A parlare dell’emergenza Coronavirus nello sport è stato a Stadio Aperto, nel pomeriggio di TMW Radio, Stefano Sardara, presidente della Dinamo Sassari.
Ci riassume la vicenda che vi ha riguardato in Europa con Burgos?
“A livello europeo ci si comporta ancora come noi un mese fa, come se fosse solo un’influenza. In Spagna abbiamo vissuto momenti surreali. Appena arrivati, abbiamo saputo dai media locali che proprio Burgos era l’epicentro del contagio in Spagna. Abbiamo visto che ci sarebbero state diecimila persone e abbiamo detto ‘state scherzando?’ e che non si doveva giocare, anche se non volevamo sostituirci al Governo spagnolo. Ci hanno sbeffeggiato per questo. Invece bisogna essere responsabili, si deve capire che si devono prendere certe decisioni per evitare il contagio”.
La vostra esperienza può essere presa come esempio positivo:
“Quello che mi ha scioccato è che se sento che in Spagna c’è un problema, cerco di capirlo. Qualche domanda se la dovevano fare sul perchè ci siamo posti in quella maniera. Non avrei mai fatto un coro inneggiando al Coronavirus, non mi sarebbe mai venuto in mente. E’ stata follia pura, non hanno avuto la percezione di cosa stava accadendo. Non è un gioco, noi italiani ci siamo caduti per primi ma ne usciremo”.
Ci sono casi anche in Nba. Come si è mosso il basket italiano invece?
“Il basket italiano è stato perfetto a livello di Lega e Federazione. Il presidente è stato subito sul pezzo, ha preso provvedimenti coraggiosi, anche quando noi non ne eravamo ancora convinti. L’Nba ci ha messo una settimana a chiudere tutto. Ci stiamo tutelando ora chiudendo tutto”.
Quale è stata la reazione dei suoi giocatori?
“Sono fortunato perché ho un gruppo strepitoso. Rientrati, siamo entrati in quarantena fiduciaria, che è una cosa stabilita dalla Sardegna come misura ulteriore. Le regole rigide sono il male minore. E i giocatori non hanno discusso minimamente questo. Ci siamo organizzati, molti hanno le famiglie lontane ma tutti hanno capito benissimo la situazione”.
Come sta vivendo questa situazione?
“Sono in quarantena. La convinzione è che ne usciremo soltanto adottando tutti in maniera rigorose le prescrizioni imposte. Siamo dei veicoli, è necessario quindi chiudersi in casa. E’ giusto così e dobbiamo farlo. Abbiamo il dovere di proteggerci e dobbiamo fare così. I numeri che arrivano ora dalla Cina devono esserci di conforto. Dobbiamo fare lo stesso, magari dovevamo farlo prima, ma era difficile pensarlo. Dobbiamo farlo da oggi”.
E la reazione della Sardegna?
“Siamo un popolo resiliente, anche noi abbiamo sbagliato ma siamo abituati a seguire le regole in maniera rigorosa. Non è facile, non siamo un’isola felice ora, ma stiamo reagendo bene come sistema sanitario”.
Da appassionato e osservatore, che ne pensa di come si sta comportando il mondo del calcio italiano?
“Il calcio ha interessi economici enormi, è anche vero che più si è grossi, più si fa rumore quando si cade. Non penso che il problema del calcio sia superiore al nostro. Il problema lo avremo di più quando dovremo ricreare un sistema economico sostenibile. Ora però il problema non è solo nostro ma europeo e mondiale. Dobbiamo essere bravi a ripartire dall’economia italiana e inventare un modello economico sostenibile”.