Grazie Matteo Berrettini. Ti sei regalato un sogno, la finale del torneo più importante al mondo, dove il tennis è nato ed ogni anno celebra la sua bellezza e diversità.
Grazie perché ci hai regalato un sogno, qualcosa di talmente grande che per anni ed anni era peccato anche il solo pensarlo.
Talvolta, per fortuna, i sogni diventano realtà. Accade quando riesci ad incastrare in modo perfetto talento, visione, lavoro, qualità, doti morali, fisiche, tecniche. Quando hai la forza mentale ed il cuore per perseguire con tutto te stesso quel sogno. Quando ci credi, giorno dopo giorno, ti circondi delle persone giuste ed hai la pazienza di perseguire nel lungo periodo un progetto, tenendo duro nei momenti difficili, tenendo i piedi per terra in quelli belli, continuando a lavorare rigando dritto per arrivare al traguardo prefissato. Questo, e molto di più, è Mr. “Hammer” Matteo Berrettini. Primo finalista italiano a Wimbledon nella storia.
Oggi Matteo ha giocato sul Centre Court l’ennesima grandissima partita su erba di questo 2021, dove è ancora imbattuto dopo il successo al Queen’s. E dove domenica si giocherà la coppa, probabilmente vs. Novak Djokovic (Shapo permettendo). Ha vinto 6-3 6-0 6-7 6-4, superando Hubert Hurkacz nettamente, in ogni settore del gioco. Un’altra prestazione splendida, impressionante. Il tabellino dice che ha chiuso la partita con 22 Ace, 60 vincenti e solo 18 errori; 86% di punti vinti con la prima e due su tre con la seconda. Con questi numeri al servizio Berrettini è un vero “Martello”, a tratti ingiocabile. Per tutti.
Ma la prestazione odierna di Berrettini va oltre ai numeri. Quel che mi ha stupefatto ed esaltato è stata la sua presenza in campo. Fin dal primissimo 15. Il suo sguardo era fiero, quello di chi ha dentro di sé una consapevolezza assoluta di trovarsi dove merita. Matteo è stato per tutto il match sicuro, spavaldo, lucido, intenso, attento. Ha perso il terzo set per colpa di un singolo maledetto punto al tiebreak girato male, quella volée toccata con troppa sicurezza a campo aperto. Un attimo che ha pagato caro. La forza del campione è far restare quell’errore (grave) solo un attimo, aver la forza mentale di premere un clic in testa e cancellarlo. Ha ricominciato nel quarto set ancor più forte, “cattivo” concentrato. Con una spettacolare reazione ha subito strappato il game di servizio al polacco ed è volato via. Granitico per tutto il match, non una pausa, non un momento di paura o titubanza. Al momento di servire per il match, è arrivato il doppio fallo sul primo punto. Anche lì: clic. Si cancella e si riparte, quattro mazzate e via. Racchetta che vola per terra, mani sulla testa, e quel sorriso che ha fatto innamorare tutto il Regno Unito (e non solo) di questo bellissimo ragazzo italiano, una splendida persona oltre che un eccezionale campione in campo.
Dove ha vinto la partita Berrettini? Fin dall’avvio, con quella forza e presenza. Hubert ha sentito quella intensità, ha visto davanti un muro, un rivale fortissimo e convinto come non mai. Potente, inscalfibile. Matteo ha vinto servendo come un treno e mettendo grandi dubbi e tensione sul rivale. Il match è partito con equilibrio, ma appena Hurkacz non ha trasformato le chance per l’allungo, tutto nel suo gioco si è inceppato. Colpa sua, ma anche grande merito dell’azzurro, che ha servito alla grande ed ha iniziato a rispondere con qualità. Risposta bloccata sulla prima palla, risposta lunga sulle seconde. Qua Hubert si è “incartato”: persa la prima di servizio, è andato in crisi, divorato dalla tensione. Le sue gambe erano lente ad arrivare sulla palla, il suo braccio trattenuto. Ha iniziato a buttarsi avanti, come per “scappare” dallo scambio, dove Matteo comandava con la botta di diritto e col back di rovescio. Berrettini è stato lucido, ha fatto scorrere il suo tennis senza regalare nulla, senza un calo di tensione.
Berrettini ha fatto un capolavoro perché ha fatto sentire la propria sicurezza all’avversario, dicendogli “il servizio non me lo togli” e quindi cambiando continuamente ritmo negli scambi. Mai due palle uguali, botta col diritto e poi diritto toppato, magari stretto; rovescio slice basso e palla senza peso sul diritto di Hubert (situazione tecnica che soffre moltissimo) e poi via avanti a sfidarne il passante. Matteo tatticamente è stato magistrale. Insieme alla sua presenza ed al suo ritmo infernale al servizio ha dominato totalmente i primi due set. Il parziale clamoroso di 11 games di fila è la foto esatta di quella fase del match.
Nel terzo Hubert, perso per perso, si è buttato avanti con coraggio, e finalmente ha ritrovato il servizio. Ha retto bene nel set, l’ha pure vinto, confermando le qualità che l’avevano portato a giocarsi il match più importante in carriera. Ma nel quarto, all’avvio, Matteo è di nuovo salito in cattedra, un break immediato e via, verso il successo.
Ci sarebbero mille altri aspetti tecnici e tattici da sottolineare in questa bellissima e storica vittoria di Berrettini. Come ha gestito bene le palle basse giocate dal rivale; come ha gestito la spinta col diritto, non solo di potenza ma chiudendo benissimo l’angolo col polso e trovando moltissimi cross stretti che hanno mandato in crisi Hurkacz. Tanto altro ancora. Ma meglio oggi chiuderla qua. Rivedremo questa partita mille volte, con il sorriso di aver vissuto emozioni purissime.
“Domenica devo Crederci” le ultime parole pronunciate da Matteo a caldo in campo, subito dopo la vittoria. Noi saremo in trincea con te. Grazie Matteo.
Marco Mazzoni
M. Berrettini vs H. Hurkacz