LONDRA – Ventisette tonnellate, ossia 1,9 milioni di frutti, per oltre 191mila porzioni a 2,50 sterline l’una e 7mila litri di panna. A Wimbledon le fragole, sempre grandi, dolci e succose, sono il suo snack più caratteristico e popolare. Ma ora che, causa Coronavirus, per la prima volta dalla fine della Seconda guerra mondiale il leggendario torneo di tennis non si svolgerà, che fine farà il suo prelibato frutto?
Se lo chiede il “Times”, che racconta lo stato dell’arte di questa vicenda. Perché la fattoria del Kent “Hugh Lowe Farms”, che produce le fragole ufficiali di Wimbledon, ogni anno ne coltiva appositamente, per eccesso, oltre 35 tonnellate destinate alla manifestazione. Sono fragole di una varietà particolare “Malling Centenary” che vengono colte, trasportate a Church Road dove si svolge il torneo e vendute lo stesso giorno: il processo inizia nei campi alle quattro all’alba e si conclude tra le nove e le dieci di mattina, quando i gustosi frutti arrivano a Wimbledon e sono messi in vendita sugli spalti e tra i campi, nei vari chioschetti.
E ora che cosa succederà? L’organizzazione della storica manifestazione, il All England Lawn Tennis and Croquet Club, l’ha scampata per un pelo perché al 1 aprile, quando – e non era uno scherzo – ha annunciato l’annullamento dell’edizione 2020, non aveva ancora firmato l’usuale contratto di fornitura con Hugh Lowe Farms, la stessa da 25 anni. La titolare dell’azienda agricola, la 59enne Marion Regan, ovviamente c’era rimasta molto male, anche perché i semi erano già stati piantati settimane prima.
Ma ora forse si è trovata una soluzione. Regan metterà sul mercato comune – gioite, residenti oltremanica – tutte le grandi, rosse e pregiate fragole di Wimbledon, dai supermercati agli ortofrutta indipendenti britannici, fino alle scuole. Tutti le “strawberries” invendute andranno alle banche del cibo e ai poveri. Infine, 750 chili saranno trasformati in marmellata dall’azienda “England Preserves”, che di solito utilizza frutti che non vengono vendute al pubblico.
Il tempo delle fragole di Wimbledon ha origini tuttora incerte. Di certo, le “berries” sono presenti sin dalla prima edizione del 1877, quando gli spettatori erano soltanto duecento circa. Ma la tradizione potrebbe risalire al XVI secolo, quando Thomas Wolsey, potente cortigiano e braccio destro di Enrico VIII (era il suo Lord Chancellor), pare fece servire fragole e panna durante un banchetto reale nel 1509. Cosa alquanto bizzarra, ricorda il “Daily Mail”, perché all’epoca i latticini venivano considerati alimenti per plebei da buona parte dell’alta società inglese.
Ma l’usanza proseguì e venne preservata anche qualche anno dopo quando si inaugurò il maestoso palazzo Hampton Court sotto la guida proprio di Wolsey. Nei giardini di quell’opera dei Tudor c’era anche un campo da tennis. Ed è per quello che, ancora oggi, vengono servite all’anno a Wimbledon, insieme alla tipica e rinfrescante bevanda Pimm’s, oltre a 330mila tazze di tè e caffè, 29mila bottiglie di champagne e 16mila porzioni di fish&chips. Ma oramai se ne riparlerà nel 2021, si spera.