L’allenatore della Segafredo Bologna Sasha Djordjevic è stato ospite ieri sera del programma Black and White in onda su Radio bologna Uno. Vi offriamo parte del suo intervento.
Questo è il momento. Innanzitutto bisogna dire che siamo in un momento tragico, sono molto realista: il primo pensiero va alle persone che soffrono in una realtà molto dura da capire e comprendere. Si è fermata la stagione, giustamente o no non tocca a me dirlo. La stagione non è annullata, rimane quello che è stato fatto fino a questo momento: prendiamo atto e andremo avanti con una responsabilità enorme di ricreare qualcosa di importante, un messaggio sociale importante. Bisogna pensare a questo, pur con difficoltà economiche: facciamo parte di tutto questo e ognuno di noi cercherà di ripartire partendo da quello che si è fatto quest’anno, perché quest’anno si è fatto tanto, non dimentichiamolo.
Tutti realisti. Ogni giorno parliamo e ci scambiamo pensieri, cercando di mantenere le relazioni rispettando le opinioni altrui. Ognuno ha la propria ideologia: noi possiamo solo pensare a cosa possiamo fare quando un giorno ci diranno di ricominciare, mantenendo tutto ciò che di buono è stato fatto fino ad adesso comprese e relazioni con i giocatori, con lo staff, con la società, anche con i tifosi che in questo momento ci sentono grazie a voi. Più o meno tutti siamo con lo stesso stato d’animo, realisti: siamo persone adulte coscienti che continuare a giocare in questo momento sarebbe stato difficile. Più avanti? Perché no, una volta che soprattutto il governo ci darà la luce verde per ricominciare, noi saremo pronti per continuare a fare il nostro lavoro.”
La situazione. L’Eurolega è indipendente, ha un suo pensiero e ha preferito aspettare: ha contratti in essere con le televisioni, con gli sponsor per terminare questa stagione e giocando più avanti potrebbe rispettare questi contratti. La mia opinione è che in ogni paese la situazione è diversa: in Europa la pandemia è iniziata dopo rispetto all’Italia, questo è un altro aspetto su cui riflettere. Una volta finiti i contagi in Italia, non sarà lo stesso anche negli altri paesi. È questo che adesso non permette di trovare una data fissa. Noi, come Venezia e Milano, abbiamo una parte della stagione da rispettare, dobbiamo essere pronti e sul pezzo, soprattutto con i giocatori. Non è possibile un giorno chiedere subito ai giocatori di essere pronti e di tornare a giocare. Parlare con i se in questo momento è difficile, perché non sappiamo come si svilupperanno i fatti.
Delusione di squadra. Sono delusi come siamo tutti. Ogni società ha fatto il meglio e quando fai uno sforzo fisico, mentale ed economico, che è ciò che permette a tutti noi di svolgere la nostra attività, dispiace. La Virtus Segafredo ha fatto un lavoro positivo, abbiamo intrapreso una direzione chiara, tutti hanno visto quello che vogliamo fare. Abbiamo fatto una stagione molto positiva in Italia, primi dall’inizio e contavamo di andare fino in fondo, cercando sempre di giocare delle finali, giocare per i titoli e quest’anno andava in quella direzione. Una grande chimica con i giocatori, una grande squadre con un’impronta forte, una società decisa nell’intraprendere un cammino serio per obiettivi che, per una società come la Virtus, sono un dovere. Questo mi fa solo che piacere: c’è una grande società dietro, c’è un grande staff, c’è un grande patron come il dottor Zanetti che continua a credere in questo progetto. Dobbiamo essere grati a chi investe perché fanno tanto: noi dobbiamo ridare loro fiducia. Tutti i numeri del basket quest’anno, dal pubblico ai media, sono tutti segnali forti. Mi fa piacere far parte di tutto questo e finché sarò qui continuerò a seguire degli obiettivi molto chiari.”
Souvenir del 2019-20. Stando a Bologna so che sarebbe molto facile rispondere, avendo vissuto qualche emozione forte, in casa nostra ovviamente. Ci sono state però anche altre partite: penso alla gara a Monaco, giocata senza fare calcoli e vinta, le partite in Fiera, la partita contro il Partizan a Belgrado. Mi sarebbe piaciuto tornare a giocare in città storiche come Varese, Milano, lo stesso derby in casa della Fortitudo. Queste sono emozioni che un professionista cerca sempre. Quello che mi rimarrà sicuramente saranno gli allenamenti: dal primo all’ultimo la risposta dei giocatori è stata super, vera. Hanno accettato il modo di allenarsi e questo sta succedendo anche adesso, nelle relazioni a distanza tramite whatsapp, messaggi, chiamate a tarda notte con tutti.
Futuro Virtus. Possiamo solamente parlare di desideri per adesso. I tifosi si sono legati ai giocatori e i giocatori hanno fatto lo stesso, ma anche la società, io in primis. Io voglio continuare con questo gruppo di giocatori perché ho creduto in loro fino al primo giorno quando li abbiamo scelti. Grazie all’investimento societario, con la scelta di contratti pluriennali, abbiamo cercato di creare qualcosa di duraturo per la Virtus Segafredo, non solo un’annata. Io penso che in tanti potremmo continuare anche l’anno prossimo. Intanto non è finita perché se l’Eurolega decide di continuare noi dobbiamo essere pronti. Vedremo più avanti: sicuramente c’è tanta malinconia ma è prevalso di più il sentimento nei confronti di quello che sta accadendo fuori dallo sport.