“Cosa succede se l’Australia recupera prima che i tour ATP/WTA fossero pronti a ripartire? Questa è una idea. Che ne pensate?”
Con questo tweet l’australiano John Millman ha lanciato una sua proposta, ben articolata, di un piccolo tour nazionale in Australia, nel caso in cui la situazione sanitaria nel suo paese fosse già discreta, mentre le condizioni nel resto del mondo non fossero ancora abbastanza sicure da permettere la regolare ripartenza dei tour ATP e WTA. In una nota allegata, Millman spiega nel dettaglio la sua proposta.
“Se l’Australia recupera prima che il tour ATP sia in grado di ripartire, credo che avremmo un’opportunità unica nel nostro sport per creare un grande interesse nazionale sul tennis. Invece di tracciare la vostra strada sui guadagni dei soliti tornei del tour, immaginate qualcosa di completamente differente.
Che ne pensate di un campionato intestatale a squadre? I team sarebbero misti, e composti da:
- 2 giocatori “Leggende” (un maschio e una femmina)
- 6 giocatori Pro attuali (tre maschi e tre femmine)
- 2 giocatori Junior (un maschio e una femmina)
Si svolgerebbero incontri di singolare, doppio e doppio misto. Potremmo sperimentare anche un metodo di punteggio diverso.
I giocatori avrebbero un contratto (soldi garantiti), quindi un aiuto finanziario importante prima di tornare sul tour, mentre il pubblico potrebbe vedere degli incontri di tennis interessanti con un formato diverso da quello classico, ammirando in campo giocatori del passato, del presente e del futuro”.
Questa la proposta di John Millman. Al suo tweet ha risposto con entusiasmo James Duckworth, e molti appassionati australiani. Alcuni hanno fatto delle piccole contro proposte, come poter aggregare almeno un tennista (m/f) straniero, magari tra le leggende, o allargare il numero dei giovani a tre.
Sarà curioso vedere le reazioni dei colleghi “Aussie” a questa proposta, soprattutto quelle dei giocatori più importanti ed influenti (Barty, Kyrgios, De Minaur) ed eventualmente di Craig Tiley, CEO dell’Australian Open e factotum del tennis down under. O se altri paesi con ottima base tennistica e grande passione copieranno l’idea proponendola a livello interno.
Personalmente l’idea non mi dispiace. L’emergenza sanitaria è ancora troppo presente per pensare a tornei a brevissimo, anche all’interno di un singolo paese, ma le misure adottate prima o poi porteranno dei benefici, e quindi la situazione sanitaria nazionale andrà a migliorare. Al contrario, l’enorme handicap per il tennis resta quello dei viaggi tra nazioni o addirittura continenti: qua la situazione diventa assai complessa, perché ogni paese sta vivendo ondate diverse nella diffusione del virus, e tempi di recupero molto distanti tra di loro. Ipotizzare viaggi tra paesi molto lontani è oggi utopia, a meno di non fare una sorta di gruppo “sterile”: X giocatori e giocatrici arrivano in un unico luogo, svolgono test medici e quarantena, e quindi si spostano in modo chiuso tra le sedi dei primi tornei “riaperti”, con aerei ad hoc solo per loro, ecc. Una sorta di circo chiuso, senza pubblico, solo per far ripartire il tennis di vertice e trasmettere in tv i match. Sarebbe forse possibile, ma alquanto complicato, forse troppo. Le porte chiuse, per quanto pessime e surreali, potrebbero diventare l’unica possibilità per ripartire nel medio periodo.
Invece l’idea di Millman, una piccola ripartenza nazionale con un format innovativo, vista l’assenza del tour classico potrebbe anche funzionare. Chissà, anche in Italia se ben organizzato, tra qualche mese. Magari in aree già abbastanza sicure dal punto di vista sanitario. La base di giocatori di oggi, ieri e domani, non manca; come la fame di tennis tra i nostri appassionati. Forse l’anello mancante potrebbe essere quello imprenditoriale. Chi si prende la briga di organizzare il tutto, trovare sponsor, location, ecc, in questo momento così complicato? Non facile.
Marco Mazzoni