Escono anteprime sul contenuto di The Last Dance, il filmone-tributo incentrato, passo dopo passo, sull’ultimo ballo della più grande dinastia dell’NBA. Michael Jordan era già il più grande, ma quell’ultima stagione con i Chicago Bulls lo ha trasformato in leggenda.
Alla fine del settimo episodio, quando viene chiesto a Jordan se il suo atteggiamento dominante in campo e negli spogliatoi gli sia costato la simpatia di alcuni dei suoi compagni di squadra e del pubblico in generale, la stella ha dovuto chiedere una pausa – visibilmente emozionato – per rispondere.
“Guarda, vincere ha un prezzo. La leadership ha un prezzo. Quindi ho messo alle strette le persone che non volevano essere sotto pressione. Ho sfidato le persone che non volevano essere sfidate. Mi sono guadagnato questo diritto perché i miei colleghi che sono venuti dopo di me non hanno sopportato tutto ciò che ho sopportato. Quando ti unisci a una squadra, vivi il suo determinato standard di gioco. E non potrebbe essere di meno. Se ciò significava che dovevo disturbarli un pò, allora l’ho fatto. Chiedi ai miei compagni di squadra, ti diranno che l’unica cosa che MJ non ha chiesto loro di fare è qualcosa che lui non ha fatto.”
“Quando le persone vedranno The Last Dance, diranno: ‘Non era davvero un bravo ragazzo. Forse era un tiranno. Beh dipende da te. Perché non hai mai vinto nulla. Volevo vincere, ma volevo che vincessero anche loro. Senti, non ho dovuto farlo. L’ho fatto perché è quello che sono. Sono come ho giocato. Era la mia mentalità. Se non vuoi giocare così, non giocare così”. E’ stato dopo quest’ultima frase che Jordan, visibilmente eccitato e con gli occhi di cristallo, ha chiesto una pausa, un momento per sé sul set della registrazione.