Una sconfitta può aver un retrogusto dolcissimo. Anche se sei arrivato ad un passo dal vincere, avendo pure il match point e non trasformandolo. Può sembrare un paradosso, ma chi vive di sport ti confermerà tutto questo. È quel che è accaduto ieri sera, al Pala Alpitour, a Jannik Sinner.
Il giovane talento azzurro è arrivato a doppio match point contro il fortissimo Medvedev, non ce l’ha fatta. Un rovescio vincente terrificante ha chiuso la partita al tiebreak decisivo a favore del russo, che chiude anche il girone imbattuto per una striscia di otto vittorie di fila nel torneo, di cui è campione in carica.
Si chiude con una bellissima, esaltante vittoria ed una sconfitta sul filo di lana l’esordio di Sinner alle Finals. Da alternate, arrivare in semifinale è quasi impossibile, tanto che non c’è mai riuscito nessuno subentrando con la possibilità di giocare solo due partite. Colpa di una delle regole del torneo, a parità di vittorie contano di più il numero di match giocati. Pazienza.
Negli occhi di tanti appassionati questa resterà una bellissima partita, ma una sconfitta. Vero, inconfutabile, il freddo calcolo dei numeri dice questo. Ma tirando un bilancio a freddo di quel che abbiamo visto e vissuto da bordo campo, col cuore in gola in decine di scambi mozzafiato con la palla che schizzava via come impazzita a destra e a manca, l’esperienza e soprattutto la partita di ieri sera di Jannik è un successo clamoroso. Una sconfitta che si trasforma in una pietra stabilissima nelle fondamenta del Campione che Sinner sta diventando.
Le sconfitte non sono tutte uguali. Perdere fa male, ma perdere aiuta a crescere, ti aiuta a capire dove sei rispetto a dove vuoi arrivare. Per questo la sconfitta di ieri di Sinner è un clamoroso successo. Sarebbe stato un k.o. brutto e doloroso se Jannik avesse perso col classico 6-3 6-4, un break per set, senza la possibilità di incidere, restando in scia del forte rivale ma incapace di dare la zampata, di trovare una via per recuperare o diventare pericoloso. Sarebbe stata una pietra tombale se avesse perso 6-0 6-1 respinto al mittente con durezza totale, vedendo il rivale lassù, irraggiungibile.
Per assurdo, aver perso così malamente il primo set con solo 10 punti vinti, dominato totalmente sul piano tattico, è stato ancor più importante perché dall’inizio del secondo set, dopo aver cancellato con un forza brutale una palla break che già puzzava di match point c’è stata la reazione. Che reazione: fisica, mentale, tecnica, tattica. La sconfitta di Jannik di ieri era è un grandissimo successo perché dopo un set perso così male il rischio di crollare e perdersi era concreto. Quello sarebbe stato grave, sarebbe stata una memoria negativa pesante, ti avrebbe insinuato dentro un coacervo di dubbi e incertezze. Io potrò mai arrivare a quel livello lì? Sono davvero così lontano? La reazione di Sinner, come è rientrato in partita, ha agganciato il rivale e facendo a “sportellate” fino all’ultimo punto, è un segnale forte e bellissimo. È la conferma che Sinner ha questo livello di gioco, quello dei top. È la dimostrazione che il ragazzo ha tantissimo carattere, che riesce a trovare la via per uscire dalle difficoltà. Non solo reazione, importantissima, ma anche tenuta. Il primo set è durato 26 minuti, tutto il resto oltre due ore. Per due ore Jannik ha spinto a tutta, ha imposto un forcing brutale facendo correre la palla così tanto, con un ritmo talmente infernale da mettere in difficoltà un tennista formidabile in difesa come Medvedev. Ha servito bene, ha risposto profondo, “cattivo”. Intenso, deciso, pure aizzava il pubblico e si nutriva dell’energia atomica che illuminava a giorno il Pala Alpitour. Sentire tutto questo da bordo campo ancora provoca i brividi.
Sinner ha perso, pure non trasformando due match point. Ma per come ha reagito ad una batosta micidiale, per come ha alzato il livello ed ha ripreso la partita senza approfittare del calo del rivale ma andandolo a prendere e restandogli agganciato al suo livello, è più di una vittoria. È la conferma che Jannik sta continuando il suo percorso in modo più giusto, sta continuando a crescere in modo incredibile. La crescita nel tennis è un percorso mai in linea retta. Si procede a scale, vivendo esperienze, soffrendo, analizzando, cambiando, ripetendo e quindi assimilando fino a fare uno scalino. La partita di ieri vale 10, 100 scalini nella propria autostima e consapevolezza. Anche se si è perso. “Nella mia vita ho sbagliato più di novemila tiri, ho perso quasi trecento partite, ventisei volte i miei compagni mi hanno affidato il tiro decisivo e l’ho sbagliato. Ho fallito molte volte. Ed è per questo che alla fine ho vinto tutto”. Michael Jordan
Marco Mazzoni