A Better Basketball ha intervistato Umberto Gandini, presidente di LegaBasket. Tra i temi, anche il riposizionamento delle squadre: “La situazione è che indubbiamente la stagione 2019/20, per quello che ha rappresentato per il mondo e non soltanto per il basket, lascia delle cosneguenze pesanti. Lo fa nella vita sociale, lo fa nella vita economica ed ovviamente anche nel basket professionistico. Noi abbiamo pensato di permettere questo cambio di categoria entro il 15 giugno di quest’anno, onde evitare a quelle società che potranno essere in regola con tutte le norme di iscrizione che dovranno presentare entro il 30 luglio di essere bocciate in quella serie e quindi di dover ripartire dall’ultimo campionato inferiore disponibile. Per questo abbiamo chiesto alla Federazione che in totale serenità, una società che non fosse in grado e non avesse i mezzi per affrontare la stagione 2020/21, possa chiedere entro il 15 giugno di essere retrocessa. Questo perché tutti stanno facendo un esame dei conti, un esame delle risorse che avranno. Dopodiché da qui al 30 luglio avremo la possibilità di vedere quale sarà lo scenario che ci si presenta e potremmo valutare e identificare, attraverso criteri oggettivi, quali società avranno le carte in regola per venire in Serie A. Si tratta di un passaggio da dilettanti a professionisti. Il titolo sportivo è importante, ma lo è anche l’avere le carte in regola per poter svolgere il compito da professionisti”.
Sul semiprofessionismo: “Oggi è il basket è il secondo sport professionistico di squadra in Italia. E lo è per via di una legge. Quindi non è certo stata una scelta autonoma. C’è una legge di partenza che è la famigerata legge 91 del 1981 che regola appunto i rapporti tra tesserati e imprenditori, tra società e giocatori professionisti. Dopodiché ci sono stati altri interventi legislativi. Oggi è facile andare a identificare il professionismo come un problema o come una fonte di maggiori costi. Ed è un po’ quando parlavo che adesso il professionismo nel basket ci sta portando solo costi e non particolari vantaggi. Però è in dubbio che la categoria del professionismo è una garanzia per quanto riguarda gli atleti, per i tifosi, gli appassionati e va sicuramente tutelata. Ci sono ovviamente degli interventi necessari dal punto di vista legislativo. Ripeto, stiamo parlando di una legge che ha quasi 40 anni e che necessità di essere riallineata ai tempi. Dall’altra parte, altre storture sono quelle che per esempio ci sono le sostitute d’imposte,con la necessità di pagare Irpef, Iraf, tutte una serie di tasse, tasse previdenziali anche sui giocatori stranieri che non avranno mai, probabilmente, nell’intenzione di sfruttare un fondo pensionistico in Italia dopo esserci stati magari soltanto per sei mesi o per qualche anno. Ci sono delle storture che vanno messe a posto. Non so se toccherà a questo Governo, a questo Ministro dello Sport o a qualcun’altro ma è indifferibile un intervento sulla legge 91”.