PIACENZA – Alessandro Fei è una cerniera nel tempo della pallavolo italiana, un vero highlander, punto di congiunzione tra le ultime battute della Generazione di Fenomeni e questo volley moderno.
41 anni compiuti, ha affrontato sin qui la stagione con l’idea che potesse essere l’ultima di una carriera ricca di successi e traguardi conquistati. Scudetti, Champions League, oro Mondiale 1998, tre medaglie a cinque cerchi da Sydney 2000 a Atene 2004 a Londra 2012, fino al di punti fatti in Superlega proprio poche settimane fa.
Poi il black out.
“Il mio record di punti è arrivato in un anno davvero particolare, oggi vivo in una situazione strana che non riesco nemmeno a definite. Chiuso in casa tutto il giorno senza fare nulla, è pesante. Ci mancavano poche partite per la fine del campionato. Un po’ di delusione c’è, è saltato tutto quanto. Così ora ci sentiamo con un piede di qua e un piede di là”.
Secondo te come finisce questa annata pallavolistica? “Onestamente l’idea di giocare questa stagione la vedo anche un po’ inutile. Senza pubblico, sponsor, con il rischio della salute”.
E dire che per giocare quest’anno ti avevano quasi supplicato… “No, dai, supplicato no. C’era la volontà reciproca di fare ancora un anno. Società nuova, tutto nuovo, Zlatanov al primo anno da dirigente mi ha chiesto una mano e io ho risposto presente. Volevo terminare qui a Piacenza la mia carriera. Vediamo il prossimo anno”.
Già, il futuro… “Sinceramente non sto pensando a nulla, con tutta questa emergenza, ancora non lo so. Mi piacerebbe rimanere a Piacenza, in che veste lo vedremo. Chiudere così la carriera sarebbe brutto bisogna però vedere se il fisico regge da qui a settembre, dopo 6 mesi di stop”.