Marco Spissu, play della Dinamo Sassari, è stato ospite oggi di una Q&A in diretta Instagram con “Schiaccio e Non Faccio Fatica”, la community social dedicata al basket e nata da “Che Fatica La Vita Da Bomber”. Ecco le sue dichiarazioni.
IL LOCKDOWN: «Ho ripreso ad allenarmi da poco, è stata dura. A casa facevo solo esercizi con i pesi, per due mesi non ho toccato palla. Adesso sto bene e sto tornando in forma. Mi alleno al mattino tutti i giorni, un po’ di pesi e un po’ di campo. Al pomeriggio invece spesso vado al mare, rispettando ovviamente tutte le disposizioni per evitare il contagio».
LA PASSIONE PER MARIO KART: «Quest’anno è stato fondamentale perché con le tante trasferte tra Italia ed Europa i minuti morti in aeroporto sono davvero troppi. Quel gioco lo abbiamo “sciolto” insieme alle pile dopo ore di utilizzo».
IL SOGNO “SASSARI”: «Da piccolo sognavo di giocare con la canotta di Sassari. Andavo a vedere molte partite anche in trasferta. Non volevo che mi regalassero giochi, volevo solo seguire ovunque la Dinamo. Oggi ho aperto il cassetto dei sogni, vivo e mi godo questa grande emozione tutti i giorni. Vincere la Europe Cup è stato veramente incredibile, con tanti tifosi di Sassari al seguito in Germania. Eravamo in trasferta ma sembrava di giocare tra le mura di casa».
LA NAZIONALE: «Con la maglia azzurra ho aperto il secondo cassetto dei sogni, quello appena a fianco. Ci speravo, sentivo la spinta sui media e alla fine la convocazione è arrivata».
I COACH: «Quale allenatore mi ha dato di più? Sono tanti, ognuno mi ha dato qualcosa e mi ha aiutato a fare un gradino in più. Ho passato anni stupendi ovunque sia andato. Con ogni coach c’è stata fiducia reciproca. Sono molto legato a tutti. Il rapporto più complicato? Forse quello con Michele Carrea a Casalpusterlengo quando sono arrivato. Forse non ci capivamo, poi in realtà abbiamo legato tantissimo e insieme abbiamo anche vinto lo scudetto Under 19. Il Poz? È incredibile. Quando è arrivato ci voleva dare la carta di credito ogni volta che vincevamo come stimolo in più. Scherzo ovviamente, la carta ce l’ha data alla fine (ride, ndr). Il coach ha cambiato completamente l’atteggiamento in noi, dai suoi occhi si vedeva che voleva vincere ogni partita. Con lui in panchina siamo subito andati ai tremila all’ora. Con il Poz abbiamo cambiato tanto e ci siamo presi anche qualche rischio. Alla fine però è andato tutto bene».
I TALENTI: «In Serie A Alessandro Pajola della Virtus Bologna secondo me è cresciuto moltissimo. Mi sono allenato con lui in passato e si vedeva benissimo che aveva qualcosa di più. Ha la faccia tosta, non ha paura di niente. Con chi vorrei giocare? Sarebbe bello fare una partita insieme a Miloš Teodosić. In NBA invece ammiro Stephen Curry per la stazza».
NUMERO ZERO: «Quando arrivai a Tortona la maglia numero dieci era occupata e quindi ho scelto lo zero. Mi piaceva come numero. Adesso me lo tengo stretto».
IL DERBY DI BOLOGNA: «È qualcosa di formidabile, il palazzetto è incredibile. Appena arrivi a Bologna i tifosi ti chiedono subito grande attenzione nel derby. È una sfida davvero molto sentita».