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Lega femminile, Roberto Ghiretti lancia la sfida a Fabris: “Serve un modello innovativo”

Di Eugenio Peralta

Tra un mese esatto, all’assemblea elettiva della Lega Pallavolo Serie A Femminile fissata per l’8 giugno, Mauro Fabris avrà un avversario per la poltrona di presidente. E non uno qualsiasi: Roberto Ghiretti, dirigente di lungo corso, per anni ai vertici della Lega maschile, poi sfidante di Carlo Magri per la carica di presidente federale e da quasi 20 anni manager di una fiorente società di consulenza e comunicazione sportiva. La sua candidatura riflette la spaccatura interna alla Lega soprattutto in seno alle società di Serie A1, emersa in modo eclatante in occasione delle decisioni sulla chiusura definitiva della stagione. Ma non si tratta solo di questo, come spiega Ghiretti nella nostra intervista.

La candidatura, innanzitutto, è confermata: “L’ho presentata ieri sera. Tutto è nato in pochi giorni, diciamo al massimo una settimana. Sono sincero, era l’ultima cosa che avevo in mente, ma sono stato contattato e non potevo dire di no“.

Entrare in scena in questo momento, tra l’emergenza coronavirus e la profonda crisi del movimento, non è una scelta delle più semplici.

Forse no, ma la pallavolo è stata la mia vita per trent’anni, e ora che ne ho compiuti 65 sono convinto di poter fare cose positive e lasciarle in eredità a chi verrà dopo. Da giovane qualcosa di buono l’ho fatto, e la mia reputazione lo testimonia: sarebbe bello aiutare ancora questo mondo. A chiamarmi in causa sono state diverse società di Serie A1 e alcune anche di A2: naturalmente ho chiesto qualche garanzia prima di accettare“.

Ma come si potrà uscire dal periodo di difficoltà che sta attraversando la pallavolo e lo sport in generale?

Bisogna ragionare su due piani. Da un lato c’è l’emergenza: non sono così convinto che si possa ripartire in tempi brevi, e questa situazione ce la porteremo dietro almeno fino alla primavera 2021, dal punto di vista economico e sanitario. L’obiettivo è tenere la barra dritta e fare in modo che nessuno resti indietro. E poi c’è da pensare al futuro: qui l’obiettivo è costruire un modello innovativo, che metta le donne al centro, senza per questo essere per forza critici verso quello che è stato fatto prima. Ecco, sono due temi che vanno affrontati da subito, non separatamente ma con una programmazione intrecciata“.

Nel concreto, ci può anticipare qualcosa del suo programma?

Andrà costruito insieme alle società, con il dialogo e l’ascolto. Ho già definito però alcune parole chiave che voglio sempre tenere presenti. Eccole: ambiziosa umiltà, sobrietà, progresso, trasparenza, condivisione, dinamismo, apertura al mondo, concretezza, legalità“.

Come pensa di convincere le società schierate con Fabris?

Non si tratta di convincere nessuno. Il tema è capire dove si vuole andare e trovare gli strumenti giusti per farlo. In Lega non c’è un re né un monarca assoluto: chi è chiamato a fare il presidente è un uomo di servizio, non nel senso che sia un servitore, ma il punto di sintesi di esigenze uguali e diverse, l’espressione di una visione comune. In questo momento serve discontinuità, ma poi a chi vince toccherà fare sintesi e ricompattare l’ambiente“.

Qual è il valore aggiunto di un candidato come Ghiretti?

Non sono il mago della pioggia, e non credo che ne esistano. Posso garantire però esperienza a tutto campo e buoni rapporti con tutti: pubblica amministrazione, media, aziende“.

Anche con la Federazione, protagonista dello “strappo” di Fabris?

Se qualcuno pensa che io sia filofederale, la storia passata e recente parla per me… Però è un mondo di cui conosco bene le dinamiche, so quando è utile la dialettica feroce e quando serve fare sintesi. Ai tempi in cui ero in Lega maschile c’erano figure caratterialmente forti e discussioni accese, ma alla fine si è arrivati a prendere decisioni importanti. Certo, la Fipav deve diventare capace di incidere anche sulle scelte europee e internazionali“.

Un esempio di tema da discutere?

La posizione giuridica delle atlete. Ai tempi in cui Veltroni era ministro provammo a trovare una modalità per distinguere gli atleti dei campionati nazionali dai dilettanti… poi cadde il governo, e dopo più di 20 anni siamo ancora a quel punto. Ecco, questo è un percorso che non si può fare da soli, va compiuto insieme alla Federazione. Ci vogliono collaborazione e apertura, ma anche dialettica e dignità. Come si dice in latino, ‘unicuique suum. Non praevalebunt‘ (“A ciascuno il suo. Non prevarranno”, n.d.r.)”.


Fonte: http://www.volleynews.it/feed/


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