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Morte Floyd, Jabbar: “Il virus del razzismo fa più vittime del Covid-19”

LOS ANGELES (Stati Uniti) – Le proteste in seguito alla morte di George Floyd stanno dilaniando gli Stati Uniti, già messi a dura prova in questi mesi dalla pandemia di coronavirus. Una dura presa di posizione su questo delicatissimo momento arriva anche da Kareem Abdul Jabbar, leggenda Nba. “Il razzismo in America è come un pulviscolo nell’aria. Rimane invisibile finché non fai entrare il sole. Dopo lo vedi ovunque –  afferma il 6 volte Mvp della Lega nel corso di un’intervista al ‘Los Angeles Times’ – Fintanto che continuiamo a far splendere quella luce, avremo la possibilità di pulire ovunque si posi. Ma dobbiamo rimanere vigili, perché è ancora nell’aria”.“Il virus del razzismo fa più vittime del Covid-19”Il 73enne ex centro dei Lakers amplia poi il discorso toccando l’emergenza sanitaria causata dal coronavirus. “Il Covid-19 ha esposto in maniera ancora più evidente che noi afro-americani abbiamo tassi di mortalità significativamente più alti dei bianchi, che siamo i primi a perdere il nostro posto di lavoro, e guardiamo con impotenza i Repubblicani mentre cercano di impedirci di votare – sottolinea Jabbar -. Proprio mentre il melmoso ventre del razzismo istituzionale viene a galla, sembra che la stagione di caccia ai neri sia aperta. E se c’era qualche dubbio, i recenti tweet del Presidente Trump hanno confermato lo spirito del tempo di questa nazione, chiamando i protestanti ‘teppisti’ e incoraggiando gli spari contro i saccheggiatori. Forse in questo momento la preoccupazione principale della comunità nera non è se i protestanti mantengono il metro di distanza tra loro o se delle anime disperate rubano delle magliette, o neanche se una stazione di polizia viene messa a fuoco, ma se i loro figli, mariti, fratelli e padri verranno uccisi dai poliziotti o da aspiranti tali solo perché sono andati a camminare, correre o in macchina. O se essere neri significa rinchiudersi in casa per il resto delle proprie vite perché il virus del razzismo che ha infettato questa nazione è più mortale del Covid-19”. “Le proteste spesso vengono usate come scusa – prosegue l’ex campione di basket – affinché qualcuno se ne approfitti, così come, quando i tifosi festeggiano il titolo di una squadra, vengono bruciate macchine e distrutte vetrine. E io non voglio vedere negozi saccheggiati o edifici in fiamme. Ma gli afro-americani vivono in edifici in fiamme da tantissimi anni, soffocando nel fumo mentre le fiamme bruciano sempre più vicino a loro. Perciò quello che vedete nei protestanti neri dipende se state vivendo in un edificio in fiamme o se lo state guardando in televisione con una ciotola di patatine sulla gamba aspettando che cominci ‘NCIS’. Quello che io voglio vedere non è una corsa al giudizio, ma una corsa alla giustizia”.Lillard pubblica un pezzo rap sull’ingiustizia socialeIntanto la stella dei Portland Trail Blazers, Damian Lillard, da anni anche apprezzato rapper, ha pubblicato, con il suo nome d’arte Dame D.O.L.L.A. un nuovo pezzo dal titolo ‘Blacklist’ nel quale parla apertamente del momento storico che sta attraversando il Paese, dalle proteste per la morte di George Floyd all’ingiustizia sociale, dal razzismo strutturale al suo ruolo nella società in quanto atleta nero di fama mondiale. “Da fratello con un buon cuore, dico fan…o ai razzisti e ai bianchi che rimangono in silenzio: state impedendo il cambiamento”, dice il 5 volte All-Star all’inizio della traccia, nella quale fa riferimento anche a grandi sportivi impegnati politicamente come Muhamad Ali (‘Non era il più grande di sempre per quello che faceva con le mani, ma perché era in prima linea per la sua gente’), Tommy Smith (‘Pugno in alto, quello è il valore del nostro legame’) e Colin Kaepernick (‘Le cose che abbiamo dovuto provare e sentire quando il nostro paese ha girato le spalle a Kaepernick dopo essersi inginocchiato’). La traccia, ripresa dall’account social di Espn, ha trovato subito l’apprezzamento della leggenda dei Miami Heat, Dwyane Wade: “Amo questo ragazzo, è uno vero”, ha twittato il tre volte campione Nba in riferimento a Lillard.
Gm Hawks: “Calendario 2020-21 sarà serratissimo” 
Se per 22 squadre su 30 di Nba la preoccupazione principale in questo momento è prepararsi al meglio in vista della bolla di Orlando, per otto è già tempo di pensare alla prossima stagione. Tra queste ci sono gli Atlanta Hawks, nonostante il general manager Travis Schlenk avesse fatto sapere alla Lega stessa che la squadra voleva fortemente tornare a giocare. Invece dovrà attendere l’inizio della stagione 2020-21 (anche se c’è una possibilità che si tengano dei mini-training camp estivi e delle Summer League con le altre squadre eliminate), quando però il calendario sarà con ogni probabilità molto più serrato. La Lega ha infatti fissato per il momento al prossimo 1° dicembre la data di inizio della regular season, anche se questa data non ha ancora incontrato l’approvazione dell’associazione giocatori. L’idea è quella di tornare il più possibile vicini alla calendarizzazione originaria della stagione. “Date le circostanze, penso che la lega voglia rimanere il più possibile vicina alle tempistiche di un calendario normale – ha detto Schlenk in una conference call con la stampa – Ci sono molte ragioni per farlo: la stagione del college, il Draft, tutta quella concatenazione di eventi. Per questo hanno ipotizzato una tempistica in cui si passa molto velocemente dalla fine delle Finals all’inizio della prossima stagione. Quel che hanno detto in una delle nostre riunioni è che il calendario del prossimo anno potrebbe essere condensato, molto più che in passato. Come sapete tutti negli ultimi anni si è cercato di evitare il più possibile i back-to-back e abbiamo eliminato le ‘quattro partite in cinque giorni’, ma nel 2020-21 potremmo ritrovarci nelle condizioni di doverle affrontare di nuovo”.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/sport/rss2.0.xml


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