Tornerà a riveder le stelle, lo sport italiano, e torneranno alle loro origini, forse, il basket, il volley e la pallanuoto, che per ripartire hanno deciso di togliersi cent’anni di dosso. Si giocherà all’aperto, almeno all’inizio, sfruttando la fine dell’estate, qualche piazza, qualche meraviglia antica e il mare. Un romanticismo necessario per battere le limitazioni del coronavirus, la paura di assembramenti: niente di meglio, allora, dell’aria tersa, naturale, non condizionata. Basta con palazzetti e piscine al chiuso. Se si vuole ripartire, si deve provare a farlo così.
I primi ad averci pensato sono quelli della pallavolo, che in quanto a fantasia spesso arrivano davanti. Ricordate la prima partita del Mondiale maschile di volley 2018, davanti ai 10 mila del Centrale del tennis del Foro Italico? E non fu quella la prima volta. Quattro anni prima il Mondiale polacco era iniziato nello Stadio Nazionale di Varsavia. La Supercoppa italiana, a settembre, potrebbe avere una location nobilissima, l’Arena di Verona. “Stiamo immaginando una ripresa della stagione a fine agosto o in un altro sito archeologico come la Valle dei Templi di Agrigento” l’idea dell’ad della Lega Volley maschile, Massimo Righi, ” in caso anche a porte chiuse perché lo scenario sarebbe fantastico e avrebbe spessore anche a livello televisivo. Già da luglio però se fosse possibile vorremo riprendere a organizzare alcuni eventi in giro per l’Italia, qualche match esibizione per riallacciare filo e restituire la pallavolo alla gente”. Gli ultimi muri e le ultime schiacciate risalgono all’8 marzo. Da allora la pallavolo è scomparsa dalle case e dalle serate degli italiani.
Anche il basket potrebbe seguire la via dell’outdoor, che poi è la strada dei padri. La prima partita di pallacanestro mai giocata in Italia andò in scena all’Arena Civica di Milano, l’8 giugno 1919, Aviatori Malpensa-Automobilisti Monza 11-11, un match di “basket-ball” in attesa che sulla pista dello stadio piombassero i ciclisti per l’ultima tappa del Giro, vinto da Costante Girardengo. Quella partita dimostrativa fu l’avvio del gioco della palla-a-canestro nella Penisola. “Per affrontare la ripartenza” spiega il presidente Fip Gianni Petrucci, “sto pensando alla possibilità quest’estate, in caso di restrizioni e nel caso le autorità lo permettano, di riportare questo sport alle origini: giochiamo all’aperto. Il nostro sport si presta. In particolare nel tre contro tre, ma anche nel basket giocato a cinque giocatori. Il clima in Italia ci aiuta”. La Federbasket, come la Federvolley, ha chiesto al Politecnico di Torino di studiare una speciale mascherina da utilizzare in partita dai giocatori. Forse si giocherà così.
La pallanuoto potrebbe invece sbarcare in mare e tornare alle sue origini piratesche. Eraldo Pizzo, il mitico Caimano della waterpolo azzurra, del resto aveva esordito nelle acque del porto di Camogli. La pallanuoto in mare, con gli arbitri costretti a dirigere gli incontri a bordo di piccole imbarcazioni, era l’unica vera pallanuoto: solo dopo la Seconda guerra mondiale il gioco avrebbe preferito le geometrica sicurezza delle piscine. Ma a sprazzi, anche solo in occasioni dimostrative, la pallanuoto era tornata a sapere di sale. Nel 2015 si giocò a Capri, sotto i Faraglioni, una spettacolare amichevole tra Italia e Spagna. Esattamente come nel 1998, stesse avversarie, ma nel mare di Amalfi. Ora la Fin potrebbe organizzare una sorta di Summer League itinerante, con le squadre di A1, tra le località balneari. Non ci sarà lo scudetto, quest’anno, e molte cose ci mancheranno, ma forse avremo una splendida estate italiana, almeno nello sport.