Cento Autori, casa editrice attiva dal 2007, lancia “Raccontando lo sport”, collana di saggistica sportiva curata da Andrea Pelliccia, ingegnere chimico napoletano con all’attivo diversi libri legati allo sport (“Up & Under – racconti di rugby” e “Quando c’era Paolo Valenti”, tra gli altri). Il primo volume di questa collana esce proprio oggi ed è dedicato ai Big Three del tennis, al racconto di alcune delle loro sfide più appassionanti e all’analisi dei (tanti) punti di forza e dei (pochi) punti deboli.
“Federer Nadal Djokovic – I dominatori del tennis” parte da un dato oggettivo: i tre campioni di cui tratta questo libro sono quelli che hanno vinto più Slam nel corso di tutta la storia del tennis. Fra tutti e tre insieme ne hanno vinti più di cinquanta. E lo hanno fatto essendo contemporanei tra loro. Quei tre tennisti non solo sono i più vincenti di sempre a livello di Slam (che è ciò che più conta, anche se per numero di vittorie assolute il primato resta ancora nelle mani di Jimmy Connors con 109 successi), ma sono ancora in attività. È possibile vederli affrontarsi, combattere sfide epiche, lottare, esultare, disperarsi, vincere, perdere. L’uno contro l’altro. In match che lasciano segni indelebili nella storia del tennis e che riescono a far appassionare a questo sport anche chi non ha mai preso una racchetta tra le mani.
Per raccontare il “triello” più famoso della storia del tennis (e forse dello sport), i curatori Alessandro Mastroluca (nome noto per chi segue SuperTennis, grande esperto di storia del tennis e già autore di un bel libro su Arthur Ashe) e Andrea Pelliccia si sono affidati alla penna di alcuni fini narratori di vicende tennistiche, e non solo. In rigoroso ordine alfabetico: Remo Borgatti (ha pubblicato con l’editore Effepi Libri “Era Open”, “Rocket Man” e “Il Masters”), Valentina Clemente (collaboratrice di Radio France Internationale, già corrispondente da Parigi per Mediaset, Corriere dello Sport e Rmc Sport), Pietro Farro (fondatore e direttore della casa editrice Effepi Libri, con la quale ha pubblicato “Il tennis è un grattacielo”), Gabriele Ferrara (collaboratore di SuperTennis), Marco Mazzoni (capo redattore di 0-15 Tennis Magazine, editorialista di LiveTennis e collaboratore di SuperTennis, oltre che autore dei libri “Tennis sul divano” e “Racchette e abitudini”, con Marcella Martone), Francesco Moroni (avvocato, grande appassionato di tennis e autore di “Soltanto alla legge. L’indipendenza della magistratura dal 1945 a oggi”, “L’Italia che resiste. Storie e ritratti di cittadini controcorrente” e “Lo Stivale perduto. Storie di un’altra Italia”).
Il volume è suddiviso in due parti. Nella prima, di taglio più narrativo, si ripercorrono alcuni dei momenti salienti delle sfide fra i tre: Wimbledon 2008, Australian Open 2012, Australian Open 2017, Wimbledon 2019, giusto per fare i primi esempi che vengono in mente. La seconda ha un’impostazione tipicamente saggistica: dalla formazione tennistica dei tre campioni all’eredità che lasceranno alle generazioni future, passando per l’analisi dei fattori non solo tecnici ma anche psicologici che possono determinare la vittoria dell’uno sull’altro.
Un libro assolutamente godibile e che fornisce un quadro d’insieme di un’epoca forse irripetibile nella storia del tennis.
Distribuito da Messaggerie, è disponibile direttamente o su ordinazione nelle principali librerie fisiche e on-line.
dal capitolo “Australian Open 2017: non escludo il ritorno” di Pietro Farro
[…] Nel quarto set sarà il quarto game a risultare decisivo: due errori di dritto di Federer (soprattutto il primo molto grave), un vincente di Nadal e una volée in rete, assicurano allo spagnolo il break necessario per aggiudicarsi il set (6-3) e portare l’incontro al quinto. Da segnalare solo, nel sesto game, un comodo smash clamorosamente messo fuori da Federer. Forse il segnale che la benzina sta davvero finendo.
Come già accaduto nell’incontro con Wawrinka, nella pausa tra quarto e quinto set Federer chiede un medical time-out per farsi massaggiare le stanche membra (e magari riprendere fiato). Chissà che non porti bene anche stavolta. La cosa però non sembra dare gli effetti sperati, visto che lo svizzero cede immediatamente il servizio nel primo game del set. Ok, è finita, pensiamo tutti. Il copione lo conosciamo a memoria, con Federer che parte avanti e Nadal che vince in rimonta. È successo già sei volte, questa sarà la settima.
Nel secondo gioco Federer ha tre opportunità per rientrare in partita, ma Nadal le annulla e si porta sul 2-0. Sembra che per Roger sia appena passato invano l’ultimo treno. Poi Federer tiene il servizio e Nadal fa lo stesso, annullando ancora una palla del contro-break: 3-1 per lo spagnolo. Il destino dell’incontro pare sempre più segnato.
«Non c’è più niente da fare, è stato bello sognare», come recitava il refrain di una vecchia canzone. Non importa, Roger, in fondo hai già fatto tantissimo ad arrivare in finale.
Invece, quel copione che credevamo di conoscere a memoria stavolta riserva un colpo di scena. […]
dal capitolo “Tifo e controtifo: come i Big Three hanno portato il tennis nei bar e sui social” di Remo Borgatti
[…] Qual è stato il momento esatto in cui il duello è diventato un triello? O meglio, l’intreccio di tre duelli? A tutto il 2008, Djokovic ha un bilancio largamente negativo nei confronti diretti con gli altri due: 2-7 con Federer, 4-10 con Nadal. Il serbo è nato circa un anno dopo lo spagnolo e quasi sei dopo lo svizzero; all’inizio l’età ha il suo peso, anche perché a Nole servirà tempo per capire che il nemico non arriva solo dall’alto, in una Belgrado devastata dalle bombe della Nato quando lui è un ragazzino e sta iniziando ad apprendere i rudimenti del gioco. Il nemico vero è quello dentro di lui, un’intolleranza al glutine che, finché non sarà in grado di individuarla, gli impedirà di essere sempre al meglio della forma. Djokovic ha un fisico come quello di Federer e gioca a tennis come Nadal, i suoi muscoli non si ingrossano ma si allungano come quelli di Mister Fantastic e sabato 2 febbraio 2008 ci sono quindicimila persone a osannarlo mentre fa la sua apparizione sul balcone del palazzo municipale di Belgrado con la miniatura del trofeo appena conquistato agli Australian Open. Quando Djokovic è in campo, tutta la Serbia è lì con lui e il ragazzo ci mette un po’ a caricarsi sulle spalle questa enorme responsabilità.
Fino al 2011, la scena se la sono divisa il Biondo e Tuco. Ma adesso, a cercare i duecentomila dollari del soldato Jackson nel cimitero di guerra, è arrivato anche Sentenza. Il Cattivo. L’uomo vestito di nero, freddo e insensibile, capace di sciogliersi solo a partita (vinta) finita quando lancia baci e sorrisi agli spettatori. Risolti i problemi alimentari con una dieta mirata, il nuovo Novak Djokovic è qualcosa di più di un rivale temibile per i due tiranni: è l’alternativa. Nelle ultime due stagioni, sia Federer che Nadal hanno completato il Career Slam mentre il serbo è ancora fermo a quell’unico major di tre anni prima e si comincia a temere. […]