Francesca Schiavone ha parlato della sua battaglia contro il cancro: “Ovviamente è stata la più dura della mia vita, non è niente di comparabile con il tennis. Alcune volte ci penso e sono consapevole che non dipende solo da me, perchè con un tumore non è che chiudi la porta ed è finita.
Paura? Un po’ rimane sempre, soprattutto quando mi avvicino alle visite di controllo. Sarà così ancora per qualche anno, poi quando il referto va bene vai a bere una coppa di champagne. Non è semplice da raccontare perchè è una paura da cui nessuno è mai tornato.”
“Se penso che potrei un giorno riaffrontare quel dolore fisico e mentale, è un’idea molto pesante. La prima persona a sapere della malattia è stata mia sorella Virginia, è stata lei a dirlo a me leggendo l’esito degli esami.”
“Essere in vita è l’emozione più bella, anche meglio della vittoria al Roland Garros.
Ricordo il momento in cui ho baciato la terra, è stato bellissimo perchè per qualche secondo ci siamo stati solo io e lei.”
L’anno dopo in finale con Li Na l’arbitro di sedia chiamò buona una palla della cinese che era chiaramente out, si vede anche dalle immagini. Andai in tilt e persi la partita, potevamo andare al terzo set.
Non ho mai chiesto nulla, spero che fosse convinta di quella chiamata. ”
“Il mio rapporto con Flavia è cresciuto nel corso degli anni, ma l’amicizia vera e bellissima è nata lo scorso anno: io stavo affrontando la chemioterapia, mentre lei aspettava sua figlia Farah. Stavamo provando le stesse reazioni fisiche, che però erano dovute a due cose molto diverse.
“Vorrei anche io un figlio, ma per ovvi motivi adesso ho dovuto accantonare l’ipotesi. Vedremo tra qualche anno, intanto vorrei lavorare ancora nel tennis”.