MODENA – Catia Pedrini, presidente di Modena Volley, scrive alla Lega Pallavolo Serie A una lettera a tema “coronavirus”.
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Spettabile
LEGA PALLAVOLO SERIE A
al Signor Presidente
a tutti i Signori Consiglieri
a tutti i Signori Soci
Egregio Signor Presidente, Egregi Signori Consiglieri, Egregi Signori Soci,
rilevo – con grande rammarico – l’importante divergenza delle opinioni della scrivente Società all’interno della Lega Pallavolo Serie A, con riguardo al tema scottante del “coronavirus”: una posizione di minoranza, una situazione evidentemente frutto di una distanza abissale tra il modo di intendere la responsabilità sociale del Club che presiedo e quello della maggioranza degli altri club di Superlega.
Le ultime notizie apprese dagli organi della comunicazione nazionale, parlano di una situazione di massima criticità, con i malati in aumento esponenziale in tutta Italia, le “terapie intensive” degli ospedali sature, i medici ammalati, le scuole di qualunque ordine e grado chiuse, probabilmente fino a data da destinarsi: a ciò si deve aggiungere un prossimo nuovo intervento legislativo – del quale vi è contezza questa mattina in un post del Governatore Bonaccini – che annuncia ulteriori misure restrittive dal week-end 7/8 marzo 2020, a partire dalle attività aggregative, ricreative e sportive.
E noi cosa facciamo? Siamo obbligati a giocare a porte chiuse?
Perdonerete la franchezza: trovo la decisione oltremodo insensata, poco prudente – volendo usare un eufemismo – e comunque, totalmente contraria ai messaggi pervenuti a tutti noi da Roma, soprattutto dagli Organi scientifici preposti alla tutela della nostra salute.
Lo sport della pallavolo, pur non essendo strettamente considerato come “un’attività da contatto”, prevede in ogni caso scontri ravvicinati tra giocatori: che ne sarà della salute dei ragazzi?
E come mai niente Rugby, giro d’Italia, coppa del mondo di sci?
E che dire dell’obbligo – per la società ospitante – di organizzare la presenza di 11 raccattapalle e asciugatori del campo [normalmente ragazzini] che, obbligatoriamente, dovrebbero così venire a stretto contatto con i fluidi corporei degli atleti?
Ma lo stesso discorso è valido anche per tutti gli altri numerosi addetti all’impianto, inserendo nella lista da ultimo, ma non per ultimo, anche noi dirigenti, lo staff tecnico/medico, gli ufficiali di gara.
Chi ne risponderà in caso di probabile contagio?
Domanda retorica, mi direte, ma le misure prese dalla Lega per arginare il contagio appaiono come un blando palliativo se non addirittura controproducenti.
Ma che sia chiaro a tutti e lo urlo a chiare lettere fin da subito, io a tutto questo non ci sto.
Ben conosco il prossimo calendario nazionale ed internazionale, sia della mia squadra sia della nazionale italiana immediatamente prossimo al termine di questa stagione sportiva. Ma se non è possibile assicurare, quantomeno oggi, la salute dei partecipanti [e purtroppo la situazione è acclarata], ritengo sia assolutamente necessario procedere all’interruzione e/o sospensione immediata del campionato, quantomeno per il corrente mese di marzo 2020: in altre parole, le porte chiuse per tutti, atleti e staff inclusi, sono l’unica soluzione percorribile.
E si potranno recuperare le giornate perdute, insomma riguadagnare il tempo perduto, annullando la VNL che avrebbe dovuto avere inizio nel mese di maggio p.v. e così posticipare in tali date – ma sempre che ne ricorrano le condizioni sanitarie – la conclusione del campionato.
Dobbiamo e dovremo navigare a vista.
Questo è il mio pensiero, oggi.
Resta peraltro inteso che in ipotesi questa mia non dovesse trovare riscontro fattivo, procederò a tutelare le ragioni della Società che ho l’onore di rappresentare in tutte le opportune Sedi, anche giudiziarie.
Con i migliori saluti.
Catia Pedrini