MODENA – Nel pomeriggio di venerdì 8 giugno 1990, Edoardo Bennato e Gianna Nannini cantano a San Siro “Notti magiche”, l’inno della quattordicesima edizione dei Campionato del Mondo di calcio organizzato dalla FIFA che in quell’estate si svolge in Italia. Mondiale che terminerà l’otto luglio incoronando la Germania campione del mondo e condannando conseguentemente i tifosi italiani a una delle più cocenti delusioni sportive del ventesimo secolo. L’Italia di Azeglio Vicini si era infatti approcciata a quel mondiale godendo dei favori dei pronostici di buona parte della critica. Una squadra che, grazia a calciatori talentuosi come Giannini, Baggio, Vialli, solo per citarne alcuni, riesce a produrre sia buoni risultati che un calcio frizzante e spettacolare. Ma in un torrido e drammatico 3 luglio, al San Paolo di Napoli esaurito in ogni ordine di posti va in scena un vero e proprio psicodramma collettivo. Prima un gol di Caniggia e poi gli errori dal dischetto di Donadoni e Serena ci avevano escluso dalla finalissima, condannandoci a giocare la finalina di consolazione.
Proprio in quei giorni un altro sport, la pallavolo, sta invece vivendo una delle sue estati più incredibili. Un’estate che farà sognare intere città così come ne sconvolgerà altre, oltre che rappresentare l’alba di una nuova stagione che farà da spartiacque fra la vecchia e la nuova pallavolo. Il campionato 1989/1990 si è appena concluso con la vittoria della Maxicono Parma guidata del ventinovenne Gian Paolo Montali su una Modena, orfana di due veri e propri suoi simboli. Lo sponsor, dal momento che sulle magliette dei canarini non compare più lo storico marchio “Panini” ma bensì “Philips”, e l’allenatore, considerato che Julio Velasco dopo essere diventato C.T. azzurro è stato sostituito dallo slavo Vladimir Jankovic. Modena, che in quella stagione schierava in sestetto Vullo al palleggio, Bertoli, Cantagalli e Bernardi laterali d’attacco e Lucchetta – Doug Partie coppia di centrali, dopo aver disputato una grande regular season con tutte vittorie e una sola sconfitta, crolla letteralmente nei play-off. Al contrario, Parma si trasforma positivamente nell’ultima parte della stagione e ribalta la situazione regolando nella serie finale Bertoli e compagni in tre sole partite. Per gli uomini di Montali quello non sarà l’unico trofeo della stagione, ma ne arriveranno altri quattro: Coppa Italia, Coppa delle Coppe, Mundialito per Club e Supercoppa Europea. Cinque successi su cinque manifestazioni e il grande slam è servito. Al PalaRaschi quell’anno, il sestetto era composto dal mancino Jeff Stork in regia, perno fondamentale della squadra di Montali, Andrea Zorzi opposto, Marco Bracci e Renan Dal Zotto a ricevere e schiacciare e Claudio Galli, “l’uomo ragno” che con i suoi tentacoli mura tutto ciò che passa sopra la rete, e un giovanissimo Andrea Giani a chiudere il sestetto in posto tre, con Pacio Passani schierato con grande frequenza nel sestetto base.
La Pallavolo italiana nei mesi precedenti aveva vissuto uno dei suoi momenti di svolta. E’ il 1 ottobre del 1989 quando la nazionale targata Julio Velasco conquista a Stoccolma il primo titolo europeo della sua storia, vittoria che spiana la strada a quella che verrà poi definita la “generazione dei fenomeni”. Atleti come Zorzi, Lucchetta, Bernardi, Cantagalli, Gardini, diventano veri e propri personaggi pubblici al punto tale da venire utilizzati come testimonial pubblicitari da importanti marchi nazionali e multinazionali. Gli italiani impazziscono per questi giovani e aitanti ragazzoni, scenario che regala alla pallavolo una dimensione pubblica fino a quel tempo sconosciuta. Agli addetti ai lavori pare non possa esserci miglior veicolo promozionale per far crescere di popolarità il volley e il nostro massimo campionato.
Coach Bebeto con Giani, Bracci e Renan alla Maxicono Parma
In questo clima festaiolo due notizie “shock” creano scompiglio e agitano l’intero movimento pallavolistico italiano. La prima riguarda l’esonero di Gian Paolo Montali dalla panchina della Maxicono Parma. Quando le agenzie di stampa battono la notizia il mondo della pallavolo è incredulo. Come è possibile che una società decida di esonerare il condottiero che l’ha appena guidata verso la conquista del grande slam? I fatti però sono questi. Il Presidentissimo Carlo Magri ha deciso, e per la conduzione tecnica del proprio club va a pescare oltreoceano e precisamente in Brasile. Paulo Roberto de Freitas, detto Bebeto, dopo aver guidato la nazionale verdeoro agli ultimi due giochi Olimpici (Los Angeles 1984 e Seul 1988) sarà il nuovo allenatore del club parmense.
Andrea Zorzi passa da Parma alla Mediolanum Milano berlusconiana
La seconda novità è invece un vero e proprio terremoto per l’intera Italia pallavolistica. Tre colossi dell’economia e della finanza italiana, Benetton, Berlusconi e il gruppo Ferruzzi scendono in campo entrando a “gamba tesa” tra muri e schiacciate. Benetton rileva Treviso, Berlusconi pompa miliardi delle vecchie lire nella sezione pallavolo della polisportiva Mediolanum Milano e il finanziere Raul Gardini attraverso il gruppo Ferruzzi, punta forte su Ravenna, piazza storica della nostra pallavolo ma da diversi anni in profondo decadimento. I pezzi pregiati del mercato sono gli atleti della nostra nazionale ed infatti buona parte di loro cambierà maglia. Treviso, nella boutique azzurra, sceglie il regista Tofoli e la coppia di schiacciatori Bernardi – Cantagalli. Milano si prende Zorzi e Lucchetta e Ravenna punta sui centrali Gardini e Masciarelli. Ferdinando De Giorgi migra da Montichiari a Padova e Martinelli se ne va a Modena. Dei dodici campioni del Mondo del 1990 soltanto tre rimarranno nei club dell’anno precedente. Andrea Anastasi, perché già in forza alla Sisley Treviso, Marco Bracci e Andrea Giani, coppia di atleti di Parma che il Presidente Magri, pur con enormi sacrifici, riesce a trattenere nella città ducale.
Questa corsa ad accaparrarsi il campione ha creato delle vere e proprie “aste” selvagge facendo lievitare gli ingaggi dei nostri atleti più rappresentativi fino a dieci volte tanto quello che guadagnavano nella stagione precedente. Per loro si parla di stipendi da un miliardo di lire a stagione, e per le nostre società di vertice una serie di monte ingaggi che sfiorano i dieci miliardi a stagione per squadra. Cifre che, togliendo i tre colossi appena nominati, nessuno si può permettere di spendere, anche perché i ricavi non sono minimamente in linea con tali esborsi. Ma chi non sta al passo soccombe, deve chiudere, e molte società pur di stare a galla si indebitano. Ne pagheranno le conseguenze negli anni successivi, con una serie di fallimenti che faranno fragore, e non poco.
La nuova Modena guidata da Massimo Barbolini dopo la partenza dei campioni d’Europa… A destra Hugo Conte
Parma e Modena, piazze storiche della pallavolo italiana che con l’intermezzo di Torino e Bologna si sono divise gli ultimi dieci scudetti (tre Parma e quattro Modena), accusano pesantemente il colpo ma resistono. Modena è costretta a rifarsi completamente il trucco. Cambia undici giocatori su dodici e affida la panchina ad un giovanissimo Massimo Barbolini che ha appreso l’arte di insegnare volley dal suo maestro Julio Velasco, sedendogli a fianco negli anni della Panini delle meraviglie. Sul campo Barbolini affida la squadra alla coppia argentina Hugo Conte – Waldo Kantor e a Marco Martinelli, tre “big” che devono tenere a battesimo una nidiata composta da nove giovani di belle speranze. Parma, che nel frattempo ha fatto sedere in panchina il tecnico brasiliano Bebeto, perde qualche pezzo ma regge l’urto meglio rispetto ai cugini modenesi. Se ne vanno Zorzi e Galli, allettati dalle sirene milanesi, ma il resto del sestetto rimane immutato con l’aggiunta dell’universale d’attacco Pasquale Gravina da Falconara che Bebeto trasformerà in uno dei centrali più forti della pallavolo italiana.
La 46° edizione della nostra serie A1 parte il sette ottobre dal momento che 18 al 28 dello stesso mese in Brasile è previsto il Campionato Mondiale di Pallavolo, manifestazione che incoronerà l’Italia Campione del Mondo per la prima volta nella sua storia. Un incredibile successo che, bissando quello ottenuto soltanto dodici mesi prima nell’Europeo di Stoccolma, porta ulteriore popolarità e prestigio alla pallavolo italiana. Riferendosi alla nostra serie A1, tutti parlano del campionato più bello e più ricco del mondo. Ed effettivamente, così sarà.
Dopo il terremoto del volley mercato la nostra massima serie si divide in tre blocchi. In pole position ci sono le tre corazzate Treviso, Milano e Ravenna, affiancate da Parma e Padova. Milano è la squadra più statunitense del campionato. Ha affidato la panchina al santone Doug Beal, la regia a Dusty Dvorak e il comando della seconda linea a Bob Ctvrtlik, vera e propria macchina umana di ricezione e difesa. Completa la rosa con un folto numero di grandi giocatori italiani tra cui spiccano Franco Bertoli, Claudio Galli, Andrea Lucchetta, Luca Milocco, Stefano Recine, Andrea Zorzi e Leo Carretti.
Kiraly e Timmons, Vullo e Gardini, fenomeni del Messaggero Ravenna
A Ravenna, Raul Gardini ha conferito ad uno scafato dirigente romagnolo la gestione della fuoriserie romagnola. Quel Giuseppe Brusi che negli anni ’80 ha già fatto grande Ravenna nelle donne con la favola dell’Olimpia Ravenna di Manu Benelli. Brusi dopo aver puntato sull’esperienza e sulla classe internazionale di Gianni Errichiello in uscita da Parma, gli affianca i centrali della nazionale Andrea Gardini e Roberto Masciarelli, il miglior palleggiatore italiano, che di nome fa Fabio Vullo, nonché il suo vice Gianmarco Venturi, talentuoso ravennate classe ’58 già campione d’Italia 84/85 con Bologna. Promuove titolare Stefano Margutti, talento puro cresciuto nel settore giovanile di Ravenna e inserisce in rosa due giovanissimi e promettenti centrali, Bovolenta e Fangareggi. Per chiudere il sestetto vola oltreoceano dove realizza i due colpi di mercato più importanti della sua carriera. Riesce infatti a mettere sotto contratto e portare a Ravenna nientepopodimeno che sua maestà Karch Kyraly, il giocatore più forte di tutti i tempi e l’ex centrale della nazionale statunitense, trasformatosi nel frattempo in un formidabile opposto, Steve Timmons.
Lorenzo Bernardi, un time out di Anders Kristiansson, Gian Paolo Montali tecnico arrivato nel finale di stagione, sotto un attacco di Beng Gustafsson
Anche a Treviso non se la passano male. Hanno infatti allestito un sestetto con Tofoli al palleggio, Bengt Gustafson opposto (che verrà poi sostituito dal canadese Gratton nel corso della stagione) e la coppia Bernardi – Cantagalli schiacciatori ricevitori. I due centrali sono Pier Paolo Lucchetta, che dopo gli anni passati a martellare da zona due nella Santal Parma, si trasferisce in posto tre e Dimo Tonev, bulgaro di 205 centimetri forte a muro e potentissimo in attacco e battuta. Sulla Marca si possono addirittura permettere di tenere in panchina il campione d’Europa e del Mondo Andrea Anastasi.
Parma targata Maxicono, pur orfana di Zorzi e Galli, schiera un sestetto di tutto rispetto con Jeff Stork al palleggio, il bomber brasiliano Carlao, vero e proprio universale d’attacco, schierato nel ruolo di opposto, Marco Bracci e Renan dal Zotto schiacciatori ricettori, e due tra Andrea Giani, “Pacio” Passani e il giovane Pasquale Gravina al centro della rete.
Time out di Silvano Prandi, Ferdinando De Giorgi al palleggio, Gavio Giovane
Anche la Charro Padova targata Silvano Prandi può mettere in campo un sestetto niente male. Fefè de Giorgi in cabina di regia è uno dei migliori registi della nostra serie A1 e oltre ad alzare palloni insegna l’arte della distribuzione al suo giovane secondo che di nome fa Marco Meoni, palleggiatore di cui negli anni a venire sentiremo parlare. Il ventunenne Michele Pasinato randella a più non posso da due e al centro, il nazionale USA Craig Buck e l’eclettico argentino John Uriarte, rappresentano un’ottima coppia di attaccanti – muratori. A ricevere ed attaccare due sudamericani: l’elegante argentino Daniel Castellani e il giovane rampante brasiliano Gavio Giovani, idolo incontrastato delle tifose patavine. Padova può disporre anche di un’ottima panchina composta da giocatori di buona qualità quali Paolo Merlo, Giancarlo Snidero, Maurizio Vianello Davide Tovo ed Ezio Longo.
Tre squadre partono in seconda fila: una Modena completamente rinnovata affiancata da Cuneo e Montichiari. Modena basa buona parte del suo gioco sulla diagonale argentina Kantor – Conte e sul centrale neo campione del mondo Marco Martinelli, con Massimo Barbolini al suo esordio in panchina nella massima serie dopo un anno di apprendistato ad Agrigento in serie A2. L’Alpitour Cuneo guidata in panchina dal tecnico bulgaro Dimitri Zlatanov, oltre ad acquistare da Treviso il centrale Guido De Luigi ha confermato in regia Jan Hedengaard, palleggiatore della nazionale svedese vice campione d’Europa, in attacco il francese Philippe Blain e al centro della rete il centrale di muro Giancarlo Dametto. Montichiari firmata Gabeca diretta dietro la scrivania dal D.S. Gabriele Calciolari, lancia come allenatore il trentenne emergente Stelio De Rocco, ex bomber della Bologna scudettata della stagione 84/85. Non male l’organico dei monteclarensi, con il navigato ma sempre sulla breccia Pupo Dall’Olio ad alzare e due “olandesoni” a farla da padroni a rete. L’opposto Van Der Meulen, attaccante potente e con un tempo d’attacco di difficile lettura per i muri avversari e il centrale Jan Posthuma che pur dall’alto dei suoi 209 centimetri eccelle anche nel fondamentale della ricezione, oltre ad essere un maestro del muro. In quattro schiera Antonio Babini, esperto attaccante ricevitore a cui affianca un giovane Simone Giazzoli, ricettore di grande efficienza e buon attaccante. A stagione in corso arriverà alla corte del Presidente Baratti anche bomber argentino Raul Quiroga, emigrato sul Lago di Garda dopo i grandi trionfi modenesi delle scorse stagioni.
Ljubo Ganev (Agrigento) e Philippe Blain (Cuneo)
A giocarsi la salvezza le rimanenti sei squadre: Falconara, Bologna, Agrigento, Reggio Emilia, Catania e Gividì Brugherio. Agrigento, che può mettere in campo la potenza dell’opposto bulgaro Ljubo Ganev sommata all’esperienza del parmigiano Paolo Vecchi e Reggio Emilia con gli americani Saunders e Partie, leggermente più avanti sulla carta rispetto a Falconara, Bologna, Catania e Bruguerio, squadre che schierano organici “mixati” tra vecchi mestieranti della schiacciata e giovani promesse del volley italiano.
La regular season la vince Ravenna targato Messaggero con 50 punti, figli di 25 vittorie e di una sola sconfitta, quella subita davanti al proprio pubblico contro Milano nell’ultima giornata di stagione regolare, in un match assolutamente ininfluente per il piazzamento finale. Daniele Ricci, il tecnico che Brusi ha chiamato in panchina per guidare la sua ammiraglia, ha impiegato poco a trovare la quadratura del cerchio. Margutti messo al fianco di Karch Kiraly si è velocemente perfezionato nel fondamentale della ricezione, sfornando insieme a sua maestà Karch bagher perfetti nelle sapienti mani di Fabio Vullo. Il regista massese a sua volta , grazie alla sua classe e ad una straordinaria intesa sia con i centrali d’attacco Gardini – Masciarelli che con Steve Timmons da posto due, ne trasforma buona parte in azioni punto, sia in fase cambio palla che in fase break. Ad inizio primavera i ravennati fanno capire a tutti le loro intenzioni. Il 3 e 4 aprile 1991 al PalaArsenale di Venezia va in scena la fase finale della tredicesima edizione della Coppa Italia con la formula della finale a quattro squadre. Nelle due semifinali Ravenna si sbarazza facilmente di Falconara così come Milano di Città di Castello. Nella finalissima, che si preannuncia come una gara molto incerta, in realtà non c’è partita. Vullo al paleggio gioca una partita superlativa orchestrando un gioco spettacolare fatto di alzate velocissime con le quali arma le spietate bocche da fuoco romagnole e chiudendo uno degli incontri più spettacolari della storia della nostra pallavolo con un 3-0 (15-12, 15-13, 15-9) che non lascia dubbi sulla forza del Messaggero. Ora i ravennati diventano realmente gli assoluti favoriti per la vittoria dello scudetto. Ricci ha costruito una macchina perfetta. Margutti e Kiraly sono impeccabili in ricezione e non lasciano cadere una palla in difesa. Quando il giovane talento romagnolo scende leggermente sotto gli standard richiesti, l’ex “santalino” Errichiello è pronto a entrare in campo mettendo a disposizione del gruppo il suo enorme bagaglio di classe ed esperienza. Vullo, che pare aver raggiunto la piena maturità nel ruolo, agevolato dalla positività in ricezione dei suoi compagni, comanda la truppa come solo i grandi condottieri sanno fare, trovando sponda nei due centrali Gardini e Masciarelli che fanno dell’attacco il loro punto di forza. Dal centro della rete i ravennati sono praticamente infermabili, così come dalle bande, dove hanno messo a punto una pala velocissima, che i muri avversari spesso possono solo guardare senza opporre alcun tipo di resistenza. Veri e propri missili con i quali Margutti, Kiraly e soprattutto Timmons vanno a nozze, raggiungendo percentuali d’attacco stratosferiche per il nostro campionato. Inoltre, i due “yankees” hanno trasferito al gruppo i concetti che hanno fatto grande la nazionale a stelle e strisce nel decennio precedente: provarci sempre, nessuna palla è impossibile da difendere, non esiste avversario che non si possa battere, massima autostima e piena consapevolezza della propria forza. Con questi ingredienti tecnici, tattici e motivazionali i romagnoli non possono non essere considerati come i principali favoriti per la vittoria dello scudetto.
Il 13 maggio si parte con i playoff. Alle semifinali arrivano le tre corazzate Ravenna, Milano e Treviso, e la sempre viva Parma. Treviso ha avuto una stagione regolare piuttosto travagliata. Inizia l’anno con Andres Kristiansson come allenatore. Quarantunenne fautore del miracolo svedese, nazionale che sotto la sua guida nell’Europeo del 1989 ha ottenuto il secondo posto dietro la nostra nazionale, viene da due anni sulla panchina di Bologna ed è considerato uno dei migliori fra i tecnici della nuova generazione. Allenare a Bologna o a Treviso sono però due cose molto diverse. Differenti sono le richieste da parte della società, così come le pressioni di tifosi e mass media, che in certe piazze si fanno sentire più che in altre. E il coach svedese di tutto questo se ne accorge quando la salute inizia a vacillare, fino a costringerlo a rassegnare le proprie dimissioni per un eccessivo carico di stress.
Paul Gratton, Sisley Treviso
Al suo posto Benetton ingaggia Gian Paolo Montali che dopo la delusione patita a causa dell’esonero di Parma ha una gran voglia di rivincita. Il tecnico di Traversetolo dovrà però suo malgrado rinunciare alla sua principale bocca di fuoco, Bengt Gustafsson, vittima di un terribile incidente stradale che segnerà la fine della sua breve ma intensa carriera di pallavolista. Montali al posto di Gustafsson riesce a farsi ingaggiare Paul Gratton, oppostone canadese, 195 centimetri di potenza pura, con cui spera di poter raggiungere la finale scudetto. Le due semifinali sono Maxicono Parma – Mediolanum Milano e Messaggero Ravenna – Sisley Treviso. Nella prima delle due sfide gli emiliani si tolgono lo sfizio di eliminare in quattro partite la squadra che solo qualche mese prima gli aveva “scippato” due dei suoi pezzi da novanta, Zorzi e Galli. Stesso risultato per Ravenna che in quattro partite elimina la nuova Treviso di Montali. Si va quindi ad una finale tra Ravenna e Parma, con i romagnoli accompagnati dai favori dei pronostici.
La prima delle tre partite è combattutissima. Ravenna, tra le mura amiche del PalaDeAndrè, parte forte e scappa avanti per due set a zero. Parma non demorde e palla su palla recupera portandosi sul due pari. In un drammatico quinto set saranno Kiraly e compagni a spuntarla al termine di un combattutissimo 15-12 finale. Le successive due gare dimostreranno che Ravenna è troppo superiore a tutte le altre squadre. In gara due sbanca il PalaRaschi con un tre a zero che lascia agli emiliani soltanto 20 punti in tre set ed in gara tre, al PalaDeAndrè, c’è l’apoteosi. Messaggero 3, Maxicono 0, al termine di una combattutissima sfida i cui parziali (15-13, 16-14, 15-13) dimostrano come Parma se la sia giocata fino in fondo. Ravenna è campione d’Italia e la prima stagione del “superprofessionsimo” italiano del volley può andare in archivio.
Retrocedono in serie A2 Reggio Emilia, Agrigento, Brugherio e Bologna e, a testimonianza di quanto il nostro movimento pallavolistico sia diventato padrone d’Europa, Montichiari conquista la Coppa delle Coppe e Treviso la coppa Cev, lasciando sul campo soltanto la Coppa dei Campioni che verrà vinta dai russi del CSKA Mosca contro la Maxicono Parma per 3-1.