Uno splendido Gian Marco Moroni lascia cinque giochi a Federico Coria e si aggiudica il primo Challenger in carriera. “La strada è ancora lunga” dice il romano, che ha sfibrato l’argentino con un’impressionante fase difensiva. Grande soddisfazione degli organizzatori, capaci di mettere in piedi il torneo a tempo di record. Tanti sforzi sono stati ripagati da una grande edizione.
Gian Marco Moroni è un grande appassionato di pallacanestro. Durante la settimana dell’ASPRIA Tennis Cup – Trofeo BCS (44.820€, terra battuta) ha spesso indossato il cappellino dei Brooklyn Nets. Nel linguaggio gergale del basket, recuperare una palla dal bidone della spazzatura significa ridare vigore ad azioni che sembrano ormai concluse. Il concetto si può prendere in prestito nel tennis, a sottolineare una straordinaria fase difensiva. Ed è stata proprio l’impressionante generosità del romano, indomito nel rincorrere le palle più difficili, una delle chiavi del successo contro il favorito Federico Coria, domato con un netto 6-3 6-2. Il punto-simbolo della partita è arrivato sul 6-3 2-1: in quel game, l’argentino si è portato 0-40 sul servizio di Moroni. Dopo aver annullato le prime due, il romano ha giocato uno scambio di enorme sacrificio, rimandando di là ogni attacco di Coria. Con l’ultima goccia d’energia, ha costretto l’argentino a giocare uno smash. E Coria lo ha sparato fuori. Nel game successivo, un’altra immensa fase difensiva ha portato Coria all’errore sulla palla break, stavolta a favore di Moroni. Il match è finito lì. Per Moroni arriva tutto in una volta: primo titolo Challenger e prima vittoria contro un top-100 ATP. “Ma per me non cambia molto – dice Moroni, la cui ambizione è ben nota – la strada è ancora lunga. La cosa positiva di questo torneo è la conferma che il lavoro con il mio staff di Foligno è quello giusto. Dobbiamo continuare su questa strada e fare il meglio possibile, perché il livello si alzerà e dovrò migliorare”. Insomma, un punto di partenza. Nonostante il forte desiderio di vincere il suo primo torneo di categoria, Moroni ha approcciato con la dovuta tranquillità la finale.
UN PO’ DI TENSIONE, POI PASSA LA PAURA
“Come prima di ogni partita, mi sono concesso una pennichella pre-match – dice con un sorriso – questo mi ha aiutato a rilassarmi”. In effetti, è entrato bene in partita e con le idee chiare. “L’idea era fare gioco non appena ne avevo l’opportunità. Contro Coria non puoi permetterti di avere fretta. La sua forza è la costanza negli scambi. In effetti, appena entravo nel palleggio era dura. Dunque dovevo prendermi il punto, ma nei modi e nei tempi giusti”. Il primo break arrivava all’ottavo game, con un bel punto in pressione. Il match poteva girare nel game successivo: sul 30-30, Moroni si issava a setpoint con un gran passante di rovescio, poi nel momento cruciale commetteva due doppi falli di fila che davano a Coria la chance di tornare in partita. “In quel momento mi sono fatto prendere dalla tensione. Allora ho fatto un bel respiro, mi sono rilassato e ho ripreso a fare quello che stavo facendo”. Moroni annullava la palla break con un bello schiaffo al volo, poi il set terminava con una smorzata di Coria, respinta dal nastro. Nel secondo set, come detto, nei rari momenti di difficoltà Moroni ha soffocato le motivazioni di Coria con una straordinaria fase difensiva. Dopo l’ultimo punto, il romano si è sdraiato a pancia in giù sulla terra rossa del Campo Centrale. Una gioia immensa, condivisa anche con i genitori (il papà è rimasto fino alla fine, la madre è dovuta andare via negli ultimi giorni), ma vissuta come una tappa di passaggio. Anzi, come un punto di partenza. “Quest’anno avevo già vissuto tante settimane in cui ho pensato di poter arrivare in fondo – dice Moroni – ma qui a Milano ho potuto vivere con tranquillità e in un contesto di normalità. A causa del virus, ho vissuto tante settimane da solo in cui pensavo solo al tennis. Il livello c’era, ma questa settimana ero semplicemente più rilassato e questo mi ha permesso di giocare al meglio i punti importanti. È stato un processo naturale, non c’è stato un momento preciso in cui ho iniziato a pensare di poter vincere”.
TRADIZIONE VINCENTE
Il successo di Moroni è il quarto per l’Italia all’ASPRIA Tennis Cup – Trofeo BCS, il che ci permette di raggiungere la Spagna come Paese più titolato, lasciando alle spalle l’Argentina. Tra l’altro, Moroni interrompe una tradizione che nelle ultime edizioni vedeva sempre vincere la testa di serie numero 1. Federico Coria (che martedì giocherà a Wimbledon) ha fatto il suo dovere fino alla finale, ma forse ha pagato la stanchezza di 10 match in meno di due settimane. Di sicuro, ha patito la qualità del tennis di Moroni, che vale molto di più della 218esima posizione che festeggerà da lunedì, non troppo distante dal best ranking (n.209) dello scorso anno. Negli ultimi anni, i vincitori dell’ASPRIA Tennis Cup hanno fatto ottime cose: l’augurio è che Moroni possa emulare i successi dei vari Delbonis, Cecchinato, Pella e Djere. “Spero di non vedervi più” ha scherzato durante la premiazione, appena prima di stappare lo champagne griffato Fantinel: intendeva dire che spera di iniziare a frequentare il circuito maggiore. Di certo, non dimenticherà facilmente la settimana dell’ASPRIA Harbour Club. La settimana in cui ha riscoperto il dolce sapore della vittoria. Grande soddisfazione degli organizzatori, capaci di mettere in piedi un evento con i soliti standard qualitativi a tempo di record. Un segnale importante per il futuro di un torneo che ormai è una gioiosa tradizione del calendario di inizio estate. Dal direttore del torneo Massimo Lacarbonara al direttore organizzativo Carlo Alagna, passando per la General Manager dell’ASPRIA Harbour Club Roberta Minardi e al presidente del main sponsor BCS Giuseppe Fumagalli, i sorrisi raccontavano molto più di mille parole. Milano è ripartita. E Gian Marco Moroni ha scelto Milano per iniziare a disegnare il suo futuro.