Soren Kragh Andersen è danese ed è giovane: ha 26 anni. Il suo Tour lo aveva già mandato ampiamente in attivo a Lione. Un giorno in cui quelli del Team Sunweb avevano offerto una immagine di simbiosi tattica impressionante. Tre cartucce: Benoot, Hirschi (che non manca mai), la terza l’aveva sparata da Andersen, centro. Il Tour va avanti, destinazione Champagnole, è la terz’ultima fatica. Ancora il Team Sunweb, ancora quella simbiosi, ancora Andersen. Nel momento in cui la soluzione in volata resta favorita sulle altre, va via una fuga di dodici uomini. Azione atipica, perché c’è una alta concentrazione di velocisti: c’è la maglia verde Sam Bennett, c’è Mezgec, ci sono Trentin e Sagan. E c’è anche il velocista del Team Sunweb, Niklas Arndt. Vasto gioco delle coppie: la CCC ad esempio ha Trentin e Van Avermaet: proprio su una azione dell’azzurro si decide la tappa. Andersen non fa da scudiero ad Arndt – ci poteva stare – e parte in contropiede. Scelta di tempo, energia, entusiasmo. Tre ingredienti perfetti: non lo prendono più.
Un epilogo non del tutto prevedibile. E pensare che fino agli ultimi km, per cercare qualcosa di veramente alternativo alla noia, lo sguardo era stato a lungo rivolto agli alberi. Questione di vento, di interpretazione delle insidie. Solo quello del resto poteva creare un minimo – sottolineamo, un minimo – di scompiglio nella classifica generale. Non succede niente comunque come ampiamente pronosticabile. La maglia gialla di Roglic è una corazza d’acciaio spessa 57 centimetri, tanti quanti sono i secondi tra lui e Pogacar. Per godersi la sfilata di Parigi, resta solamente da passare senza la cronometro con tanta salita di sabato a La Planche des Belles Filles.
<<La cronaca della tappa>>
Tappa abbastanza corta. Si parte da Bourg-en-Bresse, sede che ha sorriso tradizionalmente a gente veloce, tipo Boonen a Kristoff. Vi è nato Daniel Morelon, vera e propria leggenda della pista francese. Arrivo a Champagnole, località battezzata nel 1937 da una crono che vide sul podio anche Gino Bartali. In tanti provano la fuga: non ci riesce Guillaume Martin, troppo messo bene in classifica (al Tour vale tanto anche una posizione) per non essere notato. Va via alla chetichella Remy Cavagna. Lo chiamano il diretto di Clermont Ferrand, indubbiamente resiste in testa a medie alte senza che il gruppo faccia troppi sconti: soprattutto quando quelli che contano di accorgono che Caleb Ewan fa parecchia fatica a tenere. E’ quando Cavagna viene ripreso che saltano gli schemi. Nessun controlla, alla fine ha partita vinta quella dozzina: Van Avermaet, Kragh Andersen, Naesen, Bauer, Sagan, Rowe e Bennett, Trentin, Stuyven, Mezgec, Devenys e Arndt.
Difficile arrivino insieme, vince chi sa osare. Trionfa Andersen, lo sprint dei battuti è di Luka Mezgec. E’ sloveno, e di questi tempi uno di quelle latitudini che non arriva primo fa quasi notizia. “E’ un sogno per me, nessuno avrebbe mai pensato che potessi ottenere due vittorie nello stesso Tour de France”, commenta il vincitore. “Ho attaccato proprio come successo a Lione, anche se questa volta mancava un po’ di più alla fine”.
ORDINE D’ARRIVO
1. Soren Kragh Andersen (Den, Sunweb) in 3h36’33”
2. Luka Mezgec (Slo, Mitchelton-Scott) a 0’53”
3. Jasper Stuyven (Bel, Trek-Segafredo) s.t.
4. Greg Van Avermaet (Bel) s.t.
5. Oliver Naesen (Bel) s.t.
6. Nikias Arndt (Ger) s.t.
7. Luke Rowe (Gbr) a 0’59”
8. Sam Bennett (Irl) a 1’02”
9. Peter Sagan (Svk) s.t.
10. Matteo Trentin (Ita) s.t.
CLASSIFICA GENERALE
1. Primoz Roglic (Slo, Jumbo-Visma) in 83h29’41”
2. Tadej Pogacar (Slo, Uae Emirates) a 0’57”
3. Miguel Angel Lopez (Col, Astana) a 1’27”
4. Richie Porte (Aus) a 3’06”
5. Mikel Landa (Esp) a 3’28”
6. Enric Mas (Esp) a 4’19”
7. Adam Yates (Gbr) a 5’55”
8. Rigoberto Uran (Col) a 6’05”
9. Tom Dumoulin (Ned) a 7’24”
10. Alejandro Valverde (Esp) a 12’12”