e fingete che non sia un vero e proprio tempio del basket. Rimuovete -solo temporaneamente- la trentina di trofei e scudetti marchiati “V-Nere” o “Effe” e sostituiteli con gagliardetti e banner rossoblù.
Amalgamate ora nel palazzetto più di ottocento spettatori: partite da quelli con la sciarpa rossoblù (appena rientrati dal pub a vedere il Bologna Football Club), passando poi per quelli appassionati pallacanestro (li troverete inizialmente un po’ spaesati vedendo il taraflex al posto del parquet, ma non preoccupatevi), gli immancabili curiosi e nostalgici (“perché giochiamo in rossoblù e non in giallonero?”) e concludete con i “malati di pallavolo” sempre presenti agli eventi di volley in città.
Schierate ora in campo due formazioni di Serie A3, una in cerca di punti salvezza e l’altra in lotta per il primato e godetevi la partita nel palazzetto che avete precedentemente allestito.
Questa la ricetta di un magnifico pomeriggio pallavolistico che ha messo in scena l’esordio di Pallavolo Bologna nella sua nuova casa, lo storico PalaDozza, in passato già casa dei gialloneri della Zinella Bologna.
Ma andiamo con ordine: la Geetit Pallavolo Bologna nasce nel 2019 col chiaro intento di riportare la pallavolo cittadina ad altissimo livello. Sette società locali si uniscono e danno vita al progetto “Pallavolo Bologna” che brucia le tappe ed alla sua prima stagione, esclusa quella precocemente interrotta dalla pandemia, centra la promozione in A3, al termine di un playoff di Serie B non adatto ai deboli di cuore.
A Bologna il volley ha sempre pagato la feroce concorrenza con gli altri sport: “Bologna è una fede” come cantavano gli Skiantos riferendosi alla blasonata società calcistica, ma Bologna è anche “basket city”, e spesso gli appassionati ti chiedono con tono minaccioso “Virtus o Fortitudo?” prima ancora di essersi presentati. Senza dimenticare il baseball tredici volte campione d’Italia.
Nonostante questo ecosistema potenzialmente avverso, la pallavolo bolognese non si è mai fermata: dagli appuntamenti di prestigio nei campionati regionali, all’Unipol Arena di Casalecchio di Reno ormai appuntamento fisso delle “Final Four” di Del Monte Coppa Italia, fino al Mondiale 2018 proprio al PalaDozza, la città ha sempre risposto “presente” e ha gremito ogni tribuna fino all’ultimo seggiolino disponibile.
La leggenda narra che proprio durante l’ultima manifestazione citata, l’allora presidente Fipav Bologna e attualmente DG di “Pallavolo Bologna” Andrea Cappelletti e Andrea Brogioni, uno dei fondatori, si interrogarono davanti all’ennesimo palazzetto pieno, sul perché mancasse una squadra di vertice in una città con così tanta voglia di volley, e da lì partì il progetto.
“Domenica è stata una bella festa, un grande esempio di sport” ha dichiarato proprio il dg Cappelletti dopo la gara con la big Macerata, ricordando però che è stata “la prima di una lunga serie: le prossime saranno ancora meglio”, e anche l’assessora allo sport Roberta Li Calzi si è detta entusiasta, dato che “non si vedeva un tale pubblico da tanto tempo per un evento di pallavolo…anzi non si vedeva proprio un evento di volley a livello di club da tanto tempo”. La società è infatti stata fondata con la benedizione delle autorità e del Comune di Bologna, e in primissima fila in parterre c’era anche il neo sindaco Matteo Lepore, con tanto di sciarpa rossoblù.
E a proposito di ospiti illustri: nelle tribune stampa era presente anche, con immancabile occhio sugli altri campi della Serie A (“mi tocca seguire solo un’altra partita, ho dimenticato il tablet”), il presidente della Lega Pallavolo Serie A, Massimo Righi che ha dapprima applaudito la società facendo i “complimenti per come ha organizzato l’evento e per come ha curato l’allestimento del palazzetto” e poi si è espresso in favore della città: “è evidente che Bologna trasuda pallavolo: occorrerà trovare lo spiraglio giusto per continuare il percorso di crescita e raggiungere A2 e Superlega, perché per una città così l’obiettivo deve essere quello.”
La speranza è che le parole “Pallavolo” e “Bologna” possano essere pronunciate nella stessa frase più volte possibile e grazie alla società delle sette sorelle. E non solo per questioni nominative.