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De Sanctis: “Elezioni Coni, cari candidati dove sono i programmi?”

Il presidente della Federazione Italiana Bocce spiega: “La riforma dello sport deve partire dall’interno, la dobbiamo fare noi, non subirla. Questo quadriennio sarà transitorio”  

Presidente De Sanctis, il 13 maggio a Milano, ci saranno le elezioni del Coni: cosa si aspetta?   

  

“Ritengo che questo quadriennio sia transitorio – spiega il presidente della FIB – perché ci sono quattro candidati per la presidenza, un numero a mio avviso eccessivo. Personalmente, non considero la candidatura di Chimenti, visto il grandissimo rapporto d’amicizia con il presidente Malagò. Al di là della forma, quindi, per me i candidati sono tre. Tra questi, una candidata (la Bellutti, ndr) non ha portato avanti la campagna elettorale nel modo richiesto, ma ha soltanto inviato una lettera, che io ho ricevuto venerdì scorso. Di conseguenza si è parlato poco di questa candidatura. Si parla molto del candidato Renato Di Rocco, che non ha la stessa storia da atleta della Bellutti, straordinaria campionessa, ma ha un curriculum dirigenziale di lungo corso, essendo stato Segretario Generale e dirigente del Coni e per tanti anni il presidente di una Federazione importante, quale è quella del ciclismo. Per cui ritengo Di Rocco la vera alternativa al presidente uscente Malagò, che avrebbe l’ultimo mandato da effettuare. Mi aspetto sempre dei programmi, che ancora non vedo: sono abituato che, quando una persona si candida, lo debba fare attraverso un programma. Senza ho difficoltà ad esprimermi e a scegliere, perché in questo momento, con tutto quello che è avvenuto, con la confusione e la sovrapposizione di competenze generata dalla legge di riforma del 2018, mi sarei aspettato dei precisi punti programmatici, proprio perché sostengo da tempo, come ho ribadito più volte in Consiglio Nazionale, che la riforma dello sport debba partire dall’interno. Siamo noi che dobbiamo predisporre un testo per una nuova governance sportiva e riformare quanto sia necessario riformare”.  

Cosa significa?   

“Significa che il Coni debba riappropriarsi delle proprie competenze in materia di alto livello e preparazione olimpica. Poi si deve dare importanza al Dipartimento dello Sport oppure a Sport e Salute per quanto riguarda lo sport per tutti, il settore scuola, lo sport sociale e di base, quale benessere per tutta la comunità, seguendo le linee del delegato allo Sport dal Governo. Pertanto, questa riforma va assolutamente portata avanti dal Coni e dalle Federazioni Sportive Nazionali, cercando di fornire risposte concrete agli accorpamenti tra discipline sportive, alla definizione certa della natura pubblica o privata delle Federazioni, alla riduzione dei componenti del Coni, riaccordando la centralità alle Federazioni Sportive. In questo momento non è facile scegliere il futuro board del Coni, sia per il depotenziamento di funzioni e competenze dell’ente olimpico, sia per la mancanza di tempi di riforma essenziali per il futuro dello sport italiano. C’è ancora molta confusione, per cui noi dobbiamo scegliere i dirigenti migliori che facciano il bene dello sport nel suo momento più difficile, aggravato dalla pandemia”.  

Presidente, dal Cip, ente al quale lei è molto affezionato, cosa si aspetta?  

 “Credo che ancora una volta non ci siano candidati per la presidenza, anche perché non è facile sostituire l’attuale presidente Luca Pancalli. Anche per il Cip credo che sia un quadriennio fondamentale per completare l’organizzazione e le strategie di politica sportiva del CIP da quando, nel 2017, è divenuto ente di diritto pubblico con occhio particolare all’attività di avviamento allo sport. Ci sono ancora pochi tesserati disabili, rispetto al potenziale che si potrebbe avere, nonostante i grandi risultati ottenuti in questi anni dal Comitato Paralimpico. Un movimento che richiede necessariamente un ricambio dirigenziale a tutti i livelli, obiettivo molto più difficile da raggiungere rispetto, vista la complessità della materia”.  

Le elezioni sono più tranquille al Cip?  

 “Le elezioni sembrano più tranquille di quelle del Coni, anche perché il Cip ha mantenuto tutte le sue competenze rispetto a quelle del Comitato Olimpico Nazionale Italiano. Ero intenzionato a candidarmi nella Giunta Nazionale del Cip, ma sono stato impossibilitato per motivi di opportunità. Ho ritenuto di attendere ancora quattro anni, considerato che credo nell’etica dello sport”.  

  

  


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/sport/rss2.0.xml


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