ROMA – Il CONI ha inviato al Ministro per le Politiche Giovanili e lo Sport, Vincenzo Spadafora, il report del Politecnico di Torino, titolato: “Lo Sport riparte in sicurezza”, un lavoro di 404 pagine, comprensivo di numerosi allegati.
Studio che serve per certificare i diversi fattori di rischio delle 387 discipline sportive facenti capo al CONI e al Comitato Italiano Paralimpico, fornendo indicazioni e azioni di mitigazione che possano accompagnare la ripresa dell’attività agonistica, quando sarà finito il lockdown, in virtù delle specificità proprie di ciascuna disciplina, con carattere temporaneo e strettamente legate alla fase di emergenza, sebbene alcune potranno essere utili anche ad emergenza superata.
Per gli sport di squadra, si parla di tamponi da fare a tutta la squadra 48 ore prima della partita e, in panchina, riserve, staff tecnico e medico distanziati l’un l’altro e con la mascherina.
D’intesa col Comitato Italiano Paralimpico, è stato quindi richiesto alle Federazioni Sportive Nazionali, alle Discipline Sportive Associate e agli Enti di Promozione Sportiva – che hanno prontamente fornito la più piena collaborazione – di compilare un questionario analitico predisposto sulla base di un modello di analisi di rischio.
Il modello proposto evidenzia per ciascuna disciplina sportiva gli aspetti valutativi della distanza, dei dispositivi di protezione e della possibilità di utilizzo di tecnologie applicate allo sport (cosiddetta digitalizzazione).
È stato chiesto di indicare per ogni singola voce – applicata a ciascuna disciplina sportiva e con riferimento al luogo di pratica, nonché alla natura dell’evento (allenamento/gara) – il relativo fattore di rischio dove: 0= inesistente; 1=scarso; 2=medio; 3=alto; 4=elevato.
Sul Messaggero si legge poi che il punto discriminante è il “droplet“, la parola inglese che letteralmente significa “gocciolina” adottata in questa emergenza da coronavirus per indicare la dinamica del contagio del Sars-Cov-2 la cui trasmissione avviene attraverso gocce di acqua che trasmettono i germi nell’aria.
Quanto deve misurare il distanziamento sociale? “La distanza di sicurezza – scrivono i relatori – è da definire sulla base dell’attività specifica e dell’ambiente. Per esempio, in ambienti ad elevata umidità (es. spogliatoi piscina o aree adiacenti alla vasca), il droplet è più persistente in aria, per via della ridotta velocità di evaporazione”.
E quanta distanza può coprire il droplet? “In assenza di dati sperimentali – si legge – si è fatto riferimento a un recente lavoro disponibile su: , basato su un modello fluidodinamico, che consiglia distanze tra 5 e 10 metri tra soggetti in scia, variabile sulla base dell’andatura dell’atleta”.
MISURE DI MITIGAZIONE – Ne consegue che i rischi più bassi li troviamo nella vela con equipaggio singolo, mentre i tutti gli sport che prevedono un contatto il coefficiente s’impenna. Anche nella pallavolo il rischio è elevato, nonostante la rete separi le due squadre ma in azioni quali il muro gli atleti si trovano a distanze ravvicinatissime. Anche nel tennis, nonostante il rischio contagio sia relativo, si segnala il pericolo nel caso i contendenti si trovino entrambi “sotto rete”.
Per il resto in un singolare (per il doppio le classi di rischio aumentano) vengono suggeriti gli occhiali per evitare contatto occhi-mani, panchine separate, palline personali (per evitare che l’altro giocatore le usi). Negli sport da combattimento, come judo e scherma, diventa molto difficile prendere precauzioni efficaci. Nell’atletica leggera, nelle gare di velocità fino ai 400 metri l’azione di mitigazione del contagio è lasciare una corsia libera tra gli atleti.