Cinque titoli vinti con la maglia della Virtus Bologna negli anni ’90, Flavio Carera è tornato “protagonista” grazie ai sondaggi sugli ex del passato fioriti nell’epoca senza sport come quella del Coronavirus. Ecco alcune delle sue affermazioni nell’intervista di Luca Muleo per Stadio.
Social e scudetti. Ho passato molto tempo sui social a guardare foto, rivivere partite, il primo scudetto con la Virtus, gara 3 contro la Benetton sembra un secolo fa e in effetti è quello scorso. A Livorno e Bologna quei ricordi che ti fanno vivere un po’ con il sorriso. Ho parlato con i vecchi compagni, Brunamonti, Forti: a trent’anni di distanza posso dire di essere stato fortunato a giocare a basket in città che vivono per la pallacanestro. Peccato per quest’anno, la Virtus era tornata al top, c’era di nuovo il derby.
Sondaggi. Sono bei giochi, complimenti a chi ci ha pensato. Mi sono autovotato, ho chiamato gli amici a casa per fare campagna elettorale ed evitare la batosta, segnare almeno il gol della bandiera. C’è stato un testa a testa tra me e Griffith, ma era indegno accostarmi a lui, non c’è neanche paragone, Griffith è uno che ha spostato gli equilibri, io solo un buon giocatore con la fortuna di avere accanto compagni e allenatori straordinari. Se andiamo sull’individualità è un’altra cosa. Come in Nazionale, io contro Marconato perdo sempre. Però è stato bello essere preso in considerazione, vuol dire che qualcosa l’ho fatto.
Amarcord. Meravigliosi, dolcissimi per me che venivo dalla beffa di Livorno e potevo coronare un sogno sfuggito in quel modo. A Bologna, che non vinceva da 10 anni. Con un Danilovic appena arrivato e contro mostri come Rusconi e Kukoc. Che entusiasmo quei giorni, Ettore Messina, Bucci e Cazzola, Brunamonti e Joe Binion, il McDonald’s Open con le squadre NBA. C’è mancata solo la zampata europea, ci siamo andati vicini. Vincere lo scudetto per tre anni di fila non fu semplice, vuol dire avere dentro la forza di non mollare mai, ce l’avevano la società e il gruppo”