SuperNews ha avuto il piacere di intervistare Sara Franceschi, nuotatrice livornese classe 1999. La giovane mistista, nella prima giornata degli Assoluti primaverili, a marzo, ha centrato la qualificazione alle Olimpiadi di Tokyo 2020, nei 400 misti, con il tempo di 4’37”0. Per la Franceschi non si tratta di una novità, dal momento che nel 2016 è stata la più giovane atleta della spedizione azzurra alle Olimpiadi brasiliane di Rio. Ai nostri microfoni, Sara ci ha raccontato in che modo la giovane nuotatrice di Rio 2016 sia adesso più cosciente, più grande e consapevole dei propri mezzi per raggiungere un grande obiettivo: una finale a Tokyo 2020.
Sara, come nasce l’amore per il nuoto?
Fin da piccola ho sempre nuotato. Vivendo a Livorno, città di mare, i miei genitori volevano che io sapessi nuotare. Come la maggior parte delle bambine, da piccola praticavo anche danza, contemporaneamente al nuoto. Poi, in prima media, decisi di intraprendere la sola strada del nuoto per vari motivi: la scuola era diventata più impegnativa, a danza non eccellevo particolarmente e mi divertivo moltissimo in piscina con i miei compagni di nuoto.
Come ti sei sentita ad essere la più giovane atleta della spedizione azzurra alle Olimpiadi brasiliane di Rio 2016?
Rio 2016 è stato un sogno. Ero un po’ la “mascotte” della spedizione azzurra, essendo la più piccola atleta che l’Italia portava all’Olimpiade. È stata un’esperienza indimenticabile, perché l’Olimpiade, per me ma credo per ogni sportivo, è l’ambizione più grande da realizzare. Inoltre, ritrovarsi in un villaggio popolato da atleti provenienti dalle più varie discipline sportive e nazioni è surreale, un’atmosfera completamente diversa dal solito. Ero davvero piccola, non mi rendevo bene conto di dove mi trovassi. Rio è stata una parentesi davvero fantastica.
Hai centrato la qualificazione per Tokyo 2020, nei 400 misti, con il tempo di 4’37”0, nella prima giornata degli Assoluti primaverili, nella «bolla acquatica» dello Stadio del Nuoto di Riccione. Cosa ti aspetti dalla prossima esperienza olimpica? Quale risultato ti auguri?
Sicuramente, nella mia seconda e prossima Olimpiade, vivrò il tutto in maniera più concreta, sarò più protagonista. Non sono più la bambina di Rio, ma un’atleta di 22 anni che ha conquistato meritatamente questo pass olimpico. L’obiettivo è quello di dare il massimo. Ho tempo per prepararmi, dal momento che mi sono qualificata a marzo. Noi, come Nazionale, potevamo provare a rifare il tempo a giugno, al Settecolli, ma, avendolo fatto prima, ho il tempo di realizzare e prepararmi al meglio. Spero di dare il mio massimo e di arrivare in una finale a Tokyo 2020. Visto il tempo realizzato a marzo, non credo sia così impossibile. Vedremo cosa succederà.
In cosa è cambiata Sara di Rio 2016 rispetto a Sara di Tokyo 2020?
Sara di Rio 2016 era una bambina ancora incosciente, che aveva ottenuto dei buoni risultati nelle Nazionali Giovanili, ma che non era ancora entrata nel mondo dei grandi, dei professionisti. A partire dal 2018, dopo la maturità, ho iniziato a dedicarmi completamente al nuoto, allenandomi intensamente, mattina e pomeriggio. Avevo capito che in me c’era qualcosa, che potevo realizzare qualcosa di importante, così ci ho creduto, non ho mollato, neanche durante il difficile periodo della quarantena. Alle Olimpiadi di Tokyo 2020 parteciperà una Sara più grande, più consapevole e con la voglia di dare il proprio massimo. Mi sono tanto allenata per questo, e spero di riuscire nel mio obiettivo.
In quale stile ti senti più forte?
Gli stili in cui sono più forte sono sempre stati rana e dorso. Un nuotatore può diventare mistista perché i due stili principali, al centro della gara, sono quelli che poi ti permettono di fare risultato. Poi, delfino e stile libero sono quelli che, con gli anni e acquisendo più forza, ho perfezionato e migliorato, cimentandomi di conseguenza in tutti e quattro gli stili. Tuttavia, dorso e rana rimangono il mio pezzo forte.
C’è un nuotatore o una nuotatrice fonte di ispirazione per te?
Sicuramente Federica Pellegrini per la Nazionale Italiana. Ho avuto la possibilità di allenarmi con lei e, nonostante abbia 33 anni, Federica non molla mai un metro, è sempre lì a competere, a gareggiare anche in allenamento. Per questo, la ammiro molto, è un esempio da seguire.
In che modo ti stai allenando attualmente? Hai già iniziato una preparazione particolare in vista di Tokyo 2020?
Sì, l’ho già iniziata. Dopo gli Assoluti, sono stata ferma soltanto nei due giorni di Pasqua e Pasquetta, per poi subito ripartire con gli allenamenti. Le gare sono terminate sabato e già mercoledì siamo partiti e arrivati a Livigno per iniziare il collegiale in altura, che a noi nuotatori serve a riossigenare il sangue. Siamo ad alta quota, in montagna, e per due settimane e mezzo rimarrò qui. Dopodiché, a maggio parteciperò agli Europei di Budapest, e continuerò poi gli allenamenti a casa, nella vasca da 50 metri, in vista dell’Olimpiade che inizierà a fine luglio.
Come ci si sente a rappresentare la propria nazione ad una competizione prestigiosa come le Olimpiadi?
E’ veramente bellissimo. Noi della Nazionale Nuoto, poi, siamo un gruppo molto affiatato, unito, ci facciamo forza l’un l’altro anche in allenamento. Quando ho partecipato alle Universiadi nel 2019, a Napoli, gareggiare in Italia è stato veramente emozionante: avevi tutto il pubblico che tifava per te, un calore incredibile. Gli italiani, nonostante non potranno essere fisicamente presenti alle Olimpiadi quest’anno, faranno sicuramente un gran tifo da casa che arriverà e che sentiremo fino a Tokyo.