Le difficoltà della pallacanestro italiana stanno mettendo in mostra prese di posizione, atteggiamenti, scelte poco professionali della classe dirigente cestistica. E la Vuelle Pesaro sembra poter entrare a pieno diritto nella casistica appena indicata. Ciò che preoccupa, al di là dei risultati, sono le parole dei giocatori dalle quali traspira una assoluta mancanza di programmazione e disciplina societaria prima e di squadra poi. L’ultimo caso è quello di Paul Eboua, intervistato dai colleghi di Babcock Hoops. “Ho avuto l’opportunità di sviluppare una routine, un abitudine nel lavorare regolarmente in sala pesi quando ero a Roma e mi allenavo per la Stella Azzurra”, dice Eboua che racconta poi la sua esperienza a Pesaro. “Qui spendiamo meno tempo nella sala pesi ma cerco di fare il mio meglio, per quanto possibile, per lavorare da solo e mantenere il tono muscolare”.
Eboua ha parlato anche della sua alimentazione, affermando di non seguire una dieta a Pesaro: “Seguivo una dieta specifica la scorsa stagione a roma dove la società mi preparava i piatti seguendo una programmazione. Quest’anno sono stato più da solo, ma ho cercato di mantenere una corretta alimentazione e seguire una dieta che assomiglia a quella del passato”.
Colpisce questa profonda frattura che si sta allargando fra le squadre leader del campionato e le ultime. Se a Milano Messina sta lavorando con concetti ispirati alla NBA, giocatori coccolati oltremodo e seguiti in ogni singolo dettaglio mentre a Pesaro si lasciano allo stato brado come, forse con una punta di ingenuità, ha raccontato Eboua, stiamo forse assistendo all’arrivo di quella faglia, come S. Andreas in California, che dividerà in due le società italiane tra le vere professioniste e le dilettanti allo sbaraglio