Sandro Gamba di martedì anticipa i temi della partita di EuroLeague a porte chiuse al Forum di Assago tra Olimpia Milano e Real Madrid nel consueto report sull’edizione milanese di La Repubblica.
Sarà una serata con poco gusto. Davanti alla tv, senza allegria, coi giocatori ad ascoltare gli incitamenti, si sentirà perfino il rumore delle pacche. Sensazioni che, diciamocelo, hanno poco a che fare col basket professionistico. Anche le amichevoli di metà settimana, quelle che si giocano senza annunci ai tifosi o alla stampa quando vuoi fare un allenamento di quelli seri, comportano ben altro impegno.
È una situazione, quella di Armani – Real Madrid di stasera, che a me non è mai successa. Ma un paio di volte ci sono andato vicino. Ricordo l’Europeo di Budapest del 1955 (e ripensarci mi fa rendere conto di quanto tempo sia passato…): si giocava all’aperto e alle partite dell’Ungheria andavano fisse 20-25 mila persone, tutte festanti, e c’era un gran tifo. A quelle dell’Unione Sovietica, stesso numero di persone. Tutte zitte. Un silenzio irreale. Un segnale di contestazione, della rivoluzione che stava per arrivare.
E ricordo i commissari della polizia politica, con i loro impermeabili di cuoio nero, sugli spalti che controllavano i tifosi. Un ragazzo ebbe l’ardire di alzarsi e urlare qualche frase, che ovviamente né io né i miei compagni che stavamo assistendo alla sfida, riuscimmo a capire. Arrivarono i commissari e lo portarono via a braccia e ricominciò quel silenzio, quel senso di malinconia incredibile. Di terrore. Paura per motivi politici, assai diversa dai timori di adesso per il contagio di coronavirus. Fu una di quelle esperienze – così come le ragazze che arrivavano a fine torneo per chiederci calzoni o scarpe usate — che ti segnano per la vita.
L’altra volta fu in Islanda, dove andammo a giocare con l’Olimpia in uno stadio del ghiaccio ricoperto di legno. Anche bello, ma con sole venti persone a fare un gran baccano. E noi giocatori a incoraggiarci tra di noi per giocare una pallacanestro divertente e vittoriosa. E un po’ così immagino la partita di stasera, dove tutti dovranno trovare una motivazione in più.
Toccherà ai due coach montare l’evento nella sua importanza, ricordare per cosa si sta giocando. L’Olimpia, oltre ai due punti e ai playoff di Eurolega, ha un motivo in più: non c’è più molto tempo per dimostrare di non essere una squadra sopravvalutata (anche da me, lo ammetto), di valere ancora i pronostici di inizio anno. Di aver imparato a correggere gli errori, soprattutto difensivi. Sui quali Messina non è mai tenero. E credo che faccia bene ad essere duro. È il modo migliore per svegliare chi dorme.