KOREA – Valentina Diouf, opposto azzurro classe 1993, non si è mai tirata indietro e ha sempre voluto metterci la faccia, specialmente a sostegno di cause sociali. Non ha avuto timore nemmeno a prendere l’aereo che l’avrebbe portata in Korea, per la sua prima esperienza estera e in terra asiatica. A maggio 2020, Valentina ha messo a tacere i rumors che la davano rientrante in Italia confermando che, anche per la stagione 2020/2021 post pandemia, sarebbe stata una giocatrice del KGC Ginseng. Oggi si iniza.
Ecco una chiacchierata con la schiacciatrice italiana alla vigila del torneo asiatico.
Prima di tutto, come stai? Com’è la situazione in Korea e come procede il ritorno al volley? “Sto molto bene, la situazione in Korea è stabile dal punto di vista Virus. Ci sono pochi contagi e sono tutti iper controllati. Dal punto di vista del volley abbiamo disputato la KOVO CUP a una sola settimana dal termine della quarantena e siamo uscite in semifinale. Ora il campionato”.
Cosa ti ha portato in Korea? “Ho sempre sognato di poter fare un’esperienza in Asia, sia di vita che professionale. La Korea è capitata nel momento giusto”.
È stato difficile abituarsi ad una nuova cultura e modo di vivere? “Inizialmente ho avuto qualche difficoltà perché nessuno parla inglese, quindi nella vita quotidiana è stato complicato trovare il sistema. Una volta ambientata è stato tutto più semplice e devo ammettere che si vive bene in Korea”.
Come ti sta cambiando questa esperienza? “Mi sta cambiando molto, la mente si apre quando viaggi e vivi in mezzo ad altre culture. Sto imparando molto dal punto di vista personale ma anche professionale, qui attaccando molti palloni è fondamentale mantenere i nervi saldi e una buona lucidità durante l’arco del match”.
Ci racconti l’esperienza del try-out? “Il try-out è un’esperienza davvero singolare. La lista di ragazze viene stipulata secondo un ranking da loro scelto in ordine decrescente dalla più forte a quella meno. Ti viene data una maglia con un numero che corrisponde alla tua posizione nel ranking del draft. Dopodiché iniziano gli allenamenti e per tre giorni ti viene chiesto di mostrare il tuo livello in attacco, a muro e in battuta. Gli allenamenti si alternano con degli incontri con le società che ti spiegano come funzionerà la vita in Korea. Al termine di questi tre giorni avviene la scelta ovvero, in un ordine stabilito da un sorteggio, le squadre scelgono, a turno, la nuova straniera. La straniera che viene scelta per prima, solitamente, riceve molte attenzioni mediatiche”.
Com’è il tuo rapporto coi fans coreani? “Sono fantastici, tifano tantissimo e sono molto organizzati con tanto di cartelli che coordinano i cori. Quando tifano per me sbagliano sempre il mio cognome perché in coreano viene scritto 디우프 che nella nostra lingua corrisponde a Diupù, inutile dire che è esilarante sentire uno stadio che lo urla”.
C’è qualche aspetto del campionato coreano che vorresti portare nel campionato italiano? “Sicuramente l’equilibrio delle squadre. Si equivalgono e sono bilanciate, in questo modo ogni partita è una vera lotta”.
Parlando di Nazionale, qual è il più bel ricordo che hai con la maglia azzurra?
“Ne ho davvero tanti, a partire dalla nazionale giovanile fino ad arrivare a quella maggiore. Mi ha accompagnato per tanti anni e quindi potrei scrivere un libro di bei ricordi legati a questa maglia”.
Quali sono i tuoi prossimi obiettivi sia professionali che personali? “I prossimi obiettivi professionali sono sicuramente portare a termine il campionato nella miglior maniera possibile dando il massimo per aiutare la mia squadra. Quelli personali invece riguardano il passare ad uno step successivo con la lingua coreana perché al momento riesco solo a leggere e scrivere, ma non so il significato delle parole. E poi…continuare a migliorare la mia tecnica di bassista”.