Oggi, vent’anni fa, Gino Bartali chiudeva gli occhi e salutava un mondo che aveva contribuito a rendere migliore. Mancavano otto giorni al Giro d’Italia, si partiva da Roma, con la benedizione di papa Wojtyla, e ci sarebbe stato anche lui, Ginettaccio come c’era sempre stato, dal 1935 e per i successivi 64 anni. Almeno a una tappa Bartali c’era sempre, ospite e padrone di casa, al tempo stesso. Da vent’anni Bartali l’Intramontabile dorme nell’eternità del bianco e nero, con le sue rughe scavate come trincee e il naso, ovviamente triste, e nel rito delle celebrazioni, impossibili però questa volta, proprio in questa data tonda, per via del virus. “Ogni anno – racconta Lisa Bartali, figlia di Luigi, il secondo figlio di Bartali – ci ritrovavamo a Ponte a Ema per una celebrazione in suo ricordo, un appuntamento fisso. Ma questa volta non sarà possibile”.
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Vent'anni senza Bartali “Io, mio nonno e il suo museo da salvare”
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