Le acque della LNP e dei suoi 91 club sono agitatissime per via dei mancati pagamenti ai giocatori. Un malvezzo diffuso e ben protetto dalle leggi sulla privacy, almeno finché gli interessati non danno libero sfogo sui social.
Come si fa a parlare della prossima stagione e di riduzione degli ingaggi se ci sono società che questa pratica la svolgono tutti gli anni? Il vicepresidente GIBA Mario Boni è stato intervistato da Andrea Tosi della Gazzetta dello Sport, ricevendo come risposta che il prossimo campionato potrebbe addirittura non prendere il via per lo sciopero dei giocatori. Ecco il succo dell’intervista.
Scandalo. La condizione dei giocatori di LNP è scandalosa. Molti nostri associati di A2 e B non riscuotono gli stipendi da febbraio, ancora prima che scoppiasse la pandemia. Diversi club hanno tagliato fino al 30% ingaggi che in A2 arrivano a 3/4mila euro mensili e in B a 1,5/2. Ma c’è di peggio: con la scusa che non sono professionisti, non hanno tutele giuridiche né assicurative, non c’è un contratto di lavoro collettivo come in A, tutto è normato con scritture private. Col Covid molti club che già avevano ritardi hanno preso la palla al balzo per non pagare più nulla e in diversi casi, dopo che la stagione è stata dichiarata conclusa, hanno intimato i giocatori di lasciare gli appartamenti.
No al nuovo contratto. La LNP ci ha formulato una proposta di nuovo contratto collettivo irricevibile: con essa un giocatore che s’infortuna e rimane fuori 4 mesi perde il posto di lavoro. Ormai siamo allo scontro. Alcuni nostri associati vorrebbero partire con azioni civili individuali, sto cercando di contenerli ma se la situazione non si risolve andremo davanti al Giudice del lavoro perché vengano riconosciuti i diritti di questi giocatori che si allenano 5 giorni alla settimana come i professionisti. Se questa è la visione della LNP, tanto vale chiudere l’A2 e la B. La prossima stagione potrebbe non iniziare.